“Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, il libro per liberarsi del superfluo e vivere con leggerezza

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Libri

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Sono una che non si esalta facilmente, sono piuttosto scettica e tendo a mettere in discussione ogni cosa, però da quando ho sentito parlare del libro “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo al programma de La Pina su Radio Deejay non ho fatto che pensare a come riorganizzare gli spazi della mia vita per sentirmi più leggera e vivere più serenamente.

Alla radio sentivo storie di persone che avevano sconvolto le proprie vite solo mettendo mano agli armadi, buttando il superfluo e liberandosi finalmente di oggetti che, anziché essere posseduti, ci possiedono. Mi sembrava incredibile che le parole di una giapponese col pallino del riordino potessero cambiare così tante vite, però a distanza di giorni sentivo che sempre più persone ne parlavano e, complice un’offerta di Amazon, mi sono decisa a scaricarlo e a leggerlo a tempo perso nei miei spostamenti.

È stata illuminazione a prima vista (non credo che esista questa espressione, ma rende l’idea di come mi sono sentita). Il libro spiega in maniera molto semplice e per fasi graduali come liberarsi della quantità incredibile di oggetti che ognuno di noi tende ad accumulare negli anni per i più svariati motivi, ma principalmente perché sviluppiamo un’affezione smodata per cose materiali e in parte anche perché ne abbiamo talmente tante che finiamo per dimenticarcene.

Marie Kondo racconta che fin da piccola ha avuto una predisposizione naturale per il riordino, ma solo con gli anni ha affinato la tecnica per disfarsi una volta per tutto di quello che non ci serve e oggi in Giappone è un’autorità in materia, tanto da tenere corsi ai quali si può accedere solo su raccomandazione. Può sembrare una questione marginale della vita quella di riordinare, ma il punto non è tanto avere una casa linda e sgombera, quanto riuscire a fare quel salto mentale che ci permette di staccarci senza rimpianti dagli oggetti del nostro passato.

Il magico potere del riordino - Marie Kondo

Il segreto per disfarsi dalle cose che ci hanno accompagnato fin qui senza poi mettersi a piangere sulla spazzatura buttata è radunare tutti gli oggetti della stessa categoria in un punto della casa e analizzarli uno a uno, domandandoci se ci dà ancora qualche emozione. Se fissando una maglietta sformata indossata per l’ultima volta nell’estate 2001 non proviamo più nemmeno un brivido, è giunta l’ora di non spostarla per l’ennesimo cambio di stagione, ma disfarsene senza rimpianti. Se invece un oggetto ci fa ancora battere il cuore, il suo posto è accanto a noi e bisogna assecondare il nostro sentire… lo sapevo io che bisogna mettere i sentimenti anche nella più piccola azione quotidiana!

Il metodo “konmari” – così si chiama – segue un ordine preciso che aiuta a fare meno fatica nel separarsi delle cose. Si parte dai vestiti fuori stagione (che non stiamo indossando, quindi abbiamo nei loro confronti meno trasporto) per poi passare a quelli della stagione corrente; dopodiché si passa ai libri; poi alle carte e infine agli oggetti misti. Per quanto Marie Kondo mi sia apparsa a tratti un’invasata per l’enfasi eccessiva che mette nel riordinare le case dei suoi clienti (tipo il passaggio in cui dice che si congeda dagli oggetti nel riporli, o quando si inchina sul pavimento per ringraziare la casa), devo ammettere che mi sono trovata spesso ad annuire per passaggi tanto semplici quanto illuminanti in cui sono messe nero su bianco verità che avevo sempre saputo ma che non avevo mai formulato.

Per quanto mi riguarda, il merito che attribuisco a questo libro cui non avrei dato un centesimo è di avermi dato la spinta per abbandonare oggetti che non utilizzavo da tantissimo tempo ma da cui non riuscivo a separarmi, vuoi perché per carattere e per educazione non riesco a buttare niente, vuoi perché non riuscivo ad affrancarmi dal “magari un giorno mi potrà servire”. Non sono al livello degli accumulatori seriali delle serie americane che passano su Sky, ma nell’ultimo trasloco che risale a due anni e mezzo fa mi sono trascinata dietro oggetti che non ho mai utilizzato. Mai. Nemmeno una volta.

Da questa grande decisione che ho preso, ho capito che la mia paura più grande era separarmi dal passato, come se buttare quegli oggetti equivalesse a fare fuori anche i ricordi. Non è così per fortuna, i ricordi importanti vivono con noi per sempre, tutto il resto è materiale superfluo che non ci permette di fare spazio al nuovo. Comprendere se un oggetto ha fatto il suo corso è più semplice di quanto possa sembrare: basta prenderlo, guardarlo, tenerlo in mano e sentire se proviamo ancora qualcosa nei suoi confronti. In questo modo mi sono disfatta di cinque o sei buste straripanti di vestiti, e ancora devo passare alle altre fasi del riordino.

Non che io sia immune da balzi al cuore: non sono riuscita a buttare il cappotto marrone ormai consumato che mi ha regalato mia nonna l’anno prima di andarsene e nemmeno l’improbabile camicetta lilla col collo alla coreana che indossavo la prima volta che Tommaso mi ha chiesto di uscire. Per questi oggetti ho fatto una scatola a parte, una specie di ripostiglio dei ricordi di cui forse, un giorno, riuscirò a liberarmi: ogni cosa a suo tempo.

Il bello di separarsi da quello che non ci emoziona più è che può rendere felici altre persone. Di certo non manca qualcuno che apprezzerà e che darà una seconda vita a quegli oggetti, specialmente ai vestiti. L’idea che qualcun altro potrà goderne mi rende ancora più ripagata di questo immenso lavoro di riordino della casa, ma soprattutto di me stessa. Davvero incredibile quanto gli oggetti ci condizionino (del resto il buon Franco Battiato lo diceva ne “La polvere del branco”: Ci crediamo liberi, ma siamo prigionieri, di case invadenti che ci abitano e ci rendono impotenti).

Come mi sento adesso? Direi sollevata, leggera, pronta al nuovo, capace di vedere con occhi nuovi spazi, cose e ambienti. Non è da sottovalutare questo aspetto: la casa è lo specchio del nostro io e dovrebbe essere fatta quanto più a immagine e somiglianza dei suoi proprietari. Non sento nessun rimpianto per le buste di vestiti di cui mi sono liberata: basta pensare che era solo ingombro che non mi permetteva di cominciare un nuovo capitolo. Sono solo cose in fondo.

L'armadio dopo il magico potere del riordino

[Foto di copertina di Sincerely Media su Unsplash]

8 commenti

  • Bellissimo post! Il libro non lo conoscevo e magari lo scarico anche io…mi servirebbe perché per anni sono stata un’accumulatrice seriale (di quelle che non si separa manco dagli scontrini nel portafoglio, per intenderci), poi con il trasloco internazionale mi sono dovuta – volente o nolente – dare una mossa. Regalare vestiti, oggetti e buttare buste di carte ormai inservibili. Molto liberatorio, forse andrebbe fatto periodicamente, senza la scusa del trasloco. E da quando ho provato questa sensazione sto adottando la filosofia inversa: il no-shop, non compro cose che so che non mi saranno utili. Sono riuscita così a ridurre notevolmente i nuovi arrivi nel mio armadio, quelli da “li pago una fesseria e li metto una volta sola”.

    • A
      Mercoledì

      Ciao Giulia,
      grazie per il tuo commento, hai centrato in pieno la filosofia di quello che volevo comunicare. Bello il tuo metodo no-shop, mi sa che involontariamente lo sto portando avanti anche io!
      In passato anche io conservavo di tutto, robe che adesso non saprei neanche identificare, però ho capito quanto è liberatorio disfarsene, sembra di avere un sacco di posto in più anche in testa!

  • Questa cosa mi riguarda tantissimo: non sono per niente materialista eppure conservo tutto. Dalle maglie che non mi vanno più ai libri che sono sugli scaffali a prendere polvere. Dovrò decidermi a leggere il libro, considerando anche il fatto che tutti i “cimeli” che conserviamo solo per valore affettivo potrebbero essere davvero utili se regalati ad altre persone 🙂

    • A
      Mercoledì

      Esatto Marika,
      io mi sono comportata come te fino all’altro giorno, poi ho letto il libro e ho preso forza pensando anche a quello che dici tu: gli oggetti che vivono una seconda vita valgono più che nel nostro armadio! Se lo leggi fammi sapere! 😉

  • Anche io ho scoperto questo libro ascoltando La Pina & Diego…
    Mia sorella l’ha comprato l’altro giorno e se funziona con lei lo leggo sicuramente anche io!
    Comunque è vero, a volte (io per prima) teniamo un sacco di cose solo per il valore affettivo: io per esempio ho il primo NY Times che mi hanno dato al mio primo viaggio a NY.
    Ovviamente è chiuso in un cassetto a fare nulla…

    • A
      Mercoledì

      Come ti capisco Elisa!
      Anche io nei primi viaggi compravo una caterva di roba che poi rimaneva chiusa negli armadi… adesso ho calato, ma posso fare di meglio!

      Certo che La Pina potrebbe chiedere una percentuale a Marie Kondo! 😀
      Fammi sapere se il metodo funziona con tua sorella… e con te! 😉

  • … ma se poi tornano di moda (quei vestiti buttati)? 😉
    Mi sa che devo leggerlo anch’io!!!

    • A
      Mercoledì

      Eheh Barbara è una delle classiche scuse degli anni passati!
      Ma la soluzione al problema è che mai ho seguito le mode! 😉
      Lettura consigliata se vuoi mettere un po’ di ordine intorno a te.

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