Sono tornata da poco dalla Cambogia passando per Bangkok, ho pagine su pagine da raccontare eppure sento che ogni cosa ha bisogno del suo tempo, che non si possono anticipare gli eventi. Ieri sistemavo le foto di Angkor e la commozione è arrivata svelta con un nodo in gola già dalla prima immagine, riportando a galla quella buona onda del viaggio, quella persistente sensazione di benessere che ha accompagnato i miei passi in quella terra. Forse ho bisogno di far sedimentare ancora un po’ per far sì che quello che è ancora palpabile a pelle diventi una storia da raccontare.
Mentre tento di elaborare il ricordo senza perdere neanche un granello di questo vissuto recente, oggi nel mio cuore risale prepotente la pietra scolpita di Petra, dove la Giordania fa bella mostra di sé con un’eleganza composta e un contegno che solo le signore di una certa età sanno esibire senza mai scadere nella sfrontatezza. Guardo le foto di questi giorni che ritraggono una Petra ammantata di bianco, gelida eppure calda d’accoglienza, e scanso mentalmente la neve per avvicinare l’immagine a quella che serbo nei ricordi, quelli di un posto arroventato dal sole di luglio.
È la notte che precede la visita al sito archeologico, sono da sola in una stanza d’albergo a Wadi Musa e mi siedo sul letto con gli occhi sgranati. Non riesco a prendere sonno. So cosa mi sta succedendo: sono talmente felice di essere a un passo dalla scoperta di questo posto che le palpebre non sono capaci di arrendersi al sonno. Per anni ho divorato con gli occhi le foto di Petra, ho covato questo sogno maneggiandolo col riguardo che si addice alle cose preziose. Adesso sono qui: basta che spalanchi la finestra per sentirne l’odore, come un’animale che annusa la preda nell’aria.
Una rapida consultazione con i miei compagni di viaggio mi conferma che Morfeo sta scioperando anche da loro, tanto vale crogiolarsi nel canto del muezzin che dirompe improvviso e noncurante di chi era riuscito ad abbandonarsi al sonno dei giusti. Anche la litania incomprensibile che si propaga nell’aria immobile dell’estate contribuisce a delineare questo acquerello: la cassa toracica sembra ridicolmente stretta per contenere l’emozione. Mi obbligo a dormire per godermi ogni istante del giorno che verrà.
È la mattina in cui esaudirò il sogno di vedere Petra, siamo all’ingresso del sito, saranno quasi 40 gradi e, nonostante il caldo che mi abbassa la pressione provando a fiaccare il mio slancio, cerco di cogliere ogni dettaglio di questa avventura. Sono una corda di violino, mi sembra di non essere nemmeno capace di scattare delle foto decenti. Sono emozionata. Ho anche paura di avere delle aspettative troppo alte e vederle infrangere come riflesse in uno specchio rotto. Distolgo questi pensieri alla prima sosta all’ombra di un negozio di souvenir dove facciamo il quadro storico con Fuad, la nostra guida.
È il momento di percorrere il Siq, un lungo budello di terra scavato tra costoni erti di roccia ocra tendente al rosso. Tra le rocce comincia a scorgersi la mano dell’uomo: c’è un ingegnoso sistema idraulico progettato dai Nabatei, un popolo su cui aleggia il mistero della storia. Ci sono delle nicchie votive, ci sono delle carrozze che provano a distrarmi ma non ci riusciranno. Arriviamo in fondo al Siq mentre chiudo gli occhi per centellinare la commozione, sono ossessionata dal vivere tutto appieno e so che dietro quella roccia sporgente la storia alza un velo per dare il meglio di sé. Muovo gli ultimi passi che mi separano dal Tesoro, un marmocchio mi si avvicina scartabellando cartoline scolorite e dicendomi “Signorina, ti è caduta una cosa… il tuo cuore”.
Mi ritrovo a detestarlo proprio al cospetto di una delle sette meraviglie del mondo moderno, il momento è irrimediabilmente guastato per questa inezia che non riesco a farmi scivolare via. Incanalo la rabbia e la sfogo verso qualcosa di materiale, trovo come appiglio quelle bruttissime edicole che vendono cianfrusaglie e bibite fresche proprio a un passo da questa meraviglia scolpita nella pietra. Chissà chi è quel coglione che ha permesso di costruire qui, penso, ed è tutto passato.
Comincio a concentrarmi sul Tesoro, ne accarezzo i dettagli con lo sguardo, mi soffermo su questa perfezione antica e per una volta mi sento fiera di appartenere alla razza umana. Nemmeno i finti centurioni che chiedono soldi per una foto riescono a rompere l’incanto, nemmeno i turisti col bollino della crociera potranno scalfire questo sogno. Non faccio in tempo a esaurire la meraviglia che è già tempo di continuare l’esplorazione, il Tesoro non è che un piccolo seppur famoso scrigno di bellezza che il sito ha da offrire.
Passiamo di fronte all’anfiteatro e alle tombe scavate nella roccia all’altezza di un palazzo di qualche piano, ci sentiamo impotenti di fronte alla friabilità della roccia e allo scorrere dei secoli. Ogni tanto giordani a cavallo scadenzano la camminata con un batter ritmato di zoccoli mentre cerchiamo un po’ d’ombra tra i rari alberi. Spezziamo la visita con un pasto ristoratore e un immancabile hummus, penso a Fuad che non mangia per rispettare il ramadan e invidio la sua forza d’animo. Il bello deve ancora venire.
Non avevo idea di cosa mi aspettasse quando mi sono buttata con slancio nell’impresa di raggiungere il Monastero. Un numero imprecisato di ripidi scalini sotto il sole del meriggio mi rammenta la caducità dell’uomo, le bancarelle di kefie disseminate sul percorso me ne ricordano l’ingegno: come faranno queste persone a recarsi ogni giorno in un posto di lavoro così impervio?
Scoprirò poi che molti di loro hanno un asino o un cavallo, altri rimangono direttamente qui, casa e bottega, per spostarsi in città solo una volta alla settimana per le provviste. Mi sembra incredibile che riescano a gestire un’attività arroccati su questi speroni di roccia, sotto zenit infuocati, lontani da ogni comodità.
Gli ultimi metri sono provanti, mi trascino per inerzia al cospetto del Monastero guidata dalla voglia di scoperta. Quello che vedo mi lascia senza fiato non tanto per la stanchezza quanto per la maestosità. A volte l’uomo è proprio capace di fare miracoli sulla Terra. Ancora un ultimo sforzo ci condurrà sulla collina di rimpetto al Monastero, su quella che un cartello buffo scritto a mano indica come “Top of the world best view in Petra”.
Davanti a me lo stupore della roccia perfettamente scolpita, dietro di me le ultime propaggini della Giordania prima che una linea tracciata su una cartina segni l’inizio dello Stato di Israele. Il vento soffia caldo sui pensieri, una pace panica si impossessa di me: ogni sforzo, ogni scalino vale la pena pur di ammirare questa bellezza.
12 commenti
Tiziana - lavaligiainviaggio
E’ vero, Petra è un sogno. Io non riuscivo a dormire già due settimane prima di andarci.
La Giordania è magica. Petra incantevole.
Ciao Serena.
Mercoledì
Come ti capisco Tiziana!
È uno di quegli spettacoli difficili da immaginare tanto è intenso!
Auguro a tutti di avere la fortuna di visitare Petra!
DEborah - Appuntidiviaggio.net
Bellissime parole, bellissime foto e bellissima Petra!! Quei colori sono ancora ben vivi nei miei ricordi, difficili da dimenticare! 🙂
Mercoledì
Grazie Deborah,
detto da una viaggiatrice come te mi fa ancora più piacere!
La Giordania entra prepotentemente nei pensieri!
83saretta - Viaggio AnimaMente
Capisco perfettamente la tua emozione ^_^
Visitare Petra è stato qualcosa di unico e indescrivibile anche per me!
Mercoledì
Sono quelle cose che ti si infilano sotto pelle e non ti mollano più!
Ho voglia di tornarci! 😀
Ciao Saretta!
Marta
I colori della Giordania sono davvero un pezzo d’arte..
Mercoledì
Vero Marta,
è qualcosa che non ho mai visto in nessun altro posto.
Da foto!
simona
Ciao per aprile vorrei andare in Giordania, sono io e una mia amica non vorremmo fare il viaggio organizzato dai vari tour operator , che cosa mi consigli?
Tu sei partita con un gruppo? Da dove? A che ora ? E in che giorno della settimana? Sei rimasta una settimana? Avevi già prenotato la macchina e gli alberghiera? Due donne sole rischiano? ? Abbiamo avuto brutte esperienze a marrakesch quindi…aspetto con ansia una tua risposta. Scusa delle tante domande s pero a risentirci
Mercoledì
Ciao Simona,
ottima idea organizzare un viaggio in Giordania!
Poi aprile come periodo è perfetto.
Qui su questo post ho già scritto diverse informazioni di quelle che mi chiedi: https://www.mercoledituttalasettimana.com/2014/07/come-organizzare-un-viaggio-in-giordania.html
Molto dipende dal budget, io sono partita con un gruppo di 5 persone da Roma Fiumicino nel pomeriggio per arrivare alle 20 ad Amman. Siamo stati una settimana ma non ricordo di che giorno della settimana sono partita. Essendo un viaggio organizzato, macchina, guida parlante italiano e hotel erano tutti già prenotati. Se vuoi ti do il contatto della guida giordana per chiedere un preventivo. Mi sono trovata benissimo però forse in due la spesa è alta.
Due donne sole possono tranquillamente viaggiare in Giordania, però sono stata da sola con un mia amica in Marocco e non ho avuto problemi nemmeno lì, quindi forse è un po’ soggettivo ma comunque mi sento di dirti che la Giordania è tollerante e sicura.
Se hai bisogno di altre informazioni scrivimi pure!
Serena
Elisa
Muoio dalla voglia di andarci! Speriamo di riuscire ad organizzarmi presto e a recuperare!
Mercoledì
Te lo auguro Elisa! Petra è fantastica, ma è tutta la Giordania più sconosciuta ad avermi stregato! Ne ho scritto un po’ sul blog, trovi tutto qui: https://www.mercoledituttalasettimana.com/viaggi-2/asia/giordania