Fin dalla più tenera età ha cominciato a farsi spazio in me l’idea che avere dei fratelli con poca differenza d’età avesse dei vantaggi: puoi condividere i giochi, le esperienze, le scuole, le uscite. Più distanza c’è tra fratelli e più c’è il rischio che crescano come figli unici, ognuno preso dalle sfide della propria età. Quello a cui non pensavo da piccola, però, è che per due figli che crescono a distanze ravvicinate, ci sono due genitori sfiniti che probabilmente recupereranno il sonno e le energie nell’età della pensione (quindi verso i settant’anni).
Devo ammettere che quando mia figlia ha compiuto un anno ho tirato un sospiro di sollievo: a quell’età i bambini cominciano a camminare da soli, a mangiare sempre più in autonomia, a frequentare il nido, a giocare per dieci minuti di fila da soli. Tutte conquiste che mi hanno fatto respirare un po’ e sentire sempre meno la pressione di essere indispensabile in tutto e per tutto. La cosa è migliorata notevolmente quando, tolto il seno dopo più di un anno e mezzo di allattamento, Anita ha cominciato a dormire di più e a farmi recuperare il sonno e il senno che credevo non avrei mai più ritrovato. Rifarei tutto mille volte, ma ammetto di essere stata stanca come non mai.
Forse la cosa più normale in questa situazione sarebbe stata rilassarsi e godersi un po’ la strada, invece quando Anita si avvicinava alla soglia dei due anni, mi è tornata la voglia di una minuscola creatura per casa e da lì a decidere di fare una pazzia unica il passo è stato breve. Perché parliamoci chiaro, di pazzia si tratta: voluta, desiderata, programmata, ma comunque una roba che a pensarci razionalmente non è proprio una passeggiata. Il pensiero di archiviare tutto e ripensarci dopo qualche anno, però, mi è sembrato ancora più faticoso ed eccomi qui, con la seconda gravidanza in corso e un’avventura che ci riserverà un dicembre davvero fuori dal comune. Ne vale la pena, oh sì se ne vale.
La rocambolesca storia di questa gravidanza
Non credevo fosse possibile rimanere subito incinta, a dirla tutta mi sono sentita anche in colpa per tutte le coppie che faticano ad avere figli o non possono proprio averne. Invece la gravidanza era già iniziata, solo che io non me ne ero accorta perché mi sentivo bene e non avevo sperimentato le stesse avvisaglie che mi hanno fatto avere la certezza di aspettare Anita (nausee continue, sapore metallico in bocca, odori che mi facevano rivoltare lo stomaco). Così siamo andati un po’ in giro tra Edimburgo e la Sardegna, ho mangiato cose proibitissime, ho camminato per quindici chilometri tra i boschi, ho fatto yoga in tutte le posizioni, ho brindato a nuove unioni, nuove gioie, nuovi traguardi.
Dopo i bagordi mi sono guardata allo specchio e ho affermato convinta “sono ingrassata”. La pancia si era arrotondata in maniera strana, il vestito che avevo scelto per il matrimonio di mia cognata somigliava molto a un involontario prémaman. Le persone hanno cominciato a chiedermi se fossi incinta mentre io continuavo a sguazzare nella mia fervida convinzione di aver straviziato con le cene. Un giorno mi sono decisa che forse quella pancia tonda non era dovuta all’eccesso di carboidrati bensì a un utero occupato che si faceva spazio: la seconda linea che si colorava sul test di gravidanza mi ha dato la certezza che presto il numero perfetto sarebbe stato il quattro. Quattro come il mese di gravidanza raggiunto di lì a poco, e il tempo che in questi mesi è stato una scheggia sparata a velocità supersonica.
Il sobrio annuncio
Sono una persona abbastanza riservata, vorrei sempre avere la possibilità di parlare a quattr’occhi con le persone e prendermi il tempo di un caffè con loro per raccontarci gli aggiornamenti più importanti. Invece non sempre va così, e col fatto che la gravidanza era già avanzata rischiavo che lo sapessero prima i vicini vedendomi che non gli amici più stretti. Quanto mi è costato, però, dare una notizia del genere a distanza con un messaggio, non mi decidevo mai a farlo e speravo in un cena o un incontro per condividere la gioia con un abbraccio.
Poi c’è stato l’invito alla trasmissione Rai in cui ho detto in diretta nazionale di aspettare un bambino… la coerenza proprio. Se non altro nel quaderno della nascita questo sobrio annuncio farà la sua figura negli anni a venire: “Mamma, come hai detto alle persone che aspettavi me?” “In diretta Rai, amore”.
La fissa del maschio
Una delle frasi più comuni che ho sentito pronunciare in questi mesi è “speriamo che sia un maschio” declinato in più versioni come “adesso ci vuole un fratellino per Anita”, “sai che bello se è un maschio, così fate la coppia!” e giù di luoghi comuni pronunciati probabilmente avendo in testa l’immagine della famiglia del Mulino Bianco che è composta insindacabilmente da un papà, una mamma, una bambina e un bambino, anzi, meglio ancora se il primogenito è un maschio così detiene le redini della stirpe.
Non sono state solo le frasi che in questi mesi hanno fatto trapelare l’indubbio tifo per una prole maschile da parte dei più svariati interlocutori (anche perfetti sconosciuti, sia chiaro), ma anche le varie osservazioni pseudo scientifiche fatte vivisezionando ogni parte del mio corpo facendomi sentire un quarto di bue dal macellaio, come se mi servissero altre evidenze oltre alle enormi rotondità che sono già emerse in attesa di fornire pasti caldi per i mesi a venire.
Ecco allora che la pancia a punta è un segno inequivocabile del maschio in arrivo (quindi come la mettiamo col detto “pancia ritta, donna scritta?”), le mani tese in avanti con i palmi rovesciati lo sono altrettanto e anche il simpaticissimo commento “sei sciupata nel viso, quindi è maschio”. Anch’io non mi sono sottratta ad altrettante osservazioni stile Wanna Marchi: confrontando la mia pancia con quella della prima gravidanza mi sembrava diversa, con una forma meno rotonda.
Ne ho sentite di tutti i colori in questi mesi, spesso accompagnate da frasi come “se è femmina, almeno cresce insieme ad Anita”, come se un maschio fosse destinato a essere rinchiuso nella torre del castello fino al raggiungimento della maggiore età. Una cosa è indubbia: c’è ancora il retaggio che l’arrivo di una seconda femmina potrebbe non rendere felici i genitori. O meglio, potrebbe non rendere felice il papà, perché è ovvio che un padre voglia trasmettere le arti maschili del giro del cacciavite e del calcio al pallone solo ai figli maschi, no? Ecco ve lo dico io: no, per fortuna non è sempre così per due motivi: non tutti gli uomini desiderano figli maschi ma desiderano solo dei figli e a cambiare un tubo o a pescare si può insegnare anche alle femmine. Rivoluzionario, vero?
Comunque tranquilli, è una femmina.
(Tipico commento dopo aver ricevuto questa notizia “almeno riusi i vestiti”).
Le differenze con la prima gravidanza
Le differenze con la prima gravidanza sono moltissime e non credevo che sarebbe stata così diversa finché non mi sono trovata a vivere l’esperienza in prima persona. Innanzi tutto sono molto più rilassata: so più o meno a cosa vado incontro, non mi allarmo più per ogni piccolo cambiamento del mio corpo, accetto la spossatezza e il caldo con il sorriso di chi sa di essere stata benedetta per la seconda volta. La toxoplasmosi – grande spauracchio di tutte le donne gravide non ancora immunizzate – non è più un timore bestiale come per la prima gravidanza, mi tengo alla larga dai forum demenziali di mamme pancine e non controllo ogni giorno l’app che mi dice l’avanzamento del mio stato interessante.
Non essere una primipara mi fa vivere questo periodo con grande tranquillità e consapevolezza e cerco di ritagliarmi dei momenti tutti per me e la bimba in arrivo, fosse anche solo concentrarmi sul mio respiro per dieci minuti di fila o sdraiarmi e accarezzare la pancia per farle sentire che ci sono. Non è facile, perché stavolta non sono da sola, ho una piccola di due anni a cui badare e tutta quella magia della prima gravidanza va un po’ a farsi benedire.
Le paure più frequenti
È in questi momenti che, pur nella serenità, affiorano alcune paure, quella più grande di tutte – a parte il fatto che sia sana – è quella di non essere capace di amare due figlie con la stessa intensità. Quello che mi ha fatto provare Anita rendendomi mamma sarà replicato anche da questa creatura che ancora non ha un nome? Sarò capace di valorizzare le loro differenze e ricordarmi ogni singolo dettaglio delle loro vite? Saprò considerarle ognuna in base al bisogno che avranno di me?
Queste domande rimpallano da una parte all’altra del cervello trovando quiete solo quando penso che l’amore si moltiplica per divisione e quando mi ricordo che non si può prevedere il futuro, ma solo vivere pienamente il presente. Allora mi godo Anita che mi accarezza la pancia e dà baci alla sorellina in arrivo senza sapere a cosa andrà incontro.
Come l’ha presa la sorella maggiore?
Dopo un primo momento di determinata opposizione a priori, Anita ci ha fatto intendere di aver capito almeno in parte la dinamica del diventare sorella maggiore: nella pancia c’è una bimba piccola con cui giocare e da coccolare fin da adesso. Siccome fino a pochi giorni fa non sapevamo il sesso del nascituro, con Anita usavamo la formula “fratellino-sorellina” (da lei ribattezzati “lino-lina”) e da quando le abbiamo detto che sarà una femmina continua a chiederci “e lino?” come se glielo avessimo nascosto da qualche parte o come se nella pancia dovesse esserci una specie di Giano bifronte.
Quando passiamo in rassegna i nomi che ci piacciono per chiederle un parere, la risposta è sempre “no”, perché l’unico nome approvato da Anita è Beppibu, di sua invenzione e se non altro molto originale. A onore di cronaca, il primo nome proposto da Anita rilevava la sua apertura mentale e la natura cosmopolita e globetrotter: aveva scelto Alì, l’unico problema sarebbe insorto se la creatura fosse nata di colore giacché siamo entrambi piuttosto caucasici.
Una stanza tutta per sé
Se c’è una cosa che ho imparato in questi ultimi tre anni (tanti ne sono trascorsi da quando abbiamo saputo che saremmo diventati genitori per la prima volta) è che siamo esseri in continua evoluzione e non si può entrare due volte nello stesso fiume. Questi anni sono stati all’insegna della continua rinascita, mi hanno fatto sentire viva come non mai: come potrebbe essere altrimenti mentre porto dentro di me il futuro?
Tante cose sono cambiate da allora, per esempio provo a dare più valore al presente, mi volto meno indietro per rimpiangere il passato, vivo di eterna compresenza e so che passerà ancora molto tempo perché abbia di nuovo una stanza tutta per me in cui godere della solitudine e cogliere i frutti della concentrazione. In questi anni sono diventata più pratica, ho ridotto all’osso i fronzoli, ho fatto spazio al nuovo: ho ricevuto in cambio degli splendidi regali e sono felice di non aver mai perso la capacità di sognare in grande.
22 commenti
Sandra
Sagittario, sagittario, come me e un sacco di gente tosta, come Walt Disney.
Un abbraccio stritolante!
Mercoledì
Ciao Sandra, grazie di cuore! Mi hanno detto tutti che è un segno bellissimo!
Simona
Dire congratulazioni non basterebbe! Un articolo molto personale e profondo il tuo Serena. Ti abbraccio forte e mando un grande bacio sia ad Anita che a Beppibu!
Mercoledì
Ciao Simona,
grazie di cuore! Ogni tanto mi piace lasciare tracce più personali da rileggere in futuro!
Un abbraccio a te!
Marco Bonuccelli
Non entro nel merito, faccio solo una considerazione tecnica: secondo me scrivi molto bene.
Mercoledì
È un gran bel complimento Marco, grazie mille!
Paola
Sono in attesa del primo bambino e visto che la gravidanza mi ha portato nausea & vomito per sei mesi costanti quando accarezzo la pancia ricordo al pargolo che sarà figlio unico. Dicono però che dopo il parto gli ormoni fanno dimenticare tutto per cui salverò questo post sperando di ritrovarlo tra due anni 😉 Nel frattempo tanti auguri a voi (mio nipote inglese comunque voleva chiamare il fratellino Present=regalo!)
Mercoledì
Ciao Paola,
auguri anche a te!
Capisco anche le nausee, perché me le ricordo dalla prima gravidanza, eccome se me le ricordo, altro che rimozione coatta dei ricordi!
Però ti assicuro che l’amore ripaga di tutto, vedrai!
Present è un nome fantastico!
Claudia Boccini
Oh, che bellissima notizia, e quanto buon senso in quello che scrivi, Serena! Felicissima per te, ma fammi capire. a Pisa quando ci siamo viste già c’era la new entry? 😉
Mercoledì
Ciao Claudia,
grazie mille! Sia per gli auguri sia per il buon senso!
A Pisa a sto punto posso dire che era già con noi, un minuscolo essere pulsante di vita!
Amisaba
Io, come Giovy, ignara di tutto 😀
Ta ti auguri Serena!
Mercoledì
Ho pensato fosse giunto il momento di dirlo ufficialmente, tra un po’ la faccio sennò! 🙂
Grazie mille Amina!
Serena
Tantissimi auguri Serena, hai fatto benissimo a tuffarti seguendo il tuo desiderio!! In quanto si luoghi comuni..io non voglio avere il secondo e ammetto che fanno tutti a gara a farmi sentire in colpa ma un figlio va desiderato, questo è l’unico motivo per buttarsi. Un bacio grande!!
Mercoledì
Grazie Serena!
Anche il secondo figlio per forza fa parte dei luoghi comuni… ma io dico, un po’ di fatti propri no eh! Uno non sa mai cosa c’è dietro alle decisioni degli altri, bisognerebbe avere molto buon senso. Grazie del sostegno! Un abbraccio a te, bello sapere che ci sei sempre!
Eleonora
L’amore si moltiplica per divisione…bellissimo. Immagino sia più che vero, a dicembre me lo dirai (che anche io ho già questa pazza idea di bissare presto. E non sono nemmeno al primo). Comunque Anita ha inventato due nomi senza volerlo: Beppibu e Alì, quest’ultimo unito a “lina” (sorellina), viene Alina. Anita e Alina. Sei a posto 😀
Mercoledì
Ahah così un nome spagnoleggiante e un nome russo… più internazionali di così! 😀
Poi mi saprai ridire se dopo il primo pensi alla pazzia subito dopo e io ti saprò ridire lo stato in cui mi troverò!
Ci sentiamo presto con le varie evoluzioni!
Giovy
Ma Sere… ho dormito o dov’ero!?? Mi sono persa tutto, compresa la vista della tua trasmissione in Rai. Ho visto che ero andata… ma non mi sono presa il tempo per guardare il video. Sono felice per te, per voi, per Anita… insomma. Si sente che l’hai desiderato con serenità. Che bello… (dai che nasce Capricorno…)
Mercoledì
Ehehe non ti preoccupare Giovy, mica tutti potevano avermi visto in Rai! Solo che ora si vede anche nelle foto e volevo dare ufficialità alla cosa con un post! 😀
Nasce sagittario, la aspettiamo per inizio dicembre 😉
Elena
Questi piccolini ci fanno diventare matti! 😍 Io rispetto a te, ho respirato dopo i 2 anni di Emiliano ma incredibilmente anche io ho rifatto la stessa pazzia tua. Non ho mai avuto dubbi, nonostante i primi anni con lui non siano stati facili: stanchezza, nervosismo, ansia tutte cose che mettono a dura prova anche la coppia. In gravidanza non ho avuto problemi, ma neanche con la prima. Il parto è stato decisamente migliore il secondo. Ed anche questo era un argomento che mi metteva a disagio perché il primo è stato un incubo. Ciononostante volevamo tutti e 2 un compagno di giochi e di vita per Emiliano e nulla ci avrebbe fatto cambiare idea. Anche io poi avevo il timore di non potere amare così tanto un’altra creatura e invece ti assicuro li amo tutti e 2 con la stessa forza. In certi momenti, casomai, ho paura che lui soffra un po’ perché inevitabilmente lei è sempre con me. Ma poi vedo che la coccola, la protegge e il timore svanisce. .
Insomma sono molto felice per voi! Però riposati che il tempo per noi stesse diventa sempre meno! Un abbraccio!
Mercoledì
Elena grazie per le tue parole incoraggianti! Le esperienze di altre donne come te fortificano, grazie per aver condiviso la tua storia. Sono sicura che sarà complicato, ma ne varrà la pena e saremo ripagati da tanto amore. Sono contenta di sapere che sono paure condivise, ci si sente meno strane. Un abbraccio a te e ai tuoi splendidi bimbi.
Martolla
Un’altra femmina, che bellezza! 🙂 Beppibu mi sembra il nome perfetto!!! 😛 Tantissimi auguri :***
Mercoledì
Di certo sarebbe un nome unico! 😀
Grazie Marta!