Il potere delle immagini in una società veloce come la nostra è spesso più impattante delle parole: ecco perché, per quanto ami le lettere, i miei viaggi molte volte cominciano con la suggestione delle foto di luoghi che sogno di raggiungere. Così è stato anche per il Giappone, nel mio immaginario fotografico rappresentato dal torii rosso-arancione che galleggia sull’acqua di fronte all’Isola di Miyajima, a pochi chilometri da Hiroshima.
Visitare l’isola era uno dei punti fermi del nostro viaggio in Giappone e così, dopo una mattinata trascorsa a pensare alla banalità del male e della tristemente famosa bomba sganciata su Hiroshima, abbiamo deciso di sollevare gli animi e alleggerire la mente con un’escursione all’Isola di Miyajima, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Isola di Miyajima: come raggiungerla
Mentre si è in Giappone non sempre si pensa di essere su un’isola più o meno estesa: il mare è un elemento preponderante ma è ancora più fortemente percepito quando si approda sull’isola di un’isola, come a Miyajima.
Per raggiungere l’isola di Miyajima da Hiroshima ci sono tre modi: il più veloce è col treno JR-Sanyo dalla stazione e compreso nel Japan Rail Pass (JRP). Noi però, partendo dal Parco della Pace di Hiroshima, anziché allontanarci fino alla stazione per prendere il treno abbiamo preso il tram che ferma proprio davanti al Memoriale per la Pace di Hiroshima, sciroppandoci settanta minuti di tram anziché venticinque di treno.
Fate bene i vostri calcoli quindi, non è che il paesaggio sul percorso del tram giustifichi i tempi più dilatati, ma noi ne abbiamo approfittato per riposarci sui sedili riscaldati. In entrambi i casi, treno o tram, si arriva al porto di Miyajima-guchi, dove ci s’imbarca su un efficientissimo traghetto JR il cui biglietto è incluso nel Japan Rail Pass. Una terza alternativa è una barca che salpa dal Parco della Pace, molto affascinante ma anche più costoso, se si è in possesso del JRP non conviene.
Isola di Miyajima: cosa vedere e cosa fare in mezza giornata
Il primo grande cruccio venuto a galla (giusto per rimanere nel lessico acquatico) è che mezza giornata sarebbe stata decisamente limitata per godersi l’isola. Purtroppo i tempi del nostro viaggio erano ristretti e abbiamo dovuto fare delle scelte che ci hanno concesso solo un pomeriggio intero all’Isola di Miyajima. Meglio di nulla, per carità, ma sono tornata via con la voglia di starci di più.
Se anche voi avete solo mezza giornata, però, non disperate: anche qualche ora basta per cogliere la magia dell’isola. Personalmente, già dallo sbarco del traghetto sono rimasta folgorata: dalla breve traversata di dieci minuti, infatti, si assiste all’avvistamento dal mare del celeberrimo torii galleggiante che genera moti di stupore e meraviglia.
Una volta scesa dal traghetto, la folla si disperde per le viuzze dell’isola, tendenzialmente in direzione del Santuario di Itsukushima (che comprende anche il torii di cui sopra). Agli inizi di gennaio abbiamo trovato moltissime persone in visita ma immagino sia così tutto l’anno, ad ogni modo non ho vissuto questa calca con oppressione perché la vicinanza col mare dà sempre l’impressione di poter fuggire da un momento all’altro. Certo, a volte bisogna aspettare pazientemente che il turista di turno si sposti dalla traiettoria della tua fotocamera, ma si può sempre temporeggiare godendosi il panorama o intervallare le sessioni fotografiche cui è impossibile sottrarsi strafogandosi di street food.
Sull’Isola di Miyajima, infatti, si va sì per le bellezze architettoniche e paesaggistiche, ma anche per assaggiare alcuni tra i cibi più gustosi del Giappone, dalle ostriche in tutte le salse (grigliate, impanate e fritte, flambé, con vari condimenti, servite a mo’ di spiedino) al pesce più disparato, dai momiji manjyu (tipici dolci a forma di acero ripieni di marmellata di fagioli rossi ma anche cioccolata e crema) al panino di carne cotto al vapore (nikuman), questo è un vero paradiso per i palati più intraprendenti. Si narra, tra l’altro, che proprio sull’isola abbiano inventato la paletta da riso e gli abitanti se ne fanno vanto con un enorme esemplare di legno piazzato tra le bancarelle.
Tornando al nostro arrivo sull’isola, è stato un crescendo di bellezza e stupore. Il primo shock me l’hanno causato i cervi, che in lontananza mi sembravano statue immobili e fiere, ma avvicinandoci hanno dimostrato tutta la loro voracità avventandosi sul foglio illustrativo del museo di Hiroshima appoggiato – adesso so poco sapientemente – nel porta oggetti del passeggino di Anita, la quale si è presto risvegliata dal torpore del tragitto e ha cominciato a voler inseguire i cervi per baciarli tutti.
La nostra passeggiata sull’isola è stata una specie di scampagnata surreale: rincorrere Anita che dà la caccia ai cervi, lordarci le mani con lo street food, scattare foto a raffica facendo lo slalom tra i giapponesi, incantarci in un’atmosfera da sogno tra santuari di legno e vie sterrate uscite da un altro secolo. Anche nel ricordo il rumore di fondo è attutito dalla brezza marina e dalla suggestione.
Probabilmente la dimensione onirica di questo luogo è data dal fatto di essere in un posto sacro come indica il torii più famoso del Giappone che fluttua nelle maree, ma la sacralità è data anche dalla natura rigogliosa del Monte Misen coperto di vegetazione e dall’assenza di mezzi di locomozione.
La passeggiata dal traghetto al grande torii galleggiante alto circa 17 metri introduce il visitatore al santuario di Itsukushima, il più famoso dell’isola e spesso il motivo principale che conduce qui. Si tratta, oltre al torii rosso, di una serie di edifici su palafitte collegati da corridoi di legno: quando la marea è alta sembra che galleggino a pelo d’acqua.
Sull’isola, oltre al santuario di Itsukushima, ci sono altri posti sacri, tra cui una pagoda a cinque piani al cui interno è custodita la statua del Buddha della Medicina. Un’altra attività che purtroppo non ho fatto in tempo a provare ma che avrei svolto volentieri è salire sulla cima del Monte Misen per ammirare l’isola da un’altra prospettiva. Ho letto che si può salire con una funivia e poi con altri 40 minuti a piedi si arriva sulla vetta… sarà per la prossima volta, quando magari mi fermerò anche a dormire sull’isola per ammirare l’alba… se si sogna, meglio farlo in grande!
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Dove dormire sull’Isola di Miyajima
Spesso si visita l’isola di Miyajima in combinazione con un soggiorno nella città di Hiroshima. Se voleste dedicare più tempo all’isola vi consiglio di cercare qualcosa su Booking tra ryokan tradizionali e hotel moderni: di cose ce ne sono veramente tante da fare e deve essere magico risvegliarsi lì!
Una lista di alloggi:
- Iwaso: uno dei ryokan più famosi
- Kinsuikan: struttura in stile tradizionale con vista panoramica sul santuario Senjokaku
- Miyajima Grand Hotel Arimoto: una struttura ibrida tra un ryokan e un hotel in stile occidentale
- Sakuraya: un hotel con camere essenziali, con un ottimo rapporto qualità-prezzo
Una gita organizzata da Hiroshima
Escursione a Miyajima
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