Il 2021 per me è stato un anno pieno di letture ricche di soddisfazione. Non leggevo così tanto dai tempi delle estati spensierate del liceo, quando mi stendevo al fresco sul dondolo e mi cullavo tra le parole senza considerare il tempo che passava.
Negli ultimi anni ho affinato le antenne della ricerca dei libri giusti per me, o forse ho solo imparato meglio a conoscermi e di conseguenza a scegliere le letture. Inoltre, ho capito a chi chiedere consiglio nelle librerie di fiducia e online dalle persone che parlano di libri e che hanno gusti simili ai miei. Fatto sta che nel 2021 ho inanellato una serie di titoli di cui voglio parlarvi, per la precisione ne ho scelti 12, uno per ogni mese dell’anno. Di alcuni che mi sono piaciuti ho già parlato nel post “Maternità e libri che ne parlano in maniera non edulcorata”, quindi non li aggiungo di nuovo qui, ma sono altrettanto consigliati.
Fatemi sapere se ne avete già letto qualcuno o se vi lascerete ispirare da questa lista. Buona lettura!
I migliori libri del 2021
Gennaio: Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie
È la storia di una studentessa, Ifemelu, che si trasferisce dalla Nigeria agli Stati Uniti per studiare, lasciando a casa il suo grande amore Obinze. Il trasferimento è tutt’altro che semplice, perché la distanza tra i due mondi non è solo una questione di chilometri ma anche di percezioni, quotidianità, parole con diverso significato. È negli Stati Uniti che Ifemelu percepisce che il colore della sua pelle può essere un problema, comincia così a raccontare tutte le sfide che incontra su un blog, Razzabuglio, che avrà un discreto successo e che le aprirà nuove possibilità lavorative e personali. Anche quanto tutto sembra andare per il meglio, Ifemelu sente un’insoddisfazione farsi strada, che le dice che non è quello il mondo in cui affondare le proprie radici. Non è stato facile entrare in questo libro ma il mio giudizio complessivo è positivo. Credo, infatti, che si debbano leggere anche storie in cui non riusciamo a identificarci a pieno coi protagonisti per allargare la nostra visuale ed essere più inclusivi.
Della stessa scrittrice vi consiglio anche “Cara Ijeawele ovvero Quindici consigli per crescere una bambina femminista“.
Febbraio: Borgo sud di Donatella di Pietrantonio
Donatella di Pietrantonio è una scrittrice straordinaria, che avevo già apprezzato ne “L’arminuta” e in “Mia madre è un fiume”. Borgo sud ha come protagonista le donne dell’Arminuta ormai cresciute ed è ambientato a Borgo Marino, il quartiere marinaro di Pescara. Capitolo dopo capitolo, scopriamo cosa è accaduto negli ultimi vent’anni all’Arminuta e a sua sorella Adriana, sempre alle prese con qualche problema e con una fame d’affetto incolmabile. È un libro che ci mostra come chi non ha fatto i conti col passato sia destinato a non liberarsene. La scrittura aspra, asciutta e profonda merita da sola la lettura di questo libro, che è stato tra i 5 finalisti della LXXV edizione del Premio Strega.
Marzo: Quel tipo di donna di Valeria Parrella
Partiamo dal presupposto che adoro la scrittura di questa scrittrice partenopea (se non avete mai letto “Lo spazio bianco” dovete assolutamente recuperare) e che questo libro in questione è minuscolo, si legge in poche ore, ma per me vale comunque la pena. Narra la storia di quattro donne trentenni che partono da Napoli per un viaggio in Turchia per stringersi intorno a una delle amiche che ha subito un lutto gravissimo e ha bisogno di elaborarlo. Tra ironia e malinconia, Valeria Parrella ci porta in questo on the road che ha come filo conduttore il potere dell’amicizia, tratteggiando in maniera molto precisa i caratteri diversi delle amiche e mettendo a nudo debolezze e dolori. Mi è piaciuto anche l’aspetto del diario di viaggio, a fare da sfondo, infatti, c’è la narrazione del viaggio tra Istanbul e la Cappadocia e per una travel blogger è interessante.
Aprile: Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo
Un libro contemporaneo, vincitore del premio Booker Prize 2019, che racconta la storia di 12 donne che in qualche modo sono collegate tra loro, ma questi intrecci non si intuiscono a fondo fin dal primo momento, bisogna arrivare alla fine del libro per capirli. I temi trattati sono tanti, tra cui il femminismo, attraverso le storie di queste donne si capisce cosa significhi l’essere una donna nera nella società inglese dal secolo scorso all’eta contemporanea (le protagoniste hanno da 19 a 93 anni). Un altro tema è quello dell’intersezionalità declinato specialmente nel contesto sessuale: si parla di omosessualità e non binarismo, cioè persone che non si identificano con un genere preciso, fatto che è reso in maniera interessante anche dal punto di vista linguistico della resa stilistica, utilizzano cioè pronomi diversi da quelli a cui siamo abituati, tipo il “they”. L’intersezionalità è intesa anche come cultura di provenienza e di scelte politiche e classi sociali. È un libro sui generis anche per come è scritto, perché non ci sono maiuscole e punteggiatura a eccezione delle virgole, anche i dialoghi sono un flusso continuo senza segni di interpunzione: all’inizio è spiazzante, poi questo accorcia le distanze, dà fluidità al discorso.
Maggio: La bellezza delle cose fragili di Taiye Selasi
La scrittrice Taiye Selasi è una scrittrice britannica con origini ghanesi e nigeriane. “La bellezza delle cose fragili” è un libro tradotto e pubblicato in Italia nel 2013 di cui non avevo mai sentito parlare prima. Ho trovato il libro in un mercatino dell’usato, incuriosita dal titolo evocativo e poetico e dal risvolto di copertina. La storia è ambientata in tre posti: Stati Uniti, Ghana e Nigeria. La storia comincia col padre di famiglia che si sveglia all’alba in Ghana e viene colto inaspettatamente da un infarto nel fiore degli anni. Mentre si accorge di quello che gli sta succedendo, ripensa alla sua vita con dei flashback. I capitoli successivi al primo sono narrati dai quattro figli molto diversi tra loro. Tutta la storia è incentrata sui rapporti tra i vari componenti della famiglia, che si riuniscono dopo anni per il funerale del padre. È un libro che mi ha piacevolmente sorpreso, la lettura dà spunti di riflessione su culture distanti dalla nostra. Lo consiglio a chi ama i romanzi familiari perché qui si parla tanto di rapporti di famiglia e di come le relazioni ci plasmano, nel bene e nel male.
Giugno: Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti
La cosa che apprezzo di più di Teresa Ciabatti è che nella sua scrittura non c’è alcun timore di mostrare gli aspetti più sordidi dell’animo umano. Di lei ho già letto con piacere “La più amata” e anche questo libro non si smentisce. Il romanzo è sempre a cavallo tra realtà e finzione e tiene in sospeso il lettore dalla prima all’ultima pagina, si vuole sempre sapere cosa ci sarà dopo. La protagonista di questo romanzo è una scrittrice che, dopo aver conosciuto il successo, tenta di scrollarsi di dosso il ricordo degli anni in cui è stata considerata di serie B non solo nel lavoro ma anche nella vita. Mentre vive questo riscatto nel quale, però, non riesce a coinvolgere la figlia con la quale ha un pessimo rapporto, ricompare dal passato dopo trent’anni di silenzio Federica, la più cara amica del liceo. Con lei tornano a galla ricordi e persone che la protagonista aveva provato a riporre in un cassetto della mente, in cui si trova anche Livia, la sorella maggiore di Federica, una bellissima dea vittima di un incidente che la imprigiona eterna ragazza, una diciottenne nel corpo di una cinquantenne. Mentre la protagonista rivanga nelle paludi del passato alla ricerca di una verità su Livia e su se stessa e prova a riafferrare il bandolo della propria esistenza, i lettori si imbarcano in un viaggio allo stesso tempo privato e generazionale che ricorda che la giovinezza e la bellezza sono effimere.
Luglio: Il treno dei bambini di Viola Ardone
Se dovessi eleggere un unico libro dell’anno, per il 2021 sceglierei “Il treno dei bambini” di Viola Ardone, un misto di dolcezza, amore, di Storia che si mescola alle storie delle persone. Ho amato questo libro sia per la scrittura, sia per avermi insegnato qualcosa che non sapevo riguardo a un periodo che non è poi così distante, il secondo dopoguerra in Italia. È il 1946, e Amerigo a soli sette anni lascia sua madre e il suo rione a Napoli per salire su un treno che lo porterà al nord insieme a tanti altri bambini del sud. Questi treni, grazie a un’iniziativa del Partito Comunista, portavano i bambini meridionali in famiglie del nord, che li accoglievano per periodi più o meno lunghi per toglierli dalla povertà dilagante del dopoguerra. Non è solo una lente di ingrandimento su un periodo storico e sul divario tra nord e sud, è un viaggio che permette al bambino protagonista di conoscersi nel profondo fino alle sue radici. Commovente, intenso, narrato dal punto di vista di un bambino di 7 anni, questo libro è un piccolo gioiello che consiglio anche a voi.
Agosto: E questo è niente di Michele Cecchini
Un altro libro che ha saputo toccare delle corde dentro di me è stato “E questo è niente” dello scrittore toscano Michele Cecchini. Negli anni sessanta un piccolo paese della campagna fiorentina viene travolto da uno strano caso di misteriosa letargia che contagia i suoi abitanti. Giulio è un sedicenne tetraplegico che vive in un letto senza potersi muovere da solo e che dimostra la metà dei suoi anni. Fermo subito sul nascere una vostra possibile obiezione: in questo libro non c’è pietismo né vittimismo, ma tantissima dolcezza e fantasia. Giulio viene spesso definito “infelice” e “sfortunato” ma a guardare con i suoi occhi “i normali” non è proprio così: dal suo punto di osservazione, le vite di chi lo circonda sono tutte strampalate. Lui, che si considera “il coso” è consapevole della sua fortuna di stare al mondo, a differenza dei “normali” che hanno sempre qualcosa di cui lamentarsi. È proprio lui a raccontarci questa storia con un linguaggio semplice e a tratti infantile, che ci permette di entrare subito in empatia con lui. La sua vita profondamente stanziale e immutata subisce una grande rivoluzione quando un medico, ispirato alla figura di Adriano Milani (fratello di Lorenzo, sacerdote di Barbiana), inserisce Giulio in un percorso di riabilitazione fisica e psicologica pensata appositamente per bambini e ragazzi come lui. Questo libro è un inno alla vita e ha il pregio di dare dignità a corpi e anime che difficilmente trovano spazio e voce nella nostra società.
Ho parlato di questo libro anche nel post “Libri che parlano di disabilità“.
Settembre: Tre piani di Eshkol Nevo
Eshkol Nevo, voce di spicco della letteratura israeliana contemporanea ha dato forma narrativa a un’intuizione: scrivere tre storie che incarnano le tre istanze ipotizzate da Freud per spiegare la personalità: Es, Io e Super-io.
I tre piani del titolo, però, sono anche intesi fisicamente come quelli di un condominio borghese nei pressi di Tel Aviv, dove ciò che appare non è ciò che è. All’ordine esteriore dell’edificio, infatti, non corrisponde un ordine interiore delle persone che vi vivono, perché in ognuno dei tre piani prende vita la storia di una famiglia in cui regna il caos. Ci sono dei momenti in cui le vite dei protagonisti dei tre piani si intrecciano perché i personaggi si guardano, si abbracciano, si spiano. In “Tre piani” si indagano le paure e gli errori umani, si sviscera il nostro atto di giustificazione e perdono delle nostre pulsioni, si capisce che l’onestà verso noi stessi è più importante di qualsiasi altra cosa.
Ottobre: Questo immenso non sapere di Chandra Candiani
Nell’incipit di “Questo immenso non sapere” della poetessa milanese Chandra Candiani leggiamo “Questo è un libro nato disordinato” e infatti è composto da poco più di 150 pagine di ricordi, osservazioni, attenzione ai dettagli e sogni. Questo è un libro che sfugge a qualsiasi classificazione ma che lascia il segno perché è una continua esercitazione alla “pratica della meraviglia“. È un libro che parla della spiritualità della natura e delle cose che ci circondano, è un elogio della solitudine consapevole e del silenzio cercato, è un’introspezione attenta dell’anima. In questo libro c’è la meditazione, la consapevolezza di essere piccoli di fronte al grande universo, di essere sempre in divenire, l’imparare ad abitare la complessità. Un libro che parla alle corde intime di se stessi che non tutti hanno il coraggio di sondare.
Novembre: Oliva Denaro di Viola Ardone
Dopo il bestseller “Il treno dei bambini” in corso di traduzione in 34 paesi e da cui sarà tratto un film, Viola Ardone torna con il romanzo di formazione “Oliva Danaro”. La protagonista da cui prende il nome il libro è una storia intima di violenza di genere, di patriarcato tossico, di paura di crescere in un mondo pieno di ingiustizie, specialmente se si è donne. Ambientato nel piccolo paesino di Martorana nella Sicilia degli anni Sessanta, il romanzo Oliva Denaro denuncia la prassi del matrimonio riparatore dopo uno stupro ed eleva a eroine tutte quelle donne che, armate di coraggio, hanno saputo dire no perché tutte quelle dopo di loro fossero un po’ più libere. La voce narrante è quella di Oliva Denaro, che cresce e si trasforma in una vicenda allo stesso tempo personale e collettiva, intima e politica davvero toccante.
Dicembre: Spatriati di Mario Desiati
“Spatriati” per me non è stata una lettura, ma un ascolto: ho conosciuto la storia, infatti, attraverso l’audiolibro su Storytel, riempendo i momenti morti delle faccende domestiche o le lunghe camminate in campagna. La storia non mi ha convinta al 100%, ma voglio parlare di questo romanzo perché chiunque abbia vissuto la provincia e ne sia stato almeno un po’ stritolato può ritrovare molti echi tra le parole di Desiati. Da una parte c’è la Puglia delle case bianche e del bigottismo di Martina Franca, dall’altra la cosmopolita Berlino dove concedersi alla perdizione è un attimo. I protagonisti del libro sono Francesco e Claudia, rappresentanti della generazione che ha deciso di abbandonare la provincia per l’Europa seguendo il bisogno urgente di allargare i propri orizzonti. È una storia di vent’anni di amicizia e di un legame fortissimo che va oltre le frontiere e le distanze, due “spatriati” nel duplice senso che il dialetto pugliese dà a questa parola: espatriati ma anche persone fuori dalla norma.
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