Ormai è diventata una tradizione: da appassionata lettrice alla fine di ogni anno stilo una classifica dei libri più belli e questa è quella riferita al 2023. Ci sono molti libri recenti ma non mancano le incursioni nel passato con una costante: ad appassionarmi sono sempre romanzi che mettono al centro sentimenti profondi dell’essere umano.
Vi lascio i 10 suggerimenti, sperando che vi siano utili e di ispirazione. A proposito: se vi va di consigliarmi un titolo che amate vi aspetto nei commenti, sono sempre alla ricerca di nuovi titoli!
Vite che non sono la mia – Emmanuel Carrère
Era già da tempo che non piangevo come una fontana per un libro: “Vite che non sono la mia” di Emmanuel Carrère ci è riuscito, lasciandomi gli strascichi per giorni. Credo che mi abbia scosso così tanto perché parla di due tabù: la perdita di una figlia di 4 anni, la morte per cancro di una donna di poco più di 30 anni.
Il caso ha voluto che il 26 dicembre 2004 Emmanuel Carrère fosse in vacanza nello Sri Lanka quando lo tsunami ha devastato le coste del Pacifico. In quel tragico giorno, una giovane coppia di francesi che si trovavano nello stesso luogo ha perso la bambina tra le onde implacabili e Carrère si ritrova ad affiancarli nelle penose incombenze pratiche necessarie per ritrovare il corpo della figlia di quattro anni. A distanza di pochi mesi, lo scrittore ha vissuto un’altra vicenda dolorosa: la malattia e susseguente morte per cancro della sorella della sua compagna. Cosa farne di tutto questo dolore accumulato? Carrère ne ha scritto un libro che parla di come il dolore degli altri diventi il nostro dolore e di come, mettendo a fuoco ogni minimo particolare, possiamo affrontare dei tabù che sembrano intoccabili.
L’isola di Arturo – Elsa Morante
Ogni anno mi ripropongo di recuperare grandi classici della letteratura italiana e internazionale che non ho avuto ancora l’occasione di leggere e il primo a cui mi sono dedicata nel 2023 è “L’isola di Arturo” di Elsa Morante. Cosa mi stavo perdendo! Questo libro meraviglioso mi ha catturato grazie alla scrittura di Elsa Morante, che con questo libro, infatti, ha vinto il Premio Strega nel 1957.
Ambientato negli anni Trenta del Novecento sull’isola di Procida, ha come protagonista Arturo Gerace, orfano di madre, morta nel darlo alla luce. Arturo cresce quasi in solitudine girovagando tra la sua casa sempre vuota e le spiagge della sua isola natale. Il padre, Wilhelm Gerace, mezzo tedesco e mezzo napoletano, è una figura vana e assente nella vita del figlio: per lavoro è costretto a lasciare spesso l’isola, così Arturo passa l’infanzia a idealizzarlo, inventando storie fantasiose sui suoi viaggi e vivendo le sue sporadiche visite come doni del cielo. Tutto il libro verte sul loro non-rapporto e su quello che Arturo intesse con la nuova moglie del padre.
Nella scrittura di Elsa Morante ho trovato echi dei libri di Elena Ferrante (che poi, come tempistiche di pubblicazione, l’ispirazione è sicuramente avvenuta all’inverso, ma io le ho conosciute in questo ordine). Ho adorato Arturo così vero e fragile, ho amato la scrittura limpida e profonda di Elsa Morante, ho assaporato ogni pagina sentendomi catapultata a Procida (dove adesso desidererei moltissimo andare).
Mi limitavo ad amare te – Rosella Postorino
Sapete quando un libro sembra scritto apposta per voi, con una serie di riferimenti culturali perfettamente in linea con la vostra formazione e vissuto? Ho provato questa sensazione con “Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino, un libro che vi consiglio assolutamente di leggere e che io ho adorato.
Il libro è ambientato a Sarajevo nel 1992, anno in cui la guerra si scatena nel cuore dell’Europa, lasciando tutti attoniti. Omar, Nada e Danilo sono tre bambini che vengono portati in Italia per scampare alla guerra, con tutto il dolore che la lontananza comporta. È un romanzo di formazione e storico allo stesso tempo; parla di amore filiale e di rapporti di amicizia che possono salvare. C’è l’Italia vista con gli occhi di chi viene da fuori e la mia amata Sarajevo squarciata dalla barbarie di una guerra.
Ho inserito questo testo anche nel post “Libri da leggere per un viaggio in Bosnia Erzegovina”.
L’arte della gioia – Goliarda Sapienza
Alla fine di una cena a casa nostra, una ragazza mai vista prima portata da un amico e con la quale avevamo parlato di tante cose che ci accomunavano, dopo aver dato un’occhiata ai titoli nella mia libreria ha esclamato: “ti facevo una tipa da Goliarda Sapienza!”. Ed io, colta nel vivo per la lacuna che sapevo di avere, ho provveduto subito a procurarmene una copia perché la curiosità a questo punto era molta.
La protagonista di questo romanzo postumo (prima di essere pubblicato è rimasto in una cassapanca per vent’anni) è Modesta, una donna unica e scomoda, vitale e avanti anni luce sui tempi scanditi da una cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva. Il libro si svolge in Sicilia all’inizio del Novecento e racconta la vita incredibile di Modesta, che dopo esser nata in una famiglia povera e aver vissuto in convento cambia la propria sorte attraverso un matrimonio di convenienza che la catapulta nel mondo aristocratico. Mentre attraversiamo le vicissitudini, gli amori e gli intrighi di Modesta raccontati senza censure, capiamo che un’altra protagonista del libro è la Storia.
Come d’aria – Ada D’Adamo
“Come d’aria” di Ada D’Adamo è stato il libro vincitore del premio Strega nel 2023 nonché il testamento spirituale della scrittrice, scomparsa per una malattia incurabile a pochi giorni dalla candidatura al premio. Questo è un libro che parla di malattia, ma più che altro è un libro pieno di amore e sincerità. Daria, la figlia di Ada, è affetta fin dalla nascita da una grave disabilità che la rende in tutto e per tutto dipendente dalle cure dei suoi familiari.
Quando Ada si accorge di essere lei stessa affetta da una grave malattia, però, gli equilibri familiari si increspano e la scrittrice sente l’esigenza di mettere nero su bianco le battaglie quotidiane affrontate fin dalla nascita della figlia e di condividere col mondo il loro linguaggio segreto fatto di piccoli gesti e molto amore.
È un libro schietto e pieno di forza che non scivola mai nel pietismo e nell’autocommiserazione, è un testo che ci insegna ad amare la vita e ad accoglierla come un dono in ogni suo istante, cogliendone tutta la bellezza che c’è.
Ho parlato di questo libro anche nel post “Libri che parlano di disabilità“.
Il turista nudo – Lawrence Osborne
La mia prima lettura di Lawrence Osborne è stata una vera e propria rivelazione: ridere e allo stesso tempo riflettere mentre si legge non è cosa da tutti i giorni. Mi sono imbattuta in questo libro facendo una ricerca sui libri da leggere prima di un viaggio a Bali e non so perché questo libro sia menzionato così poche volte online, meriterebbe più visibilità. Per me una misura del successo di un libro è anche questa: se lo apprezza Tommaso che è molto selettivo e insofferente nelle letture allora è come se avesse ricevuto il sigillo papale! 😀
Bali in realtà non è che una tappa di un ben più lungo viaggio svolto dallo scrittore inglese alla ricerca dell’esotico più estremo, ossia il luogo più incontaminato del mondo, dove la realtà non sia ancora stata intaccata dalla ricostruzione posticcia ad uso e consumo di turisti assetati di shock culturali.
Il viaggio di Osborne attraversa tante realtà diverse nell’avvicinamento alla tappa finale di Papua: c’è la Dubai delle costruzioni estreme che la rendono un parco a tema artificiale, c’è òa decrepita Calcutta che scricchiola sotto il peso dell’incuria e del lassismo, ci sono le isole Andamane reduci dallo tsunami e sul punto di accogliere resort di lusso fuori dal mondo, c’è la Thailandia che è la meta mondiale del turismo sanitario con poche regole, c’è Bali che è già famosa meta di turismo globale impacchettato un tanto al chilo. E infine Papua, che mette a nudo l’autore sia in senso figurato che letterale.
È un libro che affronta da vicino tematiche a me molto care come il turismo di massa, l’omologazione turistica, la ricerca di un altrove spostato sempre un po’ più in là per garantirci autenticità e una sorta di bollino da viaggiatore doc. Leggetelo, si ride molto.
Middlesex – Jeffrey Eugenides
Se amate le saghe familiari e i romanzi che attraversano le generazioni è l’ora di riscoprire un grande cult uscito nel 2002 che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2003: Middlesex di Jeffrey Eugenides.
La voce narrante di Middlesex è Calliope Stephanides, una rara specie di ermafrodito che ha vissuto i primi anni della sua vita come bambina, per poi scoprire la sua doppia natura in età adolescenziale. Per scoprire la responsabilità della sua “eccentricità biologica” deve tornare indietro nel tempo fino ad arrivare a un gene misterioso che attraversa come una colpa tre generazioni della sua famiglia.
La famiglia Stephanides, infatti, nasconde un segreto portato dalla Turchia degli anni del crollo dell’Impero Ottomano agli Stati Uniti del proibizionismo e della guerra prima, dei conflitti razziali e della controcultura poi. Il libro, attraverso una narrazione incalzante, ironica e drammatica allo stesso tempo, vuole farci capire che la ricerca del benessere e della felicità di ogni individuo devono passare necessariamente dall’accettazione del sé. È un invito ad ascoltarsi e ad accettarsi nella propria unicità, qualunque essa sia.
I miei stupidi intenti – Bernardo Zannoni
Il mio approccio a “I miei stupidi intenti” è stato di scetticismo: davvero un autore nato nel 1995 ha vinto il Premio Campiello 2022 con un libro narrato da una faina? Di libri con protagonisti gli animali ne leggo già molti alle mie bimbe, avrò voglia di leggere un romanzo che non sia 1984 di Orwell in cui siano degli animali a raccontarmi la vita? Se ve ne parlo in questa lista dei migliori libri che ho letto nel 2023 a quanto pare lo scrittore è riuscito nell’intento.
“I miei stupidi intenti” è la storia della vita di una faina, raccontata di suo pugno. Gli animali in questo libro sembrano esseri umani ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come la natura. Sono mossi dalle necessità e dall’istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. Archy si ritrova a vivere in casa di un padrone che si chiama Solomon, una vecchia volpe piena di segreti. Con il passare delle stagioni, il lettore vive le peripezie di Archy attraverso una narrazione trascinante, che ci pone di fronte a domande essenziali del nostro essere uomini e donne.
Grande meraviglia – Viola Ardone
Dopo “Il treno dei bambini” e “Oliva Denaro”, due libri che ho amato e che vi ho già consigliato (avevo inserito “Il treno dei bambini” tra i libri più belli letti nel 2021) “Grande meraviglia” completa l’ideale trilogia del Novecento di Viola Ardone.
Elba è internata fin dalla nascita in un manicomio che lei chiama mezzomondo. Si trova lì perché sua madre di origini tedesche, che ha scelto per lei il nome di un fiume del nord, è sottoposta a sorveglianza costante ed elettroshock per non essersi uniformata ai canoni sociali precedenti agli anni Ottanta, quando le donne ribelli o cosiddette scostumate subivano le regole di un patriarcato irremovibile.
Elba conosce solo quel mondo strambo e feroce finché l’approvazione della legge Basaglia non le fa incontrare il dottor Meraviglia, che crede nella chiusura dei manicomi e che si affeziona talmente tanto alla ragazza che decide di portarla ad abitare a casa sua. Grazie a Elba il dottor Meraviglia scopre cosa significa essere padre con un vero coinvolgimento emotivo, lei grazie a lui scopre cosa significa riconoscersi nell’amore e nel sostegno altrui.
Dove non mi hai portata – Maria Grazia Calandrone
Ogni scrittore che decida di ripercorrere il proprio passato deve scavare dentro di sé alla ricerca di verità a volte dolorose. Questo è quello che ha fatto Maria Grazia Calandrone in questo romanzo, con l’aggravante che sua madre, in un estremo gesto di amore e di fiducia nel prossimo, l’ha abbandonata su un prato di Villa Borghese quando aveva solo 9 mesi prima di compiere un atto estremo. È il 1965 e l’Italia del dopo guerra ha un estrema voglia di rinascita, ma non riesce a scrollarsi di dosso leggi arcaiche e patriarcali. Lucia, la mamma della scrittrice, si è macchiata del grave reato di relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale ed è quindi costretta a scappare dal paese natio. Dopo più di 50 anni, attraverso le pagine del libro Calandrone ricostruisce i movimenti e i pensieri della madre servendosi di testimonianze e cronache dell’epoca. Mentre indaga sul passato, la scrittrice illumina di una luce nuova la sua vita, sentendosi finalmente amata, e noi ci ritroviamo a fare il tifo per lei.
Sono arrivata in fondo alla lista, ma se sei in vena di altre letture ti consiglio le classifiche degli anni passati:
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