Capoliveri è il mio posto preferito dell’Isola d’Elba perché oltre al bel paese di stradine e botteghe e alle spiagge ha un’offerta culturale che spazia fino alle feste e alla tradizione mineraria. Proprio a questo proposito, oggi vi porto nelle Miniere di Calamita, in particolare alla Cava del Vallone, dove ho avuto la fortuna di andare accompagnata da chi la miniera l’ha vissuta come lavoratore.
Avete presente quei film americani con energumeni, sudore e cazzotti? Questa è la prima impressione che ho avuto delle miniere di Calamita: un set perfetto per una pellicola cinematografica ambientata negli anni Cinquanta nel deserto statunitense.
La seconda tappa del tour guidato da Filippo Boreali, ex minatore delle miniere di Capoliveri, iniziato alla Miniera del Ginevro, è stata proprio all’insegna della scoperta di questo sito unico, il cantiere più grande di Capoliveri.
Tutto intorno ai macchinari e alle strutture dismesse, c’è un Eden di verde e azzurro e una spiaggia bianca che non ti aspetti proprio ai piedi della scarpata.
La Miniera del Vallone
Ogni dettaglio merita una foto e il Social Media Team della Festa del Cavatore di Capoliveri si sbizzarrisce mentre ascolta le spiegazioni di Filippo: ci sono la centrale elettrica, la laveria, i silos, i nastri trasportatori, la pesa, la griglia. Tutto è arrugginito e porta i segni del tempo, ma questo non fa che aumentarne il fascino in ricordo dell’epoca in cui tutto questo funzionava producendo un rumore assordante.
La cosa che stupisce di più sono i colori: il sole batte a picco sulla roccia calcarea ricordando picchi innevati più che una cava a ridosso del mare. Poi ci sono le rocce: una tavolozza da pittore impressionista che si fa più ricca quando queste sono bagnate dalla pioggia per esaltare tutte le sfumature. Tutto intorno il rosso del ferro e delle ruggine poi cielo e mare a perdita d’occhio. E il verde della vegetazione naturalmente.
Storie dal passato
Il luogo ispira e si presta all’interazione con le macchine dismesse: passiamo tra i silos, montiamo sulla gru e ci affacciamo da dove un tempo partivano i carichi di minerali alla volta di Rio Marina affinché se ne analizzasse in laboratorio la purezza. Filippo ci racconta che in questo punto le navi perdono la bussola nel senso stretto del termine: subiscono una deviazione magnetica e vengono calamitate a riva senza sapere dove sia il nord. Per non perdere la bussola ci facciamo guidare dall’ex minatore fino alla sbarra che delimita questo luogo in modo che sia accessibile solo per visite guidate o per temerari ciclisti avventurosi.
Ci congediamo più polverosi, più consapevoli della fatica provata dai minatori e con la speranza che tutto questo non si perda con gli ultimi testimoni oculari, ma venga tramandato grazie a iniziative come quella della Festa del Cavatore e la passione di tutto un paese – Capoliveri – per la memoria storica e le proprie radici.
Contatti
Miniere Calamita
Località Calamita, Capoliveri
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