Tirando le fila del progetto su Instagram #ispirazionidisettembre

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Cose belle

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È passata una settimana dalla fine del progetto su Instagram cui mi sono dedicata per tutto il mese di settembre, una settimana che mi è servita per far decantare le impressioni e per tirare le fila delle conclusioni a cui sono giunta.

Se non sapete di cosa sto parlando, questo è il post di riferimento in cui spiegavo progetto e intenzioni. In breve, per tutto il mese di settembre, ho pubblicato una foto al giorno a tema viaggio con una frase legata a questo mondo e con le mie considerazioni al riguardo. Era un progetto aperto, nel senso che chiunque poteva usare l’hashtag #ispirazionidisettembre e condividere le proprie emozioni. Devo dire che la partecipazione è stata tanta e per me questa è una grande conquista! In questo post vi parlo di tutto quello che ho dedotto da questo esperimento.

1. Le persone al centro

Al primo posto delle mie conclusioni metto le persone, perché senza la partecipazione attiva nei commenti, le conversazioni private che ne sono scaturite e l’uso dell’hashtag anche da parte di altri oltre a me #ispirazionidisettembre non sarebbe stata la stessa cosa. Quello che mi ha sorpreso positivamente è che questo progetto mi ha permesso di conoscere seppur virtualmente delle belle persone con cui condivido pensieri e modi di agire: questo è il bello della Rete, non è vero che è solo un mondo marcio. Alcune foto hanno ispirato dei pensieri profondi, si sono create delle conversazioni che mi hanno arricchito: per me questo è il più grande regalo.

2. La programmazione è tutto

Non sarebbe stato possibile pubblicare una foto al giorno senza un’attenta programmazione. L’ho presa come un lavoro e ho capito che, se usi Instagram anche per scopi lavorativi, hai bisogno di essere organizzato, l’improvvisazione non fa più parte di questo social. Per poter pubblicare una foto al giorno mi sono servita innanzi tutti di un tool che uso per i miei clienti per il lavoro di social media manager. Si chiama Onlypult e non sono stata pagata per dirvelo (tanto è vero che la programmazione ha fatto cilecca proprio sul primo post!) ed è stato un acquisto ponderato insieme alla mia collega Daniela dopo aver sondato il mercato. In pratica questa piattaforma permette di programmare tutto (foto, didascalia, hashtag, geolocalizzazione, tag, momento di pubblicazione) con anticipo, sollevandoti dall’incombenza di dovertelo ricordare ogni giorno (per me è stato fondamentale perché avevo deciso di pubblicare sempre alla stessa ora, alle 9 di mattina, quando sto tornando dal nido per accompagnare mia figlia o sto rassettando casa prima di mettermi a lavorare in un ambiente in cui è possibile concentrarsi).

Ma non è solo una questione di piattaforma: la programmazione consiste anche nel sapere quali contenuti pubblicare, sia foto che testo. Questa parte è stata tosta, lo ammetto, e non sempre sono riuscita a coordinare la foto con la didascalia. Mi spiego meglio: avevo delle foto dell’ultimo viaggio in Norvegia che avevo voglia di pubblicare, ma non volevo metterne 30 tutte su quel viaggio e andare a ripescare troppo indietro nel tempo negli hard disk non sempre mi ha soddisfatto. Se invece avessi prima scritto tutti i testi e poi preparato delle foto ad hoc il progetto sarebbe stato più coerente. Adesso lo so e proverò a organizzarmi di conseguenza. Comunque si conferma un principio sempre valido sui social e nella comunicazione in generale: se non sai cosa vuoi dire è un bel problema.

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3. La costanza non è una cosa così scontata

In questo mese ho capito che chi riesce a pubblicare ogni giorno una foto e a fare stories con costanza è una macchina da guerra! Se si decide che Instagram è parte della strategia comunicativa del proprio progetto (sia esso un travel blog, un food blog o una piccola attività), allora questa deve essere un’attività programmata del proprio lavoro. Non si possono buttare lì contenuti non curati o saltare troppi giorni di pubblicazione: Instagram va usato con costanza e con uno stile coerente, riconoscibile. A voi tutti che avete voglia di mostrarvi nelle stories ogni giorno complimenti: io mi sento spesso inadeguata, vestita male o non truccata, con l’umore inadatto a condividere cose belle o con nessuna voglia di condividere i fatti miei.

4. La qualità fotografica paga

Di tutte le foto che ho pubblicato, alcune erano belle, altre carine, altre passabili, alcune forse era meglio se rimanevano nel mio hard disk, ma è davvero difficile mantenere la stessa qualità elevata per ogni singolo post a meno che non si sia dei fotografi o che non si scattino delle foto ad hoc pensate e ragionate apposta per Instagram. Ho scoperto che non occorre che la foto sia scattata con una buona macchina fotografica per piacere: quella che ha preso più like e condivisioni di tutto il progetto era scattata col mio iPhone che ha già qualche anno e una qualità fotografica scarsa. Qual è il segreto allora? Credo stia nel giusto mix di taglio della foto punto di vista e fotoritocco. A tal proposito, dopo varie prove, il programma che preferisco in assoluto è Snapseed.

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5. Il coinvolgimento emotivo fa la differenza

Quando postavo foto che mi piacevano particolarmente o condividevo pensieri su cui avevo ragionato a lungo, il post aveva un successo maggiore rispetto a foto che non mi convincevano del tutto o a discorsi che erano rimasti un po’ troppo in superficie. Come risolvere allora il dilemma del postare ogni giorno essendo sempre pregni di contenuti? Non lo so, forse meno e meglio è la soluzione migliore, ma non ne sono ancora sicura.

6. I numeri e la crescita

Uno dei presupposti con cui mi sono imbarcata in questo progetto era provare a crescere organicamente su Instagram senza i trucchetti che piacciono tanto alla maggior parte dei blogger con i numeroni. Ebbene, adesso so che lavorare tenacemente su un progetto ripaga della fatica, ma ovviamente con un andamento molto più lento rispetto all’acquisto di follower o l’uso di bot. In un mese di pubblicazioni costanti sono cresciuta di circa 200 follower e a mia volta ho aggiunto persone che durante il progetto si sono dimostrate affini a ciò che mi piace vedere e leggere. In questo mese, inoltre, mi sono appassionata alle stories, solo che ho capito che sono un potenziale buco nero dal quale esci dopo un’ora di visione compulsiva e passiva senza esserti accorto del tempo che passa.

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La foto che ha ricevuto più like e condivisioni: Bergen al tramonto

 

7. A frequentare spesso un posto ti accorgi anche di quello che non ti piace

Instagram è un po’ come una storia d’amore: all’inizio c’è l’infatuazione e tutto ti sembra andare alla perfezione, poi più si va avanti più ti accorgi dei difetti dell’altra persona e sta a te a quel punto decidere se il gioco vale la candela. A frequentare Instagram ogni giorno ho rilevato dei comportamenti che non sopporto e da cui mi voglio tenere alla larga, me ne segno qualcuno giusto per vedere se anche voi la pensate come me:

  • quelli con i grandi numeri raramente commentano piccoli profili, ma quando qualcuno lo fa è un bel messaggio (ti seguo perché mi interessi, non perché hai numeri alti);
  • mi piacciono le foto curate, ma quelle di famiglie per forza felici o di pose assurde non mi vanno proprio giù, anche se vedo che vanno per la maggiore. Provo a immaginarmi in una posa romantica davanti a un tramonto o a spararmi le pose davanti a un monumento e no, non fa proprio per me;
  •  i bambini su Instagram… parliamone! Personalmente non posto mai foto in cui si vede la faccia di mia figlia e mi domando anche se sia giusto condividere alcune foto in cui si intravede o in cui si vede di schiena, dall’alto, ecc. Mi spiegate come fate a usare i vostri figli per promuovere oggetti o sponsorizzare prodotti? Io mi sentirei male, eppure vedo delle robe che voi umani…
  • vedo foto orrende con un sacco di like e penso che dal tunnel dei bot non usciremo mai;
  • vedo foto bellissime con pochi like e mi domando se c’è una giustizia estetica da qualche parte là fuori;
  • vedo delle pratiche nelle stories che mi mettono tristezza, del tipo: “ehi, la mia foto bellissima che ho pubblicato da un paio d’ore non ha ancora millemila like, colpa dell’algoritmo di Instagram, correte a dirmi se l’avete vista!”. Dai eh, siamo adulti, perbacco! Oppure: “se raggiungo mille like alla foto vi svelo dove l’ho scattata”. Dai eh, ce la puoi fare! Ok creare engagement ma senza fare le vittime del sistema;
  • non so se ci avete fatto caso, ma nessuna delle mie didascalie finiva con l’odiosa domanda “e voi?”. È vero, tutti gli pseudo manuali marchettari dicono di coinvolgere i fan con delle domande, ma trovo che si sia raggiunto un livello di saturazione tale che il livello medio delle domande in fondo ai post è “a me piace dormire otto ore di fila, e a voi?” oppure “a me piace mangiare i ceci dopo averli tolti dalla scatola di latta, e voi?” Suvvia ragazzi, coinvolgete in maniera meno stupida i vostri fan!

E adesso?

Adesso credo che temporeggerò un po’ con qualche scatto quando mi va, cercando di pubblicare qualcosa ma prendendomi anche il tempo per capire bene qual è la direzione che voglio prendere. Per esempio sarebbe interessante ampliare il pubblico parlando anche in inglese nelle didascalie, o trovare nuovi progetti con foto curate, set carini, chissà. I prossimi mesi saranno speciali per me: lavorerò per tutto ottobre e novembre lo dedicherò all’attesa. È giusto che questa nuova vita che porto in grembo abbia tutte le attenzioni del mondo, quindi sarà la mia priorità assoluta. Però è stato bello questo progetto, sono contenta di averlo condiviso. E voi? Ahaha non scherzo! Grazie a tutti quelli che hanno partecipato.

Trovate tutte le foto e le didascalie che ho pubblicato su questo album sulla pagina Facebook oppure direttamente sul mio account Instagram @serenapuosi.

16 commenti

  • Ciao Serena, post molto interessante e di buon senso su Instagram, mi sono ritrovata in molte più cose qui che nei mille post degli esperti di cui parli anche tu. Grazie!

    • A

      Mi fa veramente piacere Giulia!
      Grazie mille! Un abbraccio!

      • Ho riletto questo post con rinnovato interesse, dopo svariati mesi. Recentemente ho ‘deactivated’ il mio account instagram, perché per me era frustrante che la gente si fermasse lì e non visitasse più il blog come “ai vecchi tempi”. Probabilmente si tratta di saper trovare il giusto progetto, come hai fatto tu, ma sono talmente stufa di alcuni aspetti di Instagram (molti dei quali descritti anche in questo tuo bel post) da non riuscire a trovare la giusta chiave creativa per usarlo…

        • A

          Ciao Giulia,
          grazie per essere tornata a leggere questo post, in effetti ho visto che non sei più attiva e capisco la frustrazione che provo spesso anche io.
          Quando sento momenti di blocco semplicemente mi fermo anche io, continuando però a usare le Stories perché mi piacciono e mi avvicinano alle persone che mi seguono. Sto anche leggendo “Il mio Instagram” di Marta Pavia per farmi un’idea di cosa voglio e ho in mente altri progetti, ma ho poco tempo e questa è la prima cosa che salta. Un altro modo per prendere ispirazione è farmi un giro di hashtag che mi interessano e scoprire account belli. Un abbraccio Giulia!

  • Sono d’accordissimo con tutto quello che hai detto, e ti faccio i complimenti per la buona riuscita del progetto! 🙂
    Mi hai fatto venir voglia di mettermi sotto con IG… saranno almeno 20 giorni che non posto nulla! D:

  • brava, post davvero interessante e complimenti per essere arrivata in fondo (e condivido totalmente quello che non ti piace di Instagram)

    • A

      Ciao Patrick,
      è sempre un piacere sapere che condividi un mio pensiero.
      Ammetto che non è stato semplice finire il progetto ma la mia forza di volontà è stata ferrea!
      Adesso devo capire come e cosa ricominciare a pubblicare!

  • Brava Serena (come sempre). Posso aggiungere una categoria di persone che io prenderei a randellate? I follower/unfollower compulsivi. Ti seguono, si beccano il follow di ricambio (perché li ritieni affini a te, non per una semplice cortesia) e immediatamente ti tolgono il loro. Bisognerebbe spiegare che esistono dei tools per tracciare questi comportamenti.

    • A

      Non mi spiego come ho fatto a dimenticarmene, Marco! Randellate a go go! 😀
      Grazie per l’appoggio, sono contenta di non essere la sola a pensarla così.

  • Bellissimo progetto, connubio perfetto tra poesia e grande organizzazione 🙂

  • Mi trovi d’accordissimo sul “lato oscuro” di Instagram, finalmente qualcuno che ne parla! A me non piacciono nemmeno quei profili con la tanto decantata uniformità cromatica, va bene migliorare le foto, ma perchè snaturarle tanto? Mi sono accorta di queste pratiche svilenti da quando ho aperto il blog e ogni tanto rimpiango quando usavo instagram solo per condividere foto di viaggi con i conoscenti . Per fortuna non sono tutti così 😉
    Un abbraccio Serena

    • A

      Ciao Benedetta,
      sono contenta di trovarti d’accordo! Spesso non c’è la percezione di cosa è diventato Instagram e volevo aprire un piccolo spiraglio su un altro modo di fare le cose. Grazie ancora!

  • Ciao, due domande: Onlypult si usa da desktop? E voi? 😉

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