Faccio ancora fatica a parlare del viaggio in Sudafrica perché è stato unico nel suo genere e slegato da tutto quello che ho visto finora sulla Terra. Spesso, quando apro una pagina bianca per scrivere un nuovo capitolo di quell’avventura, sento che non sono ancora pronta, che ho bisogno di tempo.
C’è un pensiero ricorrente, però, che merita di uscire allo scoperto, un ragionamento che avevo già fatto ma che in Sudafrica si è ingigantito fino a diventare certezza: dei viaggi non mi rimangono tanto il monumento famoso o il panorama da cartolina, ma gli incontri che faccio fortuitamente e le situazioni assurde in cui mi vado a cacciare. Sono quelle scene che, mentre le vivi, pensi di essere nel teatro dell’assurdo o al limite in una candid camera: ti dai i pizzicotti per capire se sogni o sei desto e sì, cavolo, il livido è lì a certificare che non hai le traveggole.
Questo racconto comincia con un viaggio in macchina e si conclude con me che allatto una scimmia di otto mesi. Ma andiamo con ordine.
A un certo punto del viaggio, dopo un giorno in Swaziland a domandarci cosa ci fossimo andati a fare, abbiamo deciso che era tempo di avvicinarsi alla costa, poiché troppo tempo lontani dal mare e dall’aria salmastrosa avrebbe potuto farci male. Abbiamo cominciato a fare il calcolo dei chilometri da percorrere mettendo in conto una frontiera da passare, per poi cercare dove dormire per la notte. Non avevamo voglia di spararci troppa strada tutta in un giorno e abbiamo deciso di spezzare il viaggio in due tappe per non arrivare a St. Lucia sulla costa a notte inoltrata (ve l’ho mai detto che arrivare in un posto di notte m’inquieta?).
Decidiamo in base agli orari di apertura a quale frontiera passare il confine e scegliamo un paesino non troppo lontano per prenotare una camera. “Guarda Tommi, Piet Retief, 40€ a notte, ha tutti voti alti. Il posto si chiama Emahlathini Guest Farm”. Dormire in due a 40€ ci sembra una buona soluzione, dalle foto pare pure bello quindi impostiamo il navigatore (che non funziona) e ci dirigiamo verso il nostro meritato riposo.
Dopo chilometri di paesaggi lunari costellati da piccoli villaggi con le case dal tetto di paglia e intere zone boschive smantellate per ricavarne legna cominciamo a chiedere ai passanti dove fosse questa Emahlathini Guest Farm. Maciniamo altra strada prima di renderci conto che la struttura che abbiamo prenotato è a venti chilometri dalla civiltà e noi naturalmente non abbiamo niente da mangiare né per la cena né per la colazione. L’ingresso nel B&B-fattoria è stato assurdo: Tommaso mi guardava con una mano già sulla retromarcia per scappare, io cercavo di capire se tra cani, caprette, galline ruspanti e altri esseri animati ci fosse anche un umano cui chiedere informazioni.
È stato in quel momento che si è affacciata Elsie, una signora sui cinquant’anni con l’energia di una ventenne che si è scusata per la confusione che regnava alla fattoria e si è presentata come la proprietaria di quel caos primordiale che già cominciava a esercitare su di me un certo fascino.
La Emahlathini Guest Farm è una fattoria di qualche ettaro caratterizzata da alcune case col tetto di paglia (sul quale per tutta la notte hanno camminato vari animali) e con alcune stranezze come cioccolatini e fiori sul letto ma totale assenza della porta del bagno. Tutto intorno un lago artificiale, boschi a perdita d’occhio e ospiti speciali a popolare questo mondo parallelo simile a uno zoo.
La nostra casetta è presidiata da un cane gigantesco sdraiato sull’ingresso, nel giardino si stanno cibando alcune galline, un altro cane va subito a pisciare sulla ruota della nostra macchina: ci sentiamo a casa. La proprietaria dal nulla ride come una pazza, noi ridiamo di conseguenza perché è veramente buffa. Ci ha risolto subito il problema della cena, dicendoci che non era vero Sudafrica se non avevamo ancora fatto nemmeno un barbecue e chiama il figlio ad accenderci il caminetto all’esterno della casa, per poi portarci due vassoi stracolmi di cibo di ogni tipo. Siamo stati tutta la sera a mangiare pannocchie arrostite e barbabietole e a scaldarci davanti al caminetto col presidio fisso di tutti i cani della fattoria che hanno bellamente ignorato gli altri ospiti olandesi per farsi coccolare da noi. Tutto intorno il silenzio e un cielo sudafricano bellissimo.
Potrebbe essere finita qui, ma la Emalathini Farm aveva da regalarci ancora delle sorprese. Dopo una colazione gigantesca, anche questa gentilmente portata da Elsie col suo buongiorno, l’eccentrica proprietaria ci ha chiesto: “Would you like to feed the baby monkey?”. Ora, io con l’inglese ci lavoro ogni giorno, ma appena sveglia mi sono posta il problema di aver capito bene la proposta: allattare una scimmietta? Io? Sì, eravamo proprio in un posto assurdo. Bello e assurdo come direbbe quell’attore in quel film di cui non ricordo il nome perché coi nomi dei film faccio schifo.
Fu così che in una mattina di metà agosto mi trovai con un biberon in mano a nutrire una scimmia di otto mesi con il pannolone. Non so esattamente perché vi racconto tutto questo, ma credo che abbia a che fare col piacere degli incontri e con il fatto che anche dalla situazione più assurda se ne possa ricavare un bel racconto da ricordare negli anni a venire.
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16 commenti
nicoletta
STUPENDA questa esperienza!!! Sicuramente una di quelle che resteranno tra le più raccontate dei vostri viaggi, mi sa! Partirò per il Sudafrica tra un paio di settimane e spero di poter raccontare nel mio blog al ritorno, esperienze altrettanto speciali!
Mercoledì
Ciao Nicoletta,
è stato qualcosa di surreale! 😀
E pensa che dopo 8 mesi allattavo mia figlia 😉
Ti auguro buon viaggio!
Danila
Ciao Serena,
Sono una tua nuova lettrice e partire da un post così dolce e bellissimo!
Le situazioni meno usuali sono le più belle e significative a fine viaggio.
Un bacione
Mercoledì
Ciao Danila,
mi fa proprio piacere che tu abbia iniziato con questo post a leggermi!
Spero di ritrovarti tra queste pagine presto!
A volte le situazioni che meno avremmo immaginato sono quelle che ci rimangono più nel cuore, è proprio come dici tu. A presto!
Paola
Esperienza sicuramente indimenticabile
Mercoledì
È proprio così Paola!
Sono quelle cose non programmate che lasciano tanto!
Ilaria - Just Read The World
È davvero bello pensare a come le cose nate per caso si trasformino poi in esperienze impagabili. La bellezza del viaggio è anche questo: nel veder crollare le migliori aspettative in un secondo e poi rimanere profondamente arricchiti da qualcosa che mai si sarebbe immaginato di vivere.
😉
Mercoledì
È proprio così Ilaria,
mai e poi mai avrei potuto immaginare una situazione del genere se non avessi lasciato un po’ al viaggio la libertà di dipanarsi come meglio credeva. Sono felice di non aver organizzato tutto per filo e per segno tutto sommato! Grazie per il tuo commento, sempre ricco di spunti.
Il Viaggiatoio
Un racconto di viaggio coinvolgente. Complimenti!
Mercoledì
Grazie e benvenuti sul blog! 🙂
cristina
no, vabbè….solo un cuore enorme.
ps. e il posto spettacolare!
Mercoledì
Un posto di una tenerezza disarmante… in cui siamo capitati assolutamente per caso!
dueingiro.blospot.it
Avventura che lascia il segno 🙂 ….ciauu
Mercoledì
Direi proprio di sì!
Indimenticabile!
Fabio
Mache cosa bellissima! Davvero è surreale questo racconto, ma sono sicuro che è una di quelle esperienze che più vi è rimasta dentro.
Mercoledì
Eh sì Fabio,
una stramberia dietro l’altra ma ne è valsa la pena di perdersi tra i boschi e le strade sterrate tra Swaziland e Sudafrica! Non credo che lo dimenticherò facilmente!