Maternità e libri che ne parlano in maniera non edulcorata

Pubblicato il 23 Novembre 2021

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Libri - Mamma freak

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La maternità è un argomento molto gettonato negli ultimi libri che ho letto, forse perché cerco delle risposte alle mie domande e un confronto (e conforto), forse perché – come per ogni cosa della mia vita – voglio affrontarla potendo dire di aver fatto tutto il possibile per informarmi al meglio.

Ho pensato allora che questi consigli di lettura potessero essere utili ad altri genitori e ho raccolto dei titoli che ho molto apprezzato e che hanno un minimo comune denominatore: parlano tutti della maternità senza censure. Di questi libri ho apprezzato la sincerità spinta, l’aver osato sfidare il preconcetto che la maternità deve per forza di cose essere idilliaca.

Ecco a voi una lista work in progress di titoli che vi consiglio e, se vi interessa particolarmente il tema, nel post “Libri consigliati a una futura mamma (o neomamma)” ce ne sono ancora altri.

Il lavoro di una vita di Rachel Cusk

“Il lavoro di una vita” è un’opera della scrittrice Rachel Cusk edito da Einaudi nel 2021, ma scritto dall’autrice nel 2001 e arricchito da un’ulteriore introduzione per la seconda edizione del 2008. Il libro, dal sottotitolo eloquente “sul diventare madri” nasce dall’esperienza dell’autrice quando ha avuto la sua prima figlia.

Vi riporto la scritta sulla seconda di copertina perché la trovo molto completa e convincente.

Cosa succede a una donna – occidentale, emancipata, lavoratrice – quando diventa madre? Di quell’evento destabilizzante che è la nascita di un figlio si parla sempre in termini di dissimulazione e autoinganno, con immagini di madri traboccanti di felicità e amore. Rachel Cusk, invece, raccontando la sua esperienza di maternità, dalla scoperta di essere incinta fino al primo anno di vita della figlia, si confronta con la dimensione ambivalente e conflittuale che investe ogni donna che diventa madre. Impreparata alle trasformazioni del corpo, della mente e della propria vita, descrive con impietosa sincerità e feroce ironia il passaggio da convegni e cocktail party in abito da sera alle notti insonni nel tentativo di placare i pianti della figlia: un incubo a occhi aperti che viene vissuto come un martellante atto d’accusa, e che la porta a sondare i sentimenti più crudeli e inconfessabili che l’hanno attraversata. Tra folgoranti divagazioni letterarie e vita reale, Rachel Cusk ci consegna un saggio ricco e profondo, un viaggio ai limiti dell’amore, della solitudine, della notte.

Questo testo è uno specchio nel quale le lettrici possono trovare analogie col proprio vissuto e dunque conforto e consolazione, poiché raramente si assiste a una narrativa non convenzionale sulla maternità. Chi ha vissuto l’esperienza sa che non è tutto felicità e appagamento ma spesso frustrazione, sentirsi non capite e sole. Per fortuna ci sono scrittrici come Rachel Cusk che ci fanno sentire meno sole.

La spinta di Ashley Audrain

La Spinta è un thriller psicologico e opera prima di Ashley Audrain, scrittrice canadese. La protagonista racconta in prima persona gli eventi della sua vita per raccontare la propria versione dei fatti sui gravi episodi che ha vissuto negli ultimi anni.

Il libro comincia con Blythe, la protagonista, parcheggiata davanti alla casa dell’ex marito che adesso vive con la sua nuova vita con una famiglia perfetta. L’unica ad averla notata è Violet, sua figlia, che immobile la fissa dalla finestra. Il libro è una lunga lettera in cui Blythe confessa al suo ex la storia travagliata della sua famiglia di origine in cui le donne non sono un grande esempio di maternità e tutto ciò che pensa della figlia, strana e fredda, sulla quale l’ex è convinto che sia prevenuta.

Ma è davvero colpa di Blythe se non ha un buon rapporto con la figlia o è lei che è chiusa, fredda e calcolatrice e sa solo mostrare tutto l’odio che prova verso sua mamma? Non aggiungo altro per non svelare dettagli della trama che condizionano l’opinione che ci facciamo dei personaggi, sappiate però che in alcune parti è un libro davvero tosto, che non lesina dettagli sulle difficoltà dell’essere madre.

Il libro affronta il tabù del “chi me lo ha fatto fare?”, un pensiero inaccettabile per la società provato però da molte madri che si vergognano ad ammetterlo. È scorrevole e la scrittura tiene incollati alla pagina, ma per i temi affrontati non lo consiglierei a chiunque anche se io l’ho apprezzato moltissimo. Consigliato a chi se la sente di vedere urtata la propria sensibilità.

P.s. io ho creduto alla versione di Blythe fin dall’inizio 😉

La figlia unica di Guadalupe Nettel

Ne “La figlia unica” della scrittrice messicana Guadalupe Nettel pubblicato da La Nuova Frontiera, troviamo varie sfumature della maternità attraverso l’intreccio delle storie di diverse donne.

Laura e Alina sono le prime donne che incontramo, due amiche che condividono tanti valori e decisioni, tra cui il non voler diventare madri poiché la considerano una condizione di limitazione alle proprie libertà personali. Mentre Laura è talmente ferma nella sua posizione da farsi togliere le tube, Alina cambia idea e cerca una gravidanza che in effetti arriva, ma è gioiosa solo finché i medici non sentenziano una terribile notizia: con molta probabilità la piccola non sopravviverà a lungo fuori dal grembo materno a causa di una grave malformazione.

Inés, la bambina che ancora non è nata, e sua mamma diventano il pensiero fisso di Laura, che prova nei loro confronti un forte senso di protezione e di sostegno. Nel frattempo Laura si trova a prendersi cura anche di Nicolás, un bambino di otto anni che vive nell’appartamento accanto al suo con la madre Doris, così depressa da non riuscire a prendersene cura.

Queste e altri personaggi femminili nel romanzo ci fanno capire che non c’è un solo modo di essere madri e che non lo si è solo se madri biologiche. Ci fa ragionare su tanti aspetti anche scomodi della maternità e della protezione attraverso una scrittura netta, soppesata, intensa tra drammi e improvvisi lampi di luce.

Cosa ci incastra l’uccello in copertina? È la metafora utilizzata dalla scrittrice per raccontarci un modo diverso di essere madri: il cuculo attua il parassitismo di cova, ossia depone le uova in nidi altrui per poi abbandonarle.

Cara Ijeawele di Chimamanda Ngozi Adichie

Chimamanda Ngozi Adichie è una delle voci contemporanee che ho avuto il piacere di conoscere durante questo ultimo anno. Dopo aver affrontato all’inizio di questo anno la lettura del suo romanzo di grande successo “Americanah” e averla apprezzata nel TED talk “I pericoli di una storia unica” mi sono procurata “Cara Ijeawele” spinta dalla curiosità del sottotitolo “quindici consigli per crescere una bambina femminista”.

A me sembra già di stare crescendo due bambine femministe ma ho capito che è una strada piena di insidie perché già la parola “femminista” viene presa come un insulto o qualcosa di negativo. In questo breve pamphlet la scrittrice nigeriana decide di scrivere una lettera a una sua amica, Ijeawele appunto, che ha appena avuto una figlia.

Nel testo raccoglie quindici consigli da applicare alla vita quotidiana sulla crescita dei figli, sul ruolo della donna all’interno della vita di coppia e della suddivisione dei compiti in famiglia. Adichie parla anche dei ruoli di genere e della necessità di interrompere le giustificazioni biologiche per giustificare determinate norme imposte dalla società.

L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito

Anche se non è propriamente un libro sulla maternità, inserisco “L’acqua del lago non è mai dolce” nell’elenco perché il rapporto tra madre e figlia in questo libro è centrale e la causa di buona parte delle cose che succedono.
Il romanzo di Giulia Caminito, vincitore del premio Campiello e nella cinquina del premio Strega 2021, è un libro duro, violento, in cui una figlia cerca un riscatto dalla vita grama che è costretta a vivere, in cui la madre ottusa e testarda – ma da cui tutti dipendono – occupa uno spazio ingombrante.

Gaia, la protagonista del romanzo, è una ragazzina che non sa cosa sia la felicità perché non l’ha mai vissuta in casa, si muove goffa nel mondo e cerca di far trapelare quanto meno possibile della sua famiglia di origine. Sullo sfondo la provincia italiana, il paesaggio lacustre di Anguillara Sabazia, la rabbia e la frustrazione di non riuscire a sparigliare le carte che ci ha dato in sorte il destino.

Su “il Tascabile” ho trovato questa frase: “Le madri ti rovinano la vita pure quando te la salvano.” che rende bene l’idea del rapporto madre-figlia raccontato in questo romanzo.

Due figlie e altri animali feroci di Leo Ortolani

Non sono un’assidua lettrice di fumetti (a parte Zerocalcare) ma per questo libro a lungo tempo introvabile edito di nuovo da BAO Publishing ho fatto un’eccezione e ne sono davvero contenta. “Due figlie e altri animali feroci” è un libro a fumetti che racconta la storia di un’adozione internazionale. Nel 2010 Leo Ortolani, fumettista italiano, e la moglie Caterina hanno adottato due bambine colombiane e qui troviamo il racconto di un complicato processo di adozione internazionale e del ritrovarsi genitori da un giorno all’altro.

Ortolani ha un modo di scrivere ironico e delicato da cui traspare tanto amore e umanità. Il racconto di questa adozione avviene quasi in diretta poiché dalla Colombia scriveva email a parenti e amici per aggiornarli sullo stato di cose e i progressi fatti con la burocrazia e le bambine appena conosciute.

Rispetto alla versione iniziale del libro qui troviamo cinquanta nuove pagine di fumetto, poiché tutto il racconto è stato corredato da disegni.

Cattiva di Rossella Milone

Ho già avuto modo di consigliarvi “Cattiva” di Rossella Milone in questo post e lo rifaccio volentieri perché la trovo una voce fuori dal coro e necessaria. Il libro, infatti, è il racconto diretto e potente della maternità di Emilia e della sua ricostruzione insieme alla neonata Lucia, senza tralasciare nessun dettaglio scomodo. Rossella Milone tratteggia con una maestria che solo l’esperienza diretta e il vissuto possono dare lo stravolgimento esistenziale che porta la nascita di un figlio, con tantissimo amore, ma anche con spietata realtà.

Nel libro ci sono notti insonni, pensieri profondi come pozzi, il nascere per la prima volta come madre. C’è Napoli col suo mare a fare da sfondo e un amore profondo e ancestrale che ci tiene ancorati alla vita anche quando sentiamo di non averne la forza. Consiglio questo libro non solo ai neo genitori, ma a tutte le donne che non credono in una maternità edulcorata e perfetta che spesso si vede sui social.

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[Foto di Zach Lucero su Unsplash]

Tag: bambini

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