“Lisbona in 6 giorni” è una serie di post sulla capitale portoghese scritta dal mio amico giornalista Marco Gaviglio e utile a tutti coloro che vogliono viversi al meglio questa città splendida affacciata sull’Oceano Atlantico. Per leggere tutta la serie vi rimando in fondo al post con tutti i link. Pronti per questa nuova giornata a Lisbona? Cominciamo!
La Baixa
Nei primi due giorni dalla nostra visita a Lisbona abbiamo sempre usato la Baixa come base di partenza. Però, alla Baixa, non ci eravamo soffermati più di tanto: facciamolo ora! L’appellativo con cui viene identificata questa parte di città, stretta tra le colline del Bairro Alto e del Castello, altro non significa che, appunto, Bassa, perché tale è la morfologia del terreno. Talmente bassa che, anticamente, la zona era inondata dall’estuario del Tejo, e sono stati proprio i sedimenti depositati dal grande fiume ad interrarla.
L’altro grande evento che ha cambiato per sempre il volto della Baixa è stato il grande terremoto del 1755, che proprio su questa parte di città si abbatté con la forza maggiore, provocando uno tsunami cui fece seguito un colossale incendio che finì di distruggere quel poco che era ancora rimasto in piedi.
E fu allora che intervenne lui, il Marchese di Pombal, segretario di stato del Regno sotto Dom José I, al quale è intitolata la grande piazza in cima all’Avenida da Liberdade teatro di adunate politiche e festeggiamenti per i (purtroppo rari, negli ultimi anni) trionfi calcistici delle due principali squadre della capitale, Benfica e Sporting.
Un onore che la toponomastica cittadina ha voluto riconoscere proprio a colui che la città ricostruì dopo quell’immane tragedia, dotando il centro di Lisbona di quello che oggi chiameremmo un piano urbanistico, comprendente i primi edifici antisismici mai visti a queste latitudini ed un reticolo di vie rettilinee, fra loro perpendicolari e parallele, decisamente in contrasto con gli arzigogoli delle vicine Alfama e Mouraria.
Free Tour di Lisbona
Avenida da Liberdade
La Baixa si estende dunque a partire dal parco Eduardo VII che domina l’Avenida da Liberdade, la grande passeggiata pubblica che lo stesso Marchese fece costruire all’indomani del terremoto per fare il verso agli Champs Elysées e agli altri boulevard delle grandi capitali europee. Ma che oggi, a onor del vero – al di là della sede di qualche compagnia assicuratrice, del quotidiano Diário de Notícias e di alcuni negozi di moda, degli alberghi cinque stelle tutti uguali e dell’ahimè immancabile Hard Rock Café – non può certo reggere il confronto con l’originale d’oltralpe.
È che l’Avenida è del tutto estranea all’anima di questa città, e soprattutto di notte perde ogni motivo d’interesse. Ok, come detto ci sarebbe l’Hard Rock ma – a parte che si trova praticamente in Praça dos Restauradores, in fondo al boulevard –, quello che manca all’Avenida è un posto in cui andarsi a mangiare una bifana o a bere un copo de ginjinha. Un posto, cioè, che la identifichi immediatamente come una strada portoghese. E poi, quelle luci basse e giallognole che dopo il tramonto si stagliano al di sotto delle opprimenti fronde degli alberi, fanno tanto viale delle ambasciate di Bucarest, più che Champs Elysées (e sia detto con tutto il rispetto per Bucarest, dove in effetti non sono mai stato).
Praça dos Restauradores e Rossio (ossia Praça Dom Pedro IV)
Insomma l’avrete capito, l’Avenida non mi entusiasma, così come non mi entusiasma la monumentale Praça dos Restauradores che ne è la naturale conclusione. Molto meglio scendere direttamente a quello che è il vero cuore della Baixa, e cioè le due piazze limitrofe del Rossio e della Figueira. Qui sì che – al di là di un’aria di generale decadenza, o forse proprio per questo – si capisce di essere a Lisbona.
Ufficialmente indicata come Praça Dom Pedro IV, il Rossio è solitamente il primo luogo in cui sbarca il turista, ancora sballottato dall’autobus che l’ha preso in consegna all’uscita dall’aeroporto, o dalla metropolitana che da un paio di anni collega direttamente il centro con l’aerostazione. Quindi, prima di tutto, un consiglio pratico: se state cercando indicazioni per questa piazza, sappiate che la sua pronuncia in portoghese suona più o meno così: rrrussíu, con una erre arrotata quasi alla francese, ma più scatarrante, e l’accento sulla “i”. Chiedendo semplicemente del “rossio”, all’italiana, ci metteranno un po’ a capirvi.
Quanto al soprannome con cui è nota: ogni città portoghese ha il suo Rossio, termine con il quale s’intende un grande spazio aperto in cui un tempo si teneva ogni forma di negozio, dalla compravendita di animali a quella di cibo e merci, allo stazionamento delle carrozze. Su questa stessa piazza affaccia poi l’omonima stazione ferroviaria in stile manuelino da cui oggi parte la linea di Sintra e che, fino agli anni Cinquanta, era la porta di Lisbona sull’Europa. A ulteriore testimonianza che, da sempre, è al Rossio che arriva il viaggiatore diretto alla capitale portoghese.
Ma se da una parte la piazza ha mantenuto la sua propensione per gli arrivi e le partenze, a essersi perso è il ruolo di city che il Rossio un tempo aveva e che oggi non ha più, perché il centro degli affari si è spostato intorno al Marquês de Pombal, alle Amoreiras e, per ultimo, al Parque das Nações nel quartiere di Oriente, scelto per ospitare l’Expo del 1998 di cui sono simbolo il Ponte Vasco da Gama – il più lungo d’Europa con i suoi 17 km, ma anche il più insolito, per via dei saliscendi e delle curve con cui attraversa il Mar de Palha, ovvero l’ampio bacino interno dell’estuario del Tejo – il grande Oceanário e la stazione ferroviaria progettata da Santiago Calatrava.
E di cui vi parlo brevemente ora perché, pur avendo sei giorni a disposizione per visitare Lisbona, a mio personalissimo parere non vale la pena spingersi fin là. Meglio passeggiare tra la nobiltà decaduta del Rossio, a proposito della quale gira voce che, ormai, abbia qui la propria residenza una sola anziana persona, il quasi mitologico Velho do Rossio.
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Praça da Figueira
La vicina e molto somigliante Praça da Figueira, invece, ospitava un tempo un grande mercato coperto, oggi confinato all’interno di un singolo edificio, ma ogni tanto ospita ancora qualche fiera o esposizione. Neo di entrambe le piazze – Rossio e Figueira –, la presenza di numerosi perditempo che sicuramente vi bloccheranno con la scusa di domandarvi l’ora o vendervi un paio di occhiali da sole, e finiranno poi con il cercare di convincervi a comprare un grammo di fumo o semplicemente con il chiedervi una moneta. Ignorate quindi qualsiasi persona, anche quella in apparenza più distinta, che vi chieda distrattamente se parlate il portoghese o se sapete che ora è. E infilatevi all’interno dell’elegante Confeitaria Nacional senza fare altre domande: vi basterà dare un’occhiata ai pastéis in vetrina per capire perché.
Rua das Portas de Santo Antão
Dalla Figueira, svoltare in Rua das Portas de Santo Antão è un attimo. È questa una sorta di Broadway lisboeta, la via dei principali teatri cittadini, ma non solo. Qui si affaccia anche la Casa do Alentejo, un edificio che da fuori non lascia indovinare nulla degli splendori che custodisce all’interno, e che v’invito quindi a visitare senza svelarvi altro. Vi basti solo sapere che è stata costruita nel XVII secolo grazie alle donazioni di quanti – tra gli immigrati, appunto, dalla regione rurale e povera dell’Alentejo – erano riusciti a fare i soldi nella capitale e volevano mettere a disposizione dei loro corregionali meno fortunati un luogo di aggregazione in cui sentirsi a casa.
E soprattutto che l’ingresso è libero – anche se teoricamente bisognerebbe essere soci, ma nessuno verrà mai a farvi storie, anzi, sarete sempre i benvenuti – e una volta dentro potrete scegliere se consumare una cena elegante al bar o piluccare qualche cosa al banco – attività che in portoghese è nota con il termine petiscar, ed è un po’ una via di mezzo tra il nostro aperitivo ed il sistema di tapas imperante nella vicina, ma molto diversa, Spagna – oppure più semplicemente bere un bicchiere di Porto in uno dei bar del complesso.
E se vi consiglio di bere del Porto, alla Casa do Alentejo, non lo faccio a caso, ma perché la ginjinha è molto meglio berla appena fuori di qui. Da Eduardino, minuscolo e storico punto di ritrovo di lisboeti vecchi e nuovi che affaccia sulla stessa Rua das Portas de Santo Antão, e che un cervellotico piano di riqualificazione edilizia rischia ora di far chiudere. Oppure una cinquantina di metri più giù, alla Ginjinha di Largo São Domingos. Ma sappiate che, se prima sarete stati da Eduardino, proseguire in quest’altro locale sarà considerato come un piccolo, grande tradimento. O di qua o di là, sono scelte di campo che nella vita vanno fatte.
Già ma che cos’è la ginjinha, mi chiederete voi? E avete ragione. Trattasi di un liquore all’amarena, molto dolce e discretamente alcolico, del quale esistono due diverse varianti a seconda che ci si rifaccia alla tradizione di Alcobaça o a quella di Óbidos. La si può chiedere com elas o sem elas, vale a dire con o senza i piccoli frutti di amarena macerati nel fondo della bottiglia. Ad Óbidos, poi, la ginjinha è spesso servita in bicchieri di cioccolato, fatti apposta per essere prima svuotati e poi mangiati. Liquore all’amarena e cioccolato: ebbene sì, il vero mon-chéri è nato qui!
Rua Augusta e Praça do Comércio
E dopo questa pausa ristoratrice da Eduardino (o alla Ginjinha), siamo pronti a ripartire alla scoperta della Baixa vera e propria, vale a dire di quel reticolo di strade che ha per propria arteria principale l’elegante – ma pure quella, un po’ decadente – Rua Augusta e per sbocco naturale l’immensa Praça do Comércio. Quella che i vecchi lisboeti chiamano ancora Terreiro do Paço, e cioè Piazza del Palazzo perché, prima che il terremoto lo distruggesse, qui sorgeva il palazzo reale della Ribeira.
Oggi il Terreiro do Paço ha il tipico aspetto di una grande piazza mitteleuropea ricordando molto da vicino, ad esempio, Piazza Unità d’Italia a Trieste. Proprio come quest’ultima, infatti, è porticata su tre lati mentre per il quarto si affaccia sul Tejo, nel quale digrada con un’ampia – e scivolosissima, perché continuamente bagnata dal riflusso del fiume, quindi all’occhio – scalinata. Qui, un tempo, avevano sede i ministeri del Regno, i cui nomi sono ancora indicati dai bassorilievi sopra i grandi portoni dei palazzi. Qui, oggi, si trovano numerosi bar e ristoranti di gran classe – leggasi: cari – ma anche la sede dell’associazione Viniportugal che ogni giorno – e secondo turni prestabiliti, indicati alla porta – offre degustazioni gratuite dei migliori vini prodotti in ogni regione portoghese: dai celeberrimi vitigni della valle del Douro a quelli di più recente tradizione, ma ormai conosciutissimi, coltivati in Alentejo.
Rua da Alfândega
Lasciamo adesso Praça do Comércio e prendiamo Rua da Alfândega, cioè della dogana, per fare un salto al vicino Campo das Cebolas. Ci troviamo in uno degli angoli più suggestivi della città, a dispetto del nome popolare che rievoca, appunto, un orto piantato a cipolle. Dando le spalle al fiume, vedremo i tetti ammonticchiati della parte bassa di Alfama, su cui svettano le due torri della Sé Cattedrale.
E proprio davanti a noi avremo l’inconfondibile facciata puntuta della Casa dos Bicos dove oggi ha sede la Fondazione José Saramago, dedicata al grande scrittore autore di Cecità, Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Il Memoriale del Convento, L’anno della morte di Ricardo Reis e tanti altri romanzi impeccabili, vincitore del Nobel per la Letteratura nel 1998. Poco tempo dopo la sua scomparsa, avvenuta nel giugno del 2010, su un vecchio edificio qui vicino è apparso un murales che lo ritrae con l’amata Pilar. Tanti sono i graffiti a lui dedicati spuntati un po’ dappertutto, ma ancora di più sono i disegni che colorano i muri di Lisbona, vera mecca per gli writers di mezzo mondo.
Rua dos Bacalhoeiros
Scattata la foto a José, Pilar e alla casa dos Bicos, è tempo di tornare alla Baixa passando per Rua dos Bacalhoeiros. Strada breve ma dal nome e dalla tradizione non banali, perché dedicata appunto ai rivenditori di bacalhau che qui – a due passi dalle docas dove attraccavano i grandi pescherecci –, sbrigavano i loro affari. Di questo passato oggi testimoniano un paio di drogherie stupende, nelle quali troverete tutto il pesce che è umanamente possibile inscatolare, e il collettivo culturale Bacalhoeiro, tra i locali più noti dell’attivissimo panorama underground lisboeta.
Un mondo che andremo a scoprire proprio questa sera, dopo avere cenato in uno dei tanti locali etnici nascosti tra Martim Moniz e la Mouraria, l’altro quartiere arabo adagiato sul versante opposto, rispetto ad Alfama, della collina del Castello. E che come Alfama va scoperta, appunto, camminando senza una meta precisa.
Una serata alternativa
Piuttosto che un anonimo ristorante per turisti di quelli che si trovano a manciate tra la Baixa e Rua das Portas de Santo Antão, infatti, da queste parti potremo assaggiare la piccantissima cucina goana – Goa, in India, è stata per secoli un possedimento portoghese – oppure vivere l’esperienza di una cena al ristorante cinese illegale di Rua Capelão, dietro Martim Moniz e sulle prime pendici della Mouraria, ricavato in un appartamento privato e nel quale molto probabilmente sarete gli unici ospiti occidentali: con cinque euro vi sarà servita una cena completa che vi consiglio di scegliere, assolutamente a caso, tra i piatti indicati nel menu in mandarino.
Con la pancia piena, saremo pronti a tuffarci nella noite alternativa di Lisbona, quella di chi non ama il chiasso del Bairro o le discoteche di Cais do Sodré e Alcântara. Siamo sulla linea verde della metropolitana – quella che dalla Baixa risale l’Avenida Almirante Reis – che possiamo prendere alla stazione di Martim Moniz con destinazione Telheiras e scendere ad Anjos. Ci troveremo così in una zona abitata prevalentemente da cittadini originari delle colonie e, quindi, tra le più multiculturali della città. La nostra prima tappa è la Cicloficina dos Anjos, un centro sociale in cui non si va solo per riparare la propria bici, ma anche per leggere un libro e suonare la chitarra, oppure mangiare tutti assieme in una delle tante cene che vi si organizzano dentro e fuori, con le tavole sistemate direttamente sulla strada in un’atmosfera da film di Kusturica.
Largo do Intendente
Ma la nostra serata continua e, scendendo lungo l’Avenida Almirante Reis, arriviamo al rinnovato Largo do Intendente. Fino a pochi anni fa zona in cui era sconsigliabile passare dopo il tramonto, oggi questa piazza di forma triangolare è un po’ il quartier generale degli hipster lisboeti. Di giorno, vale una visita la sede della fabbrica di azulejos Viúva Lamego, con la sua stupenda facciata impreziosita, naturalmente, dalle immancabili piastrelle. La notte, cuore pulsante del Largo è la Casa Independente dove potrete ascoltare ottima musica dal vivo al piano nobile di un elegante e ampio appartamento.
E poco più giù, tornando verso Martim Moniz, in Rua do Benformoso c’è la Casa do Minho. Come la più famosa Casa do Alentejo visitata nel pomeriggio, anche questo è un circolo regionale, tuttavia molto più spartano e popolare, in cui si respira sempre un’aria da festa paesana. Questione d’indole della gente minhota – la regione dell’estremo nord del Portogallo che ha in Braga e Guimarães le sue città più importanti – che ancora oggi rappresenta lo zoccolo duro della clientela.
Martim Moniz e Mouraria
Rua do Benformoso ci riporta ancora una volta dalle parti di Martim Moniz e Mouraria, e quindi perché non fare un salto al bar “Anos 60” di Largo do Terreirinho? Anche qui tanta musica dal vivo, e soprattutto tanta birra, galiziana – o, per meglio dire, galega – come galiziani sono la maggior parte degli avventori. E in una serata che volge ormai al termine, l’ultima tappa potrebbe essere il Quintal, ancora in Rua das Portas de Santo Antão, e che come dice il nome stesso è un cortile – se non addirittura un orto, con tanto di oche, galline e qualche ortaggio seminato qua e là – dove potremo scegliere se dondolarci al ritmo della musica reggae all’aperto, sotto la veranda o all’interno della baracchetta che fa da bar e sala concerti. Avremo fatto così un’altra volta mattino, e potremo finalmente tornare all’ostello per un po’ di meritato riposo.
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Tutte le tappe del tour
- Lisbona in 6 giorni: prima tappa Graça, Castelo e Alfama
- Lisbona in 6 giorni: seconda tappa Chiado, Santa Catarina, São Bento e Príncipe Real
- Lisbona in 6 giorni: vita notturna tra Carmo, Bairro Alto, Bica e Cais do Sodré
- Lisbona in 6 giorni, i dintorni: Sintra, Cabo da Roca, Guincho e Cascais
- Lisbona in 6 giorni: ultima tappa a Belém
Dove dormire a Lisbona
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6 commenti
Giuli
Ciao, sono in partenza per Lisbona ed ho letto tutti i tuoi interessantissimi articoli. Ho una domanda da farti. Potresti indicare il nome di qualche ristorante di cucina goana? quale suggeriresti? grazie
Mercoledì
Ciao Giuli,
buon viaggio, Lisbona è sempre splendida!
Non mi ricordo il nome, ma io mangiai in un ristorante goano alla Mouraria, spero esista ancora!
Prova a chiedere quando ti trovi in zona, se esiste sempre sapranno indicarti nel quartiere.
Martina
Ciao, sto leggendo questo interessantissimo report di viaggio perchè andrò a Lisbona a metà settembre. Non trovo però i link dalla quarta tappa in poi…. sapete aiutarmi? grazie!! Martina
Mercoledì
Ciao Martina,
grazie per l’interessamento!
La tappa successiva è questa: https://www.mercoledituttalasettimana.com/2014/06/lisbona-dintorni-sintra-cabo-da-roca-guincho-cascais.html
E l’ultima la scriverò a breve (prima della tua partenza!) e parlerà di Belem!
A presto! 🙂 Serena
Beatrice
Ho letto finalmente tutti i post con calma e mi sto rendendo conto di quanto Lisbona sia meravigliosa e di quanto Marco riesca a farmi essere lì già ora.
Aspetto i prossimi post per scoprire qualcosa in più 🙂
Mercoledì
Ciao Beatrice,
grazie e te per averci dato l’input a scrivere tutti questi post, sono sicura che saranno utili anche ad altri lettori!
Altri post in arrivo 😉