Letteratura statunitense contemporanea: 10 titoli che vi consiglio (ma in realtà sono di più!)

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Libri

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Sono anni che leggo autori statunitensi e ogni volta che scopro un nuovo scrittore, mi accorgo di quanti altri ne vorrei leggere. Questa premessa è doverosa per dirvi che la selezione che ho fatto, 10 titoli che in realtà sono di più, è una minuscola particella di questo universo che non ha nessuna pretesa di essere esaustiva, ma solo di darvi qualche indicazione su letture appaganti.

Come sempre, se avete consigli, titoli, suggerimenti vi aspetto nei commenti: buona lettura!

Letteratura statunitense contemporanea: 10 titoli che vi consiglio

1. Le correzioni di Jonathan Franzen

Editore: Einaudi (Super ET)
Traduttore: Silvia Pareschi
Numero di pagine: 604
Data di pubblicazione: 2002

Il romanzo “Le correzioni” si incentra sulle relazioni umane e racconta della famiglia Lambert, originaria di una piccola città del Midwest americano. C’è la madre apprensiva Enid, il padre in pensione Alfred in preda ai sintomi del Parkinson, i tre figli Gary, Chip e Denise sparsi per il mondo e allevati secondo le regole e i valori dell’America del dopoguerra. Il più grande desiderio (o meglio ossessione) della madre, che ha passato la vita a correggere i figli da ogni deviazione da ciò che considerava giusto, con tutte le conseguenze psicologiche che ne sono derivate, è quello di riunire la famiglia per un ultimo Natale insieme.

Ci troviamo di fronte a una saga familiare, dove i difetti di ognuno sono analizzati e portati alla luce dallo scrittore con meticolosità e una grande attenzione per le varie sfaccettature dell’animo umano. Io adoro questo genere di storie e “Le correzioni” ha avuto il merito di tenermi incollata alle pagine, di isolarmi completamente dal mondo.

Le correzioni di Jonathan Franzen

2. Libertà di Jonathan Franzen

Editore: Einaudi (Supercoralli)
Traduttore: Silvia Pareschi
Numero di pagine: 625
Data di pubblicazione: 11/03/2011

Libertà è un romanzo sulle molte sfumature che questa parola può assumere nella società americana contemporanea. La storia è incentrata sulla famiglia Berglund, in cui i coniugi Patty e Walter sono i volti e lo spirito di un’America borghese nel periodo a cavallo della tragica caduta delle Torri Gemelle.

Walter è un uomo proveniente da una famiglia semplice, è intelligente, serio, pacato, crede in valori alti come l’ambientalismo e la giustizia. Patty è la primogenita di una ricca famiglia da cui cerca di prendere le distanze, vorrebbe diventare una stella della pallacanestro ma banale incidente mette fine ai suoi sogni di gloria sportivi. Allora si dedica anima e corpo alla famiglia, in particolare ai figli Jessica e Joey.

Libertà è un romanzo di tradimenti ma ridurlo a questo sarebbe ingiusto: il libro di Franzen parla di sovrappopolamento mondiale, di ecologia, di interessi nazionali, di cattiveria e potere, di intrecci familiari e relazioni che si plasmano (e si guastano) un giorno alla volta. Libertà parla di rapporti di coppia, di problemi di comunicazione, del rapporto tra genitori e figli, della ricerca di un’affermazione sociale.

In un alternarsi di momenti leggeri e altri introspettivi, Franzen mescola la storia di una grande nazione con altre più piccole e vicine a ognuno di noi, dimostrando una grande capacità di conoscenza dell’animo umano, non risparmiandoci nessuna debolezza. Nonostante sia un bel “mattone”, l’ho trovato scorrevole e molto piacevole anche se avrei fatto a meno di alcune pagine dedicate alla guerra in Iraq e alle nefandezze del potere.

Libertà di Jonathan Franzen

3. Salvare le ossa di Jesmyn Ward

Editore: NN
Traduttore: Monica Pareschi
Numero di pagine: 313
Data di pubblicazione: 01/04/2018

Il primo volume della trilogia di Bois Sauvage è un libro spiazzante, con un linguaggio così unico che bisogna avere la pazienza di entrarci dentro. Da molti è stato definito un libro violento, cosa che confermo ma in cui non ho avuto timore di buttarmi.

Salvare le ossa è la narrazione dei dodici giorni che precedono l’arrivo del devastante uragano Katrina in Mississippi, dove Esch, una quattordicenne con un segreto nella pancia, suo fratello Skeetah in fissa con il suo pitbull e gli altri fratelli Randall e Junior cercano di farsi sopravvivere a una famiglia dilaniata.

Il libro parla di povertà estrema, di amore fraterno, di sentimenti sempre in bilico tra vita e morte, orrore e poesia. È un libro che racconta una storia familiare ma anche un territorio, descrive una serie di sensazioni viscerali e terrene, dove gli elementi si mescolano e si manifestano in forma distruttrice e primordiale.

A parte un eccessivo dilungarsi sulle scene che riguardano il pitbull, ho apprezzato moltissimo la scrittura della Ward e la storia cruda del libro, mi è sembrato di vivere sulla mia pelle quella storia da tanto che le descrizioni sono evocative.

4. Canta, spirito, canta di Jesmyn Ward

Editore: NN Editore
Traduttore: Monica Pareschi
Numero di pagine: 268
Data di pubblicazione: 02/05/2019

Canta, spirito canta è il secondo volume della trilogia di Bois Sauvage, come il precedente ambientato in Mississipi ma con altri personaggi rispetto al primo libro, fatta eccezione per una piccola comparizione di Esch in un paio di righe. Può essere letto anche come volume a sé stante.

Il linguaggio di questo libro è meno violento del primo volume e più “magico”, poiché realtà e sogno, fantasia e fantasmi del passato si mescolano al quotidiano. È un testo che parla di razzismo, di dipendenza da droghe, di povertà, di misticismo, di lutto, ma nonostante questi temi apparentemente respingenti l’ho trovata una lettura godibile.

In questo libro il protagonista è Jojo, un tredicenne che vive con la madre Leonie affetta da problemi di droga, la sorellina Kayla e il nonno Pop, che si prende cura di tutti loro oltre che di Mam, la nonna in fin di vita. Michael, il padre di Jojo e Kayla, si trova in prigione e Leonie parte in auto con i figli per andare a prenderlo. È durante questo viaggio cui partecipa controvoglia che Jojo si stacca dagli amati e rassicuranti nonni proprio mentre Mam si sta spegnendo e trova la conferma delle debolezze della madre attraverso avventure tutt’altro che scontate.

Il filo rosso della narrazione che tiene unita una famiglia fatta di persone e storie così diverse è la capacità di percepire voci, presenze e spiriti, sempre mescolati al quotidiano. In questo libro ci sono l’amore e la violenza, il senso di colpa e la speranza di un riscatto, il tutto accompagnato da tanta umanità.

Il terzo libro della trilogia è uscito a luglio 2020 e si intitola La linea di sangue.

Canta, spirito, canta

5. Mi chiamo Lucy Barton di Elizabeth Strout

Editore: Einaudi (Supercoralli)
Traduttore: Susanna Basso
Numero di pagine: 158
Data di pubblicazione: aprile 2016

Lucy Burton si trova a passare molto più tempo del previsto in un ospedale di New York che affaccia sul Chrysler Building a causa delle complicazioni post-operatorie di una banale appendicite. Durante quel tempo sospeso vede comparire inaspettatamente al suo capezzale la madre, che non incontra da anni e con la quale ha un rapporto difficile e distante.

Durante i cinque giorni e le cinque notti in cui la madre starà al suo fianco in ospedale, Lucy si perde nei suoi racconti del tempo che fu e di una terra lontana che ha abbandonato da giovane, ascolta la sua voce come una bambina fa con le fiabe, torna a osservare il suo passato attraverso una nuova prospettiva. La madre scoperchia temi come la solitudine, la miseria, il dolore e il tempo passa implacabile, i legami familiari, l’opposizione tra il Midwest e New York, rendendo evidente agli occhi di Lucy che non tornerà mai più.

Ho letto questo libro durante la degenza in ospedale per la nascita della mia secondogenita e l’ho apprezzato moltissimo (sarà per la casualità che fosse ambientato in un ospedale, luogo in cui mi trovavo?). La scrittura della Strout non ha bisogno di tante presentazioni – nel 2009 ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa con Olive Kitteridge – ve ne suggerisco senza dubbio la lettura.

Mi chiamo Lucy Barton di Elizabeth Strout

6. Tutto è possibile di Elizabeth Strout

Editore: Einaudi (Supercoralli)
Traduttore: Susanno Basso
Numero di pagine: 211
Data di pubblicazione: 05/09/2017

In “Tutto è possibile” Elisabeth Strout riprende le atmosfere create con il precedente volume – Mi chiamo Lucy Barton – e fa compiere a Lucy un viaggio nei luoghi della sua infanzia ad Amgash, Illinois, per presentare il suo ultimo libro pubblicato (lei, infatti, è l’alterego della scrittrice).

In questo libro si incrociano i racconti dei coetanei di Lucy Barton, suoi ex compagni di scuola, ognuno coi suoi problemi e ormai invecchiati, creando una biografia collettiva che mette a confronto chi se ne è andato per coltivare i propri sogni e riscattarsi– Lucy Burton – e chi è rimasto in un remoto villaggio del Midwest profondo e rurale a condurre una vita ai margini.

È anche un libro che parla di legami e gelosie familiari, di gesti mai perdonati e persone mai realmente cresciute, di cicatrici, strappi, dolori, disillusioni. Se vi piacciono le saghe familiari, i libri che narrano vite, questo è un libro per voi.

Tutto è possibile di Elizabeth Strout

7. Stoner di John Williams

Editore: Fazi
Traduttore: Stefano Tummolini
Numero di pagine: 332
Data di pubblicazione originale: 1965, in Italia: 2012

La storia di questo libro è alquanto controversa: fu pubblicato per la prima volta in America nel 1965 e vendette pochissimo, tanto che andrò presto fuori catalogo. Fu ristampato negli Stati Uniti nel 2003 ma anche quella volta non ottenne un grande successo e di nuovo nel 2012, quando fu pubblicato in molti paesi europei accompagnato da ottime recensioni da parte di scrittori famosi.

Il romanzo racconta l’intera vita di un uomo, William Stoner, con un’esistenza anonima e solitaria, che vive nell’accondiscendenza e nella sopportazione senza mai prendere in mano il proprio destino. Nato in una famiglia rurale del Missouri, Stoner si iscrive alla facoltà di Agraria, ma durante un corso di Lettere e Filosofia si accorge che il suo vero amore è la letteratura e così cambia facoltà. Diventa insegnante presso la stessa università in cui ha condotto gli studi, sposa una donna dalla quale ha una figlia, dopo vari anni, mentre il matrimonio naufragava, si innamora di una giovane donna ma la relazione viene scoperta e dà scandalo, costringendo Stoner a lasciarla. Nemmeno la carriera universitaria di Stoner brilla, poiché è ostacolata per decenni e non ottiene né successi né promozioni.

Perché allora si dovrebbe leggere un libro con un personaggio così mediocre? Perché è un libro scorrevole, scritto magistralmente, che ti tiene sempre con la curiosità attivata nonostante non si vedano spiragli di redenzione del protagonista. Personalmente l’ho letto volentieri ma faccio molta difficoltà a definire imperdibili i libri in cui non amo il protagonista (la stessa cosa che mi è capitato con il sopra citato Olive Kitteridge di Elisabeth Strout). Piccola chicca: Claudia de Lillo di Nonsolomamma dice sia molto piacevole nella versione audiolibro letta da Sergio Rubini.

Stoner di John Edward Williams

8. Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace

Editore: Minimum Fax (Sotterranei 19)
Traduttore: Francesco Piccolo, Gabriella D’Angelo
Numero di pagine: 151
Data di pubblicazione: 2017

Per anni ho pensato che se devo pensare a un viaggio che non mi si addice è quello in crociera, quello che considero l’esatto opposto dell’avventura. Poi mi sono imbattuta in questa lettura di David Foster Wallace e ho pensato intanto che fosse un genio, poi che sono in buona compagnia a fare certe considerazioni.

“Una cosa divertente che non farò mai più” è, già dal titolo, un capolavoro di umorismo, ironia e risate dal retrogusto malinconico. Questo lungo reportage – perché di questo si tratta, in origine commissionato allo scrittore dalla rivista Harper’s – narra le vicissitudini a bordo di una crociera extralusso ai Caraibi, una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.

Wallace ci racconta la sua esperienza del viaggio organizzato nei minimi dettagli, del divertimento a ogni costo, dell’esagerazione, del modo in cui ogni ospite è viziato all’inverosimile. David Foster Wallace ci porta dietro le quinte per dileggiare il bestiario costituito da passeggeri ed equipaggio, dove ognuno di noi può riscoprire le proprie debolezze. Fatevi un regalo e leggete questo libro, vi risolleverà gli animi!

Il mio prossimo obiettivo (che a onor del vero faccio slittare da anni) è leggere finalmente Infinite Jest.

Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace

9. Trilogia di Holt: Benedizione-Crepuscolo-Canto della pianura di Kent Haruf

Editore: NN Editore
Traduttore: F. Cremonesi
Numero di pagine: 893
Data di pubblicazione: 2016

Vi avviso subito: non provate a cercare Holt sulla mappa perché non lo troverete. Appena vi immergerete nelle pagine di Haruf, però, Holt in Colorado vi sembrerà un posto reale, dove storie di famiglie americane si intrecciano e si mescolano lasciandoci ognuno qualcosa, restituendoci la storia corale di un posto che potrebbe essere il piccolo paese in cui molti di noi sono cresciuti, dove tutto ci sembra familiare.

C’è una cosa da sapere su questi libri: l’autore li ha definiti una “trilogia sciolta” ossia che Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione, sarebbero tre romanzi a se stanti e ci sono diversi ordini per poterli leggere. Io li ho letti in questo ordine: Canto della pianura, Benedizione e Crepuscolo.

Trilogia di Holt: Benedizione-Crepuscolo-Canto della pianura

Vi metto tutti e quattro i link separati, così decidete se acquistare tutto insieme il cofanetto (io li ho separati, ma ho visto che il cofanetto costa meno in totale e soprattutto ha la ricorstruzione della mappa di Holt!):

Dello stesso scrittore vi suggerisco anche “Le nostre anime di notte”, sempre ambientato a Holt e che racconta la storia di due vedovi che danno una svolta alle proprie nottate e alle proprie vite.

10. Pastorale americana di Philip Roth

Editore: Einaudi
Traduzione: Vincenzo Mantovani
Numero di pagine: 423
Data di pubblicazione: 1997

Ho dovuto fare una selezione tra i molti libri che ho letto finora del grandissimo Philip Roth e non ho avuto dubbi su Pastorale Americana, il romanzo che mi ha fatto appassionare di questo scrittore. Ricordo ancora nitidamente la lezione all’università durante la quale la professoressa di linguistica nominò lo scrittore statunitense e descrisse la sua produzione in maniera così appassionata che non potei far altro che acquistare subito un libro. A distanza di anni ancora la ringrazio per il suggerimento e di seguito vi metto i link a tutti i suoi libri che ho letto così vi potete andare a leggere le trame e farvi ispirare.

Per quanto riguarda Pastorale Americana, col quale Roth vinse il Premio Pulitzer per la narrativa del 1998, è la storia dello “Svedese” e della sua vita tesa a scongiurare drammi familiari che, suo malgrado, accadono. La vicenda è narrata da Nathan Zuckerman, un personaggio che compare come alter ego dell’autore anche in “Ho sposato un comunista” e “La macchia umana”. Sarà lui a ricostruire la vita apparentemente perfetta dello Svedese, perfetta fintanto che la figlia Merry si unisce a un’organizzazione politica di estrema sinistra e compie un fatto increscioso. Non vi rivelo altro e vi consiglio anche il film uscito nel 2016.

Pastorale americana di Philip Roth

Altri titoli di Philip Roth che ho letto e che vi consiglio:

Per altri post su letture interessanti vi consiglio di dare un’occhiata alla sezione Libri del blog.

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Grazie!

12 commenti

  • Di Kent Haruf hai dimenticato forse il più bello dei libri ambientato a Holt, La strada di casa. Ben più bello e leggibile degli altri a mio parere

    • A

      Ciao Marcello, non l’ho messo perché non l’ho ancora letto, ma accolgo il tuo suggerimento e lo metto nella lista di quelli da prendere! Grazie per aver letto il post! Serena

  • No, non purtroppo non l’ho letta, ma mi è capitato di dargli un’occhiata in libreria e mi ha colpito una sua frase che ricordo e che diceva più o meno ” se vuoi essere un bravo scrittore devi essere soprattutto un grande lettore”. Mi chiedo se è questo a renderlo così prolifico nella produzione letteraria.
    Nel frattempo ho avuto modo di incontrare Joe Lansdale, un altro grande “novelist” americano a MIlano (libreria Feltrinelli) che presentava il suo ultimo romanzo “Moon lake” – Einaudi. Sicuramente uno dei più originali e visionari tra gli scrittori americani contemporanei. A suo agio nelle badlands texane non disdegna qualche incursione nell’horror.
    Degno della massima attenzione per chi vuole conoscere come funziona quel luogo e quell’idea che chiamiamo America.
    Un saluto

    • A

      Sono d’accordo con King!
      Grazie per il suggerimento su Lansdale che non ho mai letto, vedrò di rimediare anche se quelle incursioni horror mi spaventano un po’!
      Un saluto

  • Mi sono imbattutto quasi per caso in questo blog con consigli di lettura di autori americani contemporanei (che conosco e ho letto ). Ho riscontrato commenti che condivido nelle proposte dei libri e della loro presentazione. Sono un assiduo frequentatore del Salone del libro di Torino in particolare degli stand di quelle case editrici ( Minimum Fax – NNE etc. ) che danno spazio alla letteretura made in US. Anch’io come te considero D.F.Wallace un genio della letteratura e anch’io devo inziare Infinite Jest prima o poi. Volevo solo suggerire la presenza, secondo me fondamentale, tra i narratori americani contemporanei di Stephen King, purtroppo troppo spesso ettichettato maestro dell’ horror limitandolo a quel genere e dimenticando la sua reale importanza di scrittore di grande potenza narrativa e di impatto sulla società americana. Condividi ?
    Un saluto

    • A

      Grazie per il tuo commento Giancarlo, mi ha fatto molto piacere!
      A me sembra incredibile non essere ancora mai riuscita ad andare al Salone del Libro, ma conto di rimediare presto!
      Quanto a Stephen King purtroppo la mia esperienza si limita a un solo testo, Misery, che mi ha terrorizzato e dopo il quale non ho voluto leggere altro di suo!
      A breve, però, mi sono ripromessa di leggere “On writing. Autobiografia di un mestiere” che mi hanno consigliato. Tu l’hai letta?

  • Caterina Grosso

    A me invece la letteratura americana fa uno strano effetto: quasi angoscia e senso di disagio. Sapresti spiegarmene il motivo? Forse questa società smembrata, sofferente , senza legami famigliari forti .
    Molto dialogo e forse meno descrittiva…
    Attendo commenti grazie!

    • A

      Ciao Caterina,
      credo che tu abbia espresso un sentimento provato da molte persone: molta della letteratura statunitense è come la descrivi, con quel bagaglio d’angoscia e di legami spezzati che mette tristezza. A me questo aspetto piace esplorato nei libri, perché mi dà uno spaccato che non ho vissuto personalmente, e per quanto mi riguarda nei libri vado cercando altre vite lontano dalla mia per avere un’idea più ampia del mondo. Credo tu abbia centrato il punto, tutto sta capire se vuoi metterti in quello stato di disagio attraverso le pagine dei libri. Grazie per aver letto il post!

  • Al Salone di Torino, era un incontro con molte persone, io ero nel pubblico e quando hanno fatto girare il microfono per le domande, ho osato. Poi all’uscita al firma copie mi ha riconsciuto e detto quella frase.
    Eh, cara grazie a te, in questi giorni cerco qualcosa di diverso da ciò che sai e non è facile, ma qui trac. sono andata a colpo sicuro, ti prego posta ancora qualcosa di nuovo presto

    • A

      Che ricordi che devono essere per te! Non ce l’ho mai fatta ad andare al Salone di Torino, sai? È un sogno che ho nel cassetto, spero di riuscirci… magari stavolta che l’hanno spostato? Vedremo! Proverò a scrivere prima possibile, mamma freelance in quarantena permettendo 😉
      Un abbraccio!

  • Wow anzi doppio wow per Franzen che adoro, anche PURITY merita molto.
    Non amo la Strout, bn riesce a entrare nelle mie corde, invece mi è piaciuto moltissimo Una cosa divertente ecc.
    La letteratura americana ha una potenza unica e non sto dicendo che sia migliore di altre, ma in certi momenti ho bisogno di un grande romanzo americano.
    Ecco qualche suggerimento:
    Una casa alla fine del mondo Michael Cunningham definito dal prof a un corso proprio di narrativa americana, il libro che tutti dovrebbero leggere e io che ho avuto la fortuna di parlare con Cunningham gliel’ho detto, chiedendogli se non sentisse in qualche modo il peso di cotanta responsabilità. Eh sono soddisfazioni sentirsi rispondere Thank you for your lovely question.
    Poi sicuramente La trama del matrimonio di Eugenides questi romanzi che ti cito sono proprio storie che io suggerisco in blocco, assieme a Franzen
    Un caro saluto sempre bello passare di qui

    • A

      Ciao Sandra,
      mi dai sempre ottimi stimoli con i tuoi commenti!
      Che emozione incontrare Michael Cunningham! In quale occasione è stato? Forse io non avrei avuto nemmeno il coraggio di salutarlo e a te ha detto che avevi fatto un’ottima domanda… sei un mito!
      Grazie per i titoli che mi hai dato, Purity è già in lista perché la scrittura di Franzen mi ha conquistato. De La trama del matrimonio di Eugenides non avevo mai sentito parlare, pensa te! Vado a controllare! Grazie Grazie!

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