Cronache marziane del 2020, l’anno in cui niente è andato come avevo pensato (ci riproviamo nel 2021 con l’aiuto dell’agenda Life Planner)

Pubblicato il 1 Dicembre 2020

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Cose belle

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Oggi è il 1° dicembre, manca solo un mese alla fine di questo anno che dire strano forse è poco. Vista la piega che hanno preso le cose, ossia che niente è andato come avevo pensato, mi ci metto in anticipo a ripercorrerlo a ritroso, cercando di trovarci dei lati positivi e stimoli per affrontare l’anno che verrà.

È un post molto personale perché credo che specchiarsi negli altri ci aiuti a sentirci meno soli, meno fragili, figli dello stesso Universo. In queste righe vi parlerò della mia esperienza vissuta quest’anno, tra difficoltà e pandemia, e lo farò anche con l’aiuto degli appunti presi sulla mia agenda motivazionale Life Planner, che mi ha accompagnato giorno per giorno come una affidabile compagna di viaggio.

Buona lettura.

Autunno rosso

È un tardo pomeriggio autunnale, o forse mi sembra tardi perché è il primo dell’ora solare e devo ancora fare l’abitudine a questa oscurità precoce, a questo spostamento delle lancette senza senso. Oggi abbiamo fatto un giro in una fattoria della zona, abbiamo dato il fieno alle mucche e fatto le foto alle oche, comprato uova e formaggio e avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con una nutria.

È una domenica qualunque, a tratti un po’ noiosa perché la provincia a volte continua a starmi stretta, fino a quando non riceviamo una telefonata che ha cambiato i giorni a venire. La classe di mia figlia chiude perché una persona è risultata positiva al covid-19, dobbiamo tenere a casa non solo lei perché è un contatto diretto ma anche la sorella e di conseguenza noi con loro. Mi attivo subito per capire cosa dobbiamo fare, chi dobbiamo avvisare.

Comunichiamo alle bimbe che dovranno stare a casa per un paio di settimane, queste parole vengono accolte con grida di giubilo: due genitori completamente a disposizione dalla mattina alla sera non sono poi una brutta prospettiva quando si ha fame perenne di giochi e coccole.

Il primo giorno scorre liscio con i turni che ci siamo dati in casa: la mattina io mi occupo delle bimbe, il pomeriggio lavoro nella mia mansarda e Tommaso bada a loro mentre continua a stare al computer. Coloriamo con i pastelli, mettiamo a letto le bambole, completiamo qualche puzzle e mi sento dire “mamma, è così bello stare con te” mentre dentro continuo a rimuginare sulle cose a cui devo rinunciare, sugli impegni segnati in agenda che dovrò svolgere di notte o di mattina presto quando la casa è silenziosa. Mi domando per quanto tempo ancora sarà così.

È passato più di un mese, tra tamponi e giochi ripetuti allo sfinimento, centinaia di disegni colorati che sono andati a decorare le pareti di casa e i santi cartoni animati che – in barba a tutte le regole morali autoimposte prima di diventare genitori – sono stati una manna dal cielo quando entrambi avevamo delle scadenze improrogabili. Nel frattempo la Toscana è diventata zona rossa e per un attimo mi è balenato in mente il calcolo dei mesi passati rinchiusi in casa quest’anno: sono almeno tre, una stagione intera, ricaccio il pensiero da dove è venuto per non sentirmi male.

Se mi fermo per un istante a pensare a fondo, però, c’è qualcosa che salvo anche di questo autunno, come la consapevolezza di essere ancora in salute nonostante la paura avuta, di aver passato tanto tempo con le bimbe che sono piccole una volta sola, di avere vecchi clienti sensibili al fattore umano e nuovi che mi cercano ancora.

L’estate del nostro scontento

Mi perdonerà Steinbeck per la storpiatura del suo titolo, ma l’estate 2020 può essere archiviata solo così o al limite con altri epiteti poco edificanti che hanno a che fare con elementi scatologici. L’estate 2020 è stata tutto e nulla, un mix di freno a mano tirato e di “vorrei ma non posso”. Ne sono uscita sfinita, col corpo che mi ha dato chiari segni di fermarmi.

Da anni sono convinta che ogni acciacco sia la nostra voce interiore che prova a spiegarci le cose. Durante l’estate ho perso tanti chili, lo specchio mi restituiva degli spigoli che non conoscevo, le persone hanno cominciato a farmi notare che dovevo prendere peso. Poi mi sono bloccata di schiena e ho capito che più in là non sarei andata, era necessario mettere tutto in pausa.

La colonna vertebrale ci consente di sostenere tutte le situazioni della nostra vita, di sopportarne i pesi. Sulla colonna vertebrale carichiamo pesi materiali ma anche emotivi, tutti i nostri impegni e le responsabilità: il mio corpo ha detto “basta” e il dottore del pronto soccorso mi ha detto che è la tipica malattia degli ansiosi e delle persone con uno spiccato senso del dovere sempre pronte ad aiutare gli altri, che non si concedono mai un meritato periodo di svago. Sono rea confessa, alzo le braccia alla giustizia cosmica. Sulla mia agenda sono finiti i corsi di formazione e hanno cominciato a comparire gli appuntamenti settimanali dal fisioterapista.

Nonostante tutto non ho smesso di amare l’estate, la mia stagione preferita da sempre. Il sole sulla pelle, l’idea di spensieratezza dell’infanzia, le molteplici possibilità racchiuse nelle sue giornate infinite di luce la rendono ai miei occhi un periodo da sfruttare al massimo per essere felici.

Briciole di primavera

Risalgo la corrente e arrivo alla primavera del 2020, la stagione del primo lockdown. Il primo pensiero che mi balena alla memoria va ad Anita che ha festeggiato i quattro anni in quarantena e che ha detto che è stato un compleanno bellissimo. Penso a come eravamo ingenui a pensare che sarebbe andato tutto bene, a come quell’entusiasmo nei mesi si sia trasformato in paura, a un viaggio a New York rimandato a data da destinarsi. Penso al post che ho scritto dopo un mese di confinamento e a tutti i fiori sbocciati senza che potessimo andare a vederli da vicino. Penso ai lavori a cui ho dovuto dire di no perché le bimbe erano a casa, a quelli che ho accettato nonostante tutto perché mi piacevano troppo per rinunciare, alle nuove abitudini casalinghe che rimarranno sempre nella nostra memoria.

Di quella primavera ricorderò la capacità degli esseri umani di adattarsi alle situazioni e di modellarsi su di esse, specialmente quella delle bimbe felici con una matita colorata e un abbraccio. Di quella stagione ricorderò il silenzio delle strade, le speranze, l’andare avanti nonostante tutto.

Sull’agenda ci sono segnate le video lezioni su Zoom, le telefonate con i nuovi clienti, le liste di cose da fare ogni giorno rigorosamente sottolineate con l’evidenziatore giallo una volta che le avevo concluse per dare un senso a ogni piccolo gesto. I nuovi numeri di telefono appuntati, le marche da bollo infilate nella tasca in fondo all’agenda, un paio di foto che adoro infilate a caso tra le pagine.

Perché anche per il 2021 ho scelto Life Planner

Il 2021 sarà il secondo anno di fila che userò l’agenda Life Planner e nell’ipotesi astratta che questa abbia un qualche potere sulla vita che mi aspetta, le chiedo un po’ di clemenza rispetto all’anno passato in cui niente è andato come avevo pensato. La scelgo di nuovo perché so benissimo che il frego sul viaggio in Grecia il 1° gennaio non ha niente a che vedere con il supporto scelto (ma avrei dovuto capire l’antifona per l’anno che mi aspettava!) e perché ha svolto egregiamente il suo lavoro, facendomi sempre sentire organizzata e professionale nonostante l’entropia esterna.

Scelgo di nuovo Life Planner perché non è stata solo un’agenda, ma una guida che prende in considerazione otto diverse sfere di influenza della vita: famiglia, coppia, amicizia, mente/spirito, divertimento, salute, lavoro e finanze. La scelgo perché voglio scrivere di nuovo la mappa dei miei obiettivi riprendendo quello che in questo anno strano non ho potuto portare a termine, perché le frasi motivazionali che si trovano scritte su ogni settimana mi hanno dato una spinta in più nelle giornate no e perché lo spazio a disposizione è esattamente ciò di cui ho bisogno.

La scelta di un’agenda è influenzata da tanti fattori – dimensioni, prezzo, versatilità, spazio, organizzazione, gusto personale – e quello che va bene per me può non andar bene per altri, ma per esperienza mi sento di consigliarla a chi vuole un quadro generale del mese e una visione verticale della settimana, a chi usa l’agenda non solo per impegni lavorativi ma voglia fare un punto anche sul focus personale (tranquilli, i segreti sono al sicuro perché custoditi da un robusto elastico esterno).

Della Life Planner mi piacciono i dettagli: le fasi lunari segnate su ogni mese (sono pur sempre del segno del cancro), le riflessioni di fine mese che mi obbligano a lavorare su me stessa e sulle emozioni provate, le pagine dedicate ad appuntarsi i libri letti e i film visti, il planisfero coi luoghi da vedere e le persone da incontrare. Ho sfruttato ampiamente anche le pagine finali con le note, con tanto spazio libero per mille usi.

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Non vedo l’ora di iniziare a scrivere sulla mia nuova agenda. Quest’anno però ho cambiato colore: verde speranza. Che sia di buon auspicio.

[Post in collaborazione con Life Planner]

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