Se qualche anno fa mi avessero detto: “un giorno andrai in Swaziland” avrei risposto qualcosa del tipo: “Swazi che?”. Se oggi mi chiedessero: “Perché andare in Swaziland?” forse ancora non saprei la risposta, ma è quello che sto cercando di mettere insieme per questo post!
In realtà di cose da vedere e da fare in Swaziland ce ne sono parecchie, specialmente se si è amanti dei parchi naturali, ma noi venivamo da tre giorni al Kruger National Park in Sudafrica e stavamo cercando qualcosa di diverso. Quello che vi racconto in questo post è un’infarinatura sul paese e la mia esperienza in Swaziland.
Partiamo dalle basi.
Dove si trova lo Swaziland?
Il Regno dello Swaziland si trova nell’Africa del Sud e confina con il Sudafrica a nord, ad ovest e a sud e con il Mozambico a est. Il paese è molto piccolo, letteralmente significa “terra degli Swazi” dalla principale etnia del paese e non ha sbocco sul mare, fattore che contribuisce a renderlo uno dei paesi con il più basso livello di sviluppo economico, anche se ha un reddito pro capite superiore alla media africana.
Due dati dello Swaziland colpiscono come un secchio d’acqua in faccia di primo mattino: lo Swaziland è il paese più colpito del mondo dall’AIDS e l’aspettativa di vita è di 31 anni per gli uomini e 32 per le donne. Una cosa incredibile nel 2016, eppure è la triste realtà.
Perché andare in Swaziland?
Lo Swaziland è una meta molto gettonata per i turisti sudafricani, che vanno soprattutto alla ricerca di parchi naturali e animali. Per me questo nome aveva il fascino dell’esotico e alcune cose che avevo letto prima di arrivare avevano attirato la mia curiosità, per esempio il fatto che esistano ancora delle tribù basate sul potere di un capo, che esista ancora la poligamia e che durante alcune feste tradizionali il sovrano scelga un’altra donna in età da marito da aggiungere al suo harem.
Durante il nostro viaggio in Sudafrica dovevamo raggiungere la costa sud-est e più precisamente Durban, perché da lì partiva il volo che ci avrebbe portato a Cape Town. Non avevamo un itinerario preciso ma solo qualche vaga idea e, lo ammetto, l’insensata voglia di aggiungere uno stato alla lista di quelli visitati (e poi quando mi ricapiterà di passare dallo Swaziland?).
Siamo entrati in Swaziland dalla frontiera di Ngwenya/Oshoek, una delle più frequentate, ma abbiamo sbrigato le pratiche alla frontiera in pochi minuti. Da tenere bene in mente gli orari di apertura e chiusura delle frontiere prima di intraprendere il viaggio, perché altrimenti rischiate di rimanere fuori e nei dintorni vi assicuro che c’è il nulla per chilometri.
Lo Swaziland ospita sei parchi naturali, ma se l’intenzione è quella di fare qualcosa di diverso ecco qualche spunto di seguito. Noi avevamo prenotato una notte al Mantenga Lodge, nella Ezulwini Valley, poco a sud di Mbabane, la capitale amministrativa dello Swaziland, quindi abbiamo saltato anche la visita alla città perché si stava facendo buio e avevamo bisogno di riposarci dopo diverse ore di macchina (senza considerare che Tommaso aveva appena preso dimestichezza con la guida a sinistra).
Cosa fare un giorno in Swaziland
Subito dopo la frontiera, lo Swaziland si presenta con un susseguirsi di curve tra valli desolate intervallate da sporadici villaggi le cui case hanno tetti di paglia e poche masserizie. Passata Mbabane, invece, il terreno digrada e si ammorbidisce con le colline della Ezulwini Valley, che alla lettera significa “luogo del paradiso” ed è proprio lì che ci siamo diretti.
Ezulwini Valley
Negli anni 60 e 70 questa valle conobbe un turismo dedicato specialmente al gioco d’azzardo: per fortuna che col passare del tempo i casinò sono chiusi per lasciare spazio alle bellezze naturali della zona. È proprio in questa zona che abbiamo prenotato l’alloggio per andare l’indomani ad esplorare la Mantenga Valley e il Mantenga Cultural Village.
Mantenga Valley
La Ezulwini Valley Road, spostandosi a sud, fa una deviazione verso la Mantenga Valley, dove si trovano luoghi conosciuti come “Mammelle di Sheba” e “Roccia delle Esecuzioni”, dalla quale un tempo ladri e malfattori erano costretti a gettarsi per colpa del loro crimine. Dopo una cena nel ristorante del lodge con una stupenda terrazza affacciata proprio sulla Roccia delle Esecuzioni e una dormita ci siamo svegliati la mattina con l’idea di visitare il Mantenga Cultural Village all’interno della Mantenga Nature Reserve.
Mantenga Cultural Village e Mantenga Nature Reserve
Le principali attrazioni della Mantenga Nature Reserve sono il Mantenga Cultural Village e le Mantenga Falls. Per accedere al Mantenga Cultural Village, la riproduzione di un villaggio swazi del XIX secolo, si pagano 150 emalangeni (la valuta dello Swaziland) a testa e conviene arrivare poco prima dello spettacolo in costumi tradizionali che si svolge due volte al giorno, alle 11.15 e alle 15.15. Qui si può girare tra le case rotonde fatte di legname e pelli di animali e recintate da alte palizzate e assistere a canti e danze tradizionali.
Finito lo spettacolo in cui il pubblico viene coinvolto a ballare vale la pena fare una passeggiata di circa una ventina di minuti fino alle Mantenga Falls, delle cascate alte 95 metri circondate da un paesaggio bucolico che sembra uscito da una cartolina. Lì trovate anche tavoli di legno, panchine e barbecue ma dovete portarvi il cibo dietro perché non ci sono punti di ristoro in mezzo alla natura. Quando il clima lo permette, si può fare il bagno nelle pozze sotto la cascata.
Manzini
Dopo l’escursione a piedi alle Mantenga Falls ci era venuta una gran fame, ma il ristorante del Mantenga Cultural Village non offriva un granché, così abbiamo preso la macchina e ci siamo diretti a sud finché non abbiamo trovato qualcosa per pranzare. La scelta è ricaduta su Manzini, non tanto perché sia bella da visitare, tutt’altro, ma perché sembrava dalla guida che la scelta fosse più ampia. Mi sa che abbiamo sbagliato a fidarci dei suggerimenti della guida perché siamo finiti in una bettola che era il covo dei tifosi di calcio di Manzini con un menù abbastanza monotematico a base di carne. La ciliegina sulla torta è stata l’incontro con uno dei pazzi del paese che ci ha dichiarato di essere in cerca di una moglie italiana. Donne, fatevi sotto!
È di nuovo il momento di tornare in Sudafrica passando dalla frontiera di Mahamba e poi via in macchina fino a Piet Retief, dove abbiamo fatto un’esperienza assurda nella guest farm di Elsie… ma di questo vi ho già raccontato nel post “Quella volta in Sudafrica in cui ho allattato una scimmia di otto mesi“!
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2 commenti
Paola
I tuoi articoli sono preziosissimi!! Sto prendendo appunti per la partenza, alloggeremo in un lodge nella stessa zona e lo spettacolo di canti e balli, mi pare imperdibile!! Non vedo l’ora ☺️
Mercoledì
Ciao Paola,
grazie mille!
Ci credo che non vedete l’ora di partire! Questo è un super viaggio, credo proprio che piacerà tantissimo anche al tuo bimbo!