Dash, il nostro inseparabile autista del viaggio in India, ci guarda di sottecchi nello specchietto retrovisore, sulla sua bocca un sorriso beffardo ci sfida a rispondere: “Sapete perché a Pushkar si trova uno dei pochissimi templi induisti al mondo dedicati al dio Brahma?“. Avevo letto qualcosa a riguardo, ma adoro i racconti accorati e l’ho lasciato proseguire senza intervenire.
Con calma cadenzata inizia la sua storia accertandosi che noi siamo sempre sul pezzo a pendere dalle sue labbra. Scandisce le parole come solo un abile affabulatore sa fare, intervalla le frasi con domande per metterci alla prova oltre che per essere sicuro di essere al centro dell’attenzione, fonte inesauribile della nostra conoscenza dell’India filtrata dalla sua censura.
La leggenda del lago sacro di Pushkar
Leggenda vuole che il lago sacro che fa di Pushkar una delle città più fotogeniche del mondo sia nato per un fiore di loto lasciato cadere in quel punto dal dio Brahma. Ma non è questa la storia più avvincente che riguarda la prima persona della Trimurti (composta da Brahma, Vishnu e Shiva), il Creatore del variegato pantheon induista. Dash ha lanciato il sasso e a noi non resta che starlo ad ascoltare.
Si dice che Brahma un bel giorno fosse stato chiamato ad assistere a una cerimonia per scacciare non so quali demoni da Pushkar. Ma non doveva presentarsi da solo, bensì presenziare al rito in compagnia della moglie Sarasvati. Però si sa: quando c’è da fare bella figura a una festa ufficiale mica ti puoi presentare così come capita, devi essere impeccabile, soprattutto se sei la moglie di un personaggio di tale spessore. Dash testa su di me la veridicità di quest’affermazione, obbligandomi in maniera implicita a confermare che le donne svernano in bagno per farsi belle, calcando questo luogo comune che, per quanto sappia che nella maggior parte dei casi sia vero, non mi appartiene assolutamente. Lui non sa che sta parlando con una che si alza dal letto alle 6.30 e alle 7.15 è già sul treno a dieci chilometri da casa vestita, truccata e con tanto di colazione fatta.
Dash è soddisfatto della mia approvazione e va avanti a raccontare che i preparativi di Sarasvati per farsi bella andarono per le lunghe, e Brahma per levarsi dall’impaccio di presentarsi in ritardo e senza consorte pensò bene di andare alla cerimonia accompagnato da un’altra donna. Ora, non occorre essere induisti per capire che se c’è qualcosa che fa andare tutte le furie una donna – sia essa una comune mortale o una dea – è il tradimento. Puoi essere anche Dio in terra o Brahma, ma questo colpo basso proprio era meglio evitarlo.
Fu così che Sarasvati mandò a Brahma uno di quegli anatemi pesanti riservati agli acerrimi nemici: la maledizione che scagliò sul compagno voleva che da nessuna parte al mondo si potesse venerare il dio che l’aveva tradita. Poi, presa da un moto di compassione, gli concesse un tempio a Pushkar, e quello gli doveva bastare. Ecco svelato l’arcano, che tra l’altro porta con sé delle verità vecchie come il mondo: mai fare incavolare una donna.
L’ingresso a Pushkar
Mentre Dash se la ride sotto i baffi ed io con lui arriviamo all’ingresso di Pushkar, una città carica di aspettative e luoghi comuni, per me imprescindibile da un viaggio in India del Nord e per quanti mi hanno aiutato a stilare le tappe del giro liquidata con un laconico “più di mezza giornata a Pushkar è tempo sprecato”.
Com’era ovvio che fosse, questa frase lasciata un po’ in sospeso non ha fatto che incuriosirmi di più, alzando il livello del mio stupore quando ho visto che si entra in città solo se delle guardie preposte alzano una sbarra dopo il pagamento di un pedaggio d’ingresso. Inoltre, Dash in versione Dottor Jeckill e Mister Hide indiano è passato repentinamente dal riso alle raccomandazioni da maresciallo, con quel suo piglio saputello che a tratti mi faceva uscire dai gangheri: “Siamo entrati a Pushkar, non indossate niente di pelle, non date retta a chi si propone come guida, ignorate tutti e tornate qui entro due ore”.
Ho il vizio di fare sempre il contrario di quanto mi viene imposto senza prima aver patteggiato, ma devo ammettere che un po’ di sospetto verso il resto del genere umano te lo fanno venire parole pronunciate in maniera così stentorea. È così che ci avviciniamo al tempio di Brahma coi piedi di piombo (scalzi ovviamente) e che, seppur infastiditi, lasciamo che ci accalappi una guida improvvisata che ci fornisce subito petali di fiori per omaggio al dio e pallino rosso d’ordinanza al centro della fronte. Non riesco a godermi il tempio: gente rumorosa e incurante degli spazi vitali altrui e con un diverso paradigma di prossemica, mani tese, troppi edifici religiosi visitati in pochi giorni, mi sento come in una centrifuga incapace di pigiare il tasto di spegnimento.
Il lago sacro
Decidiamo così di cercare l’elemento vitale la cui vista mi rimette al mondo, e in assenza del mare ci dirigiamo al lago sacro, dove gli induisti devono recarsi almeno una volta nella vita, una sorta di Mecca dove lavare panni e anima circondati da un panorama di case bianche e azzurre che sembrano di cartongesso, pronte a venir giù al primo alito di vento. Pushkar a tratti è surreale, passa dal fermento delirante del tempio di Brahma circondato da bancarelle di cianfrusaglie al silenzio di quel lago immobile incrinato solo dalle abluzioni dei fedeli scesi dai ghat e dalle litanie delle puja, le preghiere della sera.
Per arrivare al lago facciamo una passeggiata nella via principale della città, tra mucche che cercano di entrare nelle bancarelle che vendono pantaloni sbracati e maglie di cotone già scolorite in partenza, tra negozi di barbieri che sembrano usciti da un film e da uno squallore meno pronunciato vivacizzato dai gruppi di donne con quei sari sgargianti da togliere il fiato. Schivati banchetti di ogni sorta, centri di yoga che nascono come funghi e fricchettoni piovuti da ogni angolo del globo per fare finta di essere poveri almeno un paio di settimane l’anno, raggiungiamo uno degli ingressi ai ghat, che vanno percorsi rigorosamente scalzi e possibilmente contribuendo alla causa induista pagando qualche rupia.
I cartelli con una miriade di regole da rispettare sono dipinti direttamente sui muri intonacati di fresco, sono lì per ricordare che è proibito l’uso di droga, di alcol, di carne, che non si può urlare, correre, giocare sui gradoni. Al contempo però le mucche possono banchettare insieme a stuoli di gabbiani a un passo dalla sacralità, e tutte quelle regole paiono subito messe lì giusto perché ci devono stare.
Lo spettacolo che si para davanti agli occhi sarà destinato a rimanere scolpito nella mia mente a lungo, edulcorato dal tempo, dolce come solo i ricordi possono essere. Ci sono donne in gruppi numerosi che siedono sui gradoni a contemplare il lago, ci sono bambini grandi quanto scriccioli che si bagnano per la prima volta nelle acque sacre, ci sono dei contrasti di colori potenti e il dito non può fare altro che scattare in continuazione, in contrasto con qualche regola restrittiva ma non col mio sentire. Con buona pace di Dash costretto ad aspettarci più del tempo pattuito. I sogni, del resto, non hanno tempo.
Qui trovate tutti i post sull’India:
- Un nuovo viaggio all’orizzonte: India del Nord arrivo!
- Dieci cose dell’India che non dimenticherò mai
- Come organizzare un viaggio in India del Nord
- La polvere di Mandawa, in India del Nord
- Varanasi: la vita che scorre lungo il Gange
- Come richiedere e ottenere il visto per l’India (ovvero di quando scrivevo romanzi gialli)
- Strade indiane: ho visto cose che voi umani…
- Jaisalmer, il castello di sabbia nel deserto indiano
- Taj Mahal: l’amore eterno celebrato ad Agra
- Nel deserto del Thar a dorso di cammello
- Libri che parlano d’India
- Il tempio Karni Mata in India (non aprire questo post se hai paura dei topi!)
Free Tour di Pushkar
Qui, invece, trovate altre proposte per godervi al meglio la città con i tour organizzati da Civitatis.
Disclaimer
All’interno del post trovate link a siti affiliati per la prenotazione dei tour. Significa che se cliccate sul link e prenotate sul sito, io ricevo una piccola percentuale sull’acquisto anche se voi non avrete nessun costo aggiuntivo. Utilizzando questi link aiuterete a supportare il mio blog e tutto il lavoro di cui usufruite gratuitamente. Grazie!
Ti è piaciuto questo post sull’India?
Sei appassionato di questa terra?
Ho scritto un libro su questo viaggio. Si intitola “Indimenticabile India. Racconti di viaggio in India del Nord tra il Rajasthan, Agra e Varanasi” ed è disponibile sia in formato cartaceo sia elettronico. Se ti interessa lo trovi qui. GRAZIE!
4 commenti
Fabio Nodari
Complimenti per le foto davvero belle e per l’articolo..
Mercoledì
Grazie mille Fabio sia per i complimenti sia per essere passato di qua!
La Ste
Sono stata indecisa un mese fra Vietnam e India, poi abbiamo scelto Vietnam.
Ma l’India mi attrae troppo e allo stesso tempo mi impaurisce, devo assolutamente farla. Tu, ovviamente, stai contribuendo e non poco a decidere per questo viaggio che rimandiamo da un po’.
Bellissime foto! Brava Sere!
Mercoledì
Sono contenta di contribuire a questa suggestione, è una delle missioni di questo blog, disegnare con le parole! Vedrai che prima o poi il fascino dell’India ti chiamerà a sé senza poterlo rimandare oltre!