“Occorre accettare di seminare
perché altri raccolgono altrove e più tardi.”
Bernard Werber
Eravamo tutti lì nel campo ancora gocciolante di rugiada, in una mattina di settembre che non ne voleva sapere di lasciare il posto all’autunno incalzante. Nessuno era veramente pronto a prendere le redini del tuo lavoro non tanto per non aver appreso gli insegnamenti, quanto perché non ci si abitua mai all’assenza, tutt’al più la si riempie di ricordi.
Il campo è sempre il solito, le vigne sono ormai ritorte, quasi anarchiche per protesta, i pampini della vite non danno più retta alla forzatura del ferro. Vanno tutti per inerzia, qui. Anche l’uva ha deciso di saltare l’appuntamento.

In questo pezzo di terra in cui pare di poter toccare le colline con un dito c’è tutto quello per cui hai vissuto. Non fatico e capire perché ti piaceva stare qua pomeriggi interi, né freddo né pioggia ti trattenevano in casa. Qui c’è la vita, c’è la fatica, ci sono i pensieri da allontanare a zappate, i frutti da raccogliere nell’eterno rinnovarsi delle stagioni.

È tutto spiegato qui, il resto è montatura, orpelli, è la verità che ci vogliamo raccontare, che vale quanto i soldi del Monopoli. La tua grandezza risiede nel fatto che continui a essere un esempio, un punto di riferimento, la stella polare cui rivolgersi quando smarriamo la direzione.

Fatico ad arrendermi all’evidenza, vorrei controllare l’ineluttabile, indugiare in una stretta di mano rugosa, scorgerti ancora tra i filari, ripetere le stesse battute per mille anni ancora.

Questa vendemmia è un tributo bell’e buono, non ha niente a che vedere col prodotto quanto piuttosto con la tecnica: hai seminato bene, lo dimostrano i nostri sorrisi tra i filari, il nostro esserci stesso, le lunghe tavolate che si rinnovano con nuovi pezzi di famiglia, chissà un giorno con nuove vite. Siamo sempre noi, con un posto scomodo a capotavola e la consapevolezza di essere stati fortunati a incrociare la tua strada.
Questo è il post che ho scritto a mio nonno quando se ne è andato.
12 commenti
Rosi
“Kana kan barbaadu muuxannoo mataa kootii fi hariiroo dhiheenya kanaa wajjin waan walsimuuf.”
Mercoledì
<3
Silvia
Forse per tante similitudini con il mio vissuto personale e la mia relazione alle vendemmie recenti, fatto sta che ho il magone…
Brava e grazie per averlo scritto.
Mercoledì
Ciao Silvia,
è la mia specialità, far piangere tutti! 🙂
Non era mio intento, ma anche a me ogni tanto viene il magone e condividere le sensazioni con altre persone aiuta ad alleviarlo.
Grazie per essere passata di qua!
elisa
Sono emiliana, sono nata vicino alla vigna, mi sono sposata tra i filari. Ma questo post è talmente bello che uccide. Mi ricorda mio nonno e non riesco a proseguire oltre la metà. Ma tornerò per finirlo. Promesso
Mercoledì
Elisa, le tue parole mi sono risuonate in testa per tutta la sera, ti ringrazio per aver condiviso un tuo ricordo con me. Grazie, ti aspetto!
Martolla
Sere, mi hai fatta piangere!! Quest’anno per la prima volta ho saltato la vendemmia nella vigna di mio padre, e per la prima volta l’uva era pochissima a causa di una grandinata. Ed è la prima estate che non vedo il mare…la vendemmia è uno di quei momenti in cui si sta tutti assieme, nel lavoro e poi attorno a un tavolo felici, ci si riconnette con la natura, con la tradizione di chi ci ha insegnato tutto, un momento di passaggio verso la stagione fredda…per questo è magica. Un bacio! Grazie
Mercoledì
Grazie a te Marta, è stata una sorpresa bellissima leggerti di nuovo qui.
È tutto proprio come dici te: la vendemmia assume una specie di sacralità, soprattutto se fa parte delle tradizioni di famiglia da anni. Chissà come sarà l’anno prossimo…
Ti abbraccio.
Papi
bello… e qui mi femo col groppo in gola
Mercoledì
<3
Valentina Gattei (@Valuita)
Adoro i tuoi love post. Questo poi…
Mercoledì
Grazie Vale :*