Chi mi conosce lo sa, toglietemi tutto ma non Lisbona (semicit.). Per chi non mi conosce, invece, faccio un piccolo riassunto: quasi dieci anni or sono (sigh!) ho vissuto sei mesi a Lisbona per il progetto Erasmus, ed è proprio in quell’occasione che è nato questo blog, col quale raccontavo giorno per giorno a chi era rimasto a casa cosa stessi facendo in terra lusitana. All’epoca non erano ancora così diffusi i social network, altrimenti chissà, magari avrei fatto un post su Facebook e tutto questo non sarebbe mai esistito.
Fatto sta che quei diari sono sempre qui, pubblicati nella sezione Portogallo – Speciale Erasmus, ma soprattutto quell’esperienza è sempre nel mio cuore e non c’è giorno in cui non ripensi a quei momenti spensierati incorniciati da una città che non finisce mai di stancarmi. Dopo l’Erasmus ci sono tornata tre volte, ma non c’è mese che passi senza ipotizzare un ritorno di qualche giorno per sedare la saudade.
Per ovviare in parte a questa mancanza ho appeso da poco nell’ingresso di casa una stampa che ritrae la mappa della città in bianco e nero. L’ho trovata su Modern Map Art, e tra le tante città disponibili non ho avuto dubbi su quale scegliere! La posizione all’ingresso è ovviamente strategica, per mettere subito in chiaro quali sono le passioni di chi vive in casa (ci sono anche un mappamondo, una macchina da scrivere e una copia di Granma, il quotidiano cubano)!
Tornando a Lisbona, ogni volta che mi capita di ripensarci o di parlarne con qualcuno mi vengono in mente episodi o abitudini che avevo preso vivendo lì e allora mi sono detta: perché non raccogliere tutto in un post? Forse mettere nero su bianco cosa mi manca di più mi farà sentire meno la lontananza. Se siete stati a Lisbona o a maggior ragione ci avete vissuto come me, scrivete nei commenti se vi ci ritrovate!
1. Il rito della ginjinha
“Com elas ou sem elas?” Mi sembra ancora di sentirla questa frase, che letteralmente significa “con o senza di loro?” dove il “loro” sono proprio le amarene, il frutto con cui si produce la ginjinha, liquore dolce portoghese. Il vecchino dietro al bancone di Rua Das Portas de Santo Antão non parla che portoghese e ha una velocità nel servirti il bicchiere che quasi non ti accorgi che è già davanti a te, pronto per essere bevuto.
Ho ancora impressa la sensazione delle scarpe appiccicate al suolo in quel buco di negozio che, anche a detta dell’insegna, non ha rivali. Era un rito da consumare in compagnia, dal tramonto in poi.
2. Tornare a casa in Rua dos Douradores
Quando ho iniziato a cercare casa a Lisbona ho visto stanze di ogni genere e in ogni angolo della città. Dopo due settimane di ricerca l’illuminazione, giunta in una tiepida notte portoghese: avevo trovato quello che faceva per me in pieno centro, nella Baixa, in quella stessa Rua dos Douradores letta nei libri di Pessoa anni prima… quando si dice il fato.
Quella casa ha visto tante risate, confronti accesi in lingue mescolate, qualche pianto, poche pulizie, tante feste. Tutte le volte che sono tornata in città dopo l’Erasmus sono tornata a guardare da fuori quel balcone da cui ho osservato lo scorrere della vita per sei mesi.
3. Fare l’alba mangiando una francesinha
Ho nostalgia di questi momenti per almeno due motivi: il primo è che non faccio l’alba da secoli (poppate a parte, s’intende!), il secondo è che non mangio più la carne da anni, quindi questo panino zozzone a base di grassi animali di varia natura non sarebbe più la mia conclusione di serata!
Ricordo ancora i posti in cui ci infilavamo che definire luridi è riduttivo, però ci sembrava tutto così appropriato e fico che non ci scomponevamo nemmeno di fronte alle alzate di voce degli astanti troppo ciucchi.
4. Trovare angoli di pace e verde in città ed estraniarsi dal mondo
Penso al giardino de Estrela, ma anche a Principe Real o al parco del Museo Calouste Gulbenkian: insospettabili angoli di verde nel bel mezzo delle strade e dei palazzi, dove più di una volta mi sono stesa a leggere un libro (o a fare i compiti per l’università… come passa il tempo!).
Sono posti che la maggior parte dei turisti di passaggio salta a piè pari, ma io li ho trovati romantici e ne conservo un bel ricordo.
5. Il dolce far niente al Miradouro dell’Adamastor
Di tutti i belvedere di Lisbona – che poi nessuno li chiama belvedere, ma miradouro – quello che mi piaceva meno come panorama era proprio l’Adamastor: alla fine tolto il ponte XXV aprile la vista non riservava niente di speciale. Però c’è un però.
All’Adamastor non si andava per la vista, ma per l’animazione: musica tribale, birrini di Super Bock o Sagres a seconda delle preferenze, dolce far niente che solo in certi momenti della vita ti puoi permettere senza sentirti in colpa. Quando mi hanno detto che hanno cercato di rendere fighetto l’Adamastor con un bar da aperitivo ci sono rimasta malissimo.
Se avete una passione per i belvedere, vi rimando al post dedicato “I miradouros di Lisbona: ecco i 10 migliori punti panoramici“
6. Ragionare dei massimi sistemi con gli astanti di Ti Natercia
Ho in mente una foto che abbiamo scattato una notte di quelle belle: l’abbiamo rinominata “la peggio Alfama” e ritrae alcuni dei personaggi con cui passavamo le serate a parlare del mondo e dei massimi sistemi.
La scena era sempre quella almeno una volta a settimana: nessuno in casa ha voglia di cucinare, ci incamminiamo verso il nostro rifugio gestito dalla nostra mamma portoghese Natercia, ci sediamo a uno dei quattro tavoli del locale e ordiniamo baccalà sempre in un modo diverso, parlando con i clienti fissi che poco a poco sono diventati nostri amici. Mi domando spesso che fine abbiano fatto e vorrei catapultarmi là per ridere e scherzare per una sera ancora.
7. Raggiungere la spiaggia di Caparica nel fine settimana
… e rifiutarsi ancora una volta di fare il bagno in quell’acqua gelida! Caparica è il sogno di ogni surfista, le onde sono alte e la spiaggia enorme, ma per i comuni mortali senza muta immergersi in quelle acque non è proprio il massimo!
Di Caparica, nonostante il gelo, ho un ricordo vivido di un falò con grigliata in riva al mare, una notte intera in gruppo a ridere davanti a un fuoco e un bus da prendere all’alba tutti sporchi di sabbia per andare finalmente a riposare un po’.
8. Le notti col fado in Bairro Alto
Ancora le ricordo con struggimento, le notti col fado. Me ne andavo a piedi in Bairro Alto dalla Baixa, mi sedevo in un locale da cui sentivo provenire la musica e poco alla volta imparavo le parole delle canzoni più struggenti che esistano.
È malinconia pura, è arte, è intrattenimento. Se riesci ad ascoltarlo fuori dai locali per turisti con cena a 50€ è tutta un’altra musica. Delle volte sono finita in dei locali che non saprei ritrovare neanche col lanternino da tanto che erano imbucati.
9. Fare una cena a base di baccalà (sempre diverso) con 10€
Si dice che i portoghesi sappiano cucinare il baccalà in 365 modi diversi, uno per ogni giorno dell’anno. Non stento a crederlo, perché basta fare un giro tra diversi ristoranti per accorgersi quanto siano fantasiosi i piatti a base della pietanza portoghese per eccellenza (anche se il baccalà viene dalla Norvegia!).
Il mio preferito è quello a Brás, di cui favorisco la ricetta qui. Non so se nel tempo i prezzi siano aumentati sensibilmente, ma quando ho vissuto a Lisbona bastava avere 10€ in tasca e ci usciva una cena coi fiocchi.
10. La grande famiglia portoghese
Sono da sempre convinta che siano anche e soprattutto le persone a fare i posti, a maggior ragione in un luogo in cui ho vissuto per mesi lontano dalla mia famiglia di origine. In Portogallo potevo contare su un’altra famiglia, quella degli amici e dei conoscenti: a volte semplici comparse, altre volte amici che si sono mantenuti tali a distanza di anni: se non fosse stato per loro, questa esperienza non sarebbe stata altrettanto intensa.
Altro che 10 punti… potrei andare avanti ore a scrivere di Lisbona. O forse, la soluzione migliore sarebbe partire di nuovo!
[Post in collaborazione con Modern Map Art]
8 commenti
Federica
Cuao Serena,
Ho lasciato poco fa un altro commento…questo sembra la mia descrizione dell’erasmus, a parte il fatto che io ho vissuto in Rua dos fanqueiros e ho sostituito la francesinha con la bifana (adoro!). Tutto il resto condiviso ounto per punto! Sono tornata a lisbona altre 3 volte ed ho fatto 2 viaggi in portogallo da nord a sud, ma non mi basta mai! Da Natercia son tornata due volte, le cose non sono cambiate!!
Grazei oer questo tuffo nel passato!
Federica
Mercoledì
Federica ti ho letto e che bello trovare tutte queste affinità!
Anche io come te sono tornata 3 volte e non mi basta mai, infatti sto bramando un ritorno quanto prima… incrocio le dita e prenoto un tavolo da Natercia! 😀
Grazie a te!
Francesco
Ciao Serena,
bellissimo blog, capisco bene cosa scrivi, ho fatto Erasmus 15 anni fa e Lisbona è una città che ti rimane dentro, ci ho portato mia moglie e adesso ci porte anche le mie bimbe….
Mercoledì
Ciao Francesco,
grazie per i complimenti!
Lisbona mi manca ogni giorno e non appena mi sarà possibile anche io voglio portarci le mie bambine!
Fate buon viaggio!
roberta
Anche io ho fatto l Erasmus a Lisboa e anche per me ogni scusa è buona per tornare io però adoro praia do Guinco e sono totally addicted alla tosta mista ahah
Mercoledì
Guincho <3 Stupenda, anche lì surfisti a gogo!
La tosta mista invece non mi ha mai fatto impazzire, ma conosco amici che ne sono diventati dipendenti! 😀
Bello condividere questi ricordi di Erasmus!
Chiara
Ciao Serena! Sono stata a Lisbona appena 4 giorni ma sono bastati per vivere intensamente alcune di queste emozioni. Non oso immaginare quanto ti abbia regalato un Erasmus in questa città! 🙂 Grazie per i consigli, me li appunto per quando ci ritornerò.
Mercoledì
Se in quattro giorni ti ha già conquistato pensa se ci rimanevi ancora un po’! Per me Lisbona è una città magica perché legata a ricordi indelebili, ma riscontro lo stesso in moltissime delle persone che la visitano e questo non può che riempirmi di gioia. A Lisbona si finisce sempre per tornare! 😉