E senti allora, se pure ti ripetono che puoi,fermarti a mezza via o in alto mare,che non c’è sosta per noi,ma strada, ancora strada,e che il cammino è sempre da ricominciare.Eugenio Montale da Poesie Disperse
A dirla tutta nemmeno ci dovevo andare a Bocca di Magra. È capitata l’occasione alla fine di un mese che ha messo a dura prova anche il mio più convinto nomadismo, si è presentata bussando a una porta secondaria, come fanno i ladri, gli amanti e quelli che conoscono il nascondiglio della chiave.
Come tutte le sorprese, Bocca di Magra mi si è parata davanti senza preavviso, inattesa dietro le ultime curve di una Toscana che non finisco mai di conoscere, in quella Liguria talmente vicina al confine che non assume nemmeno le sembianze che le attribuiamo nell’immaginario collettivo: niente coltivazioni scoscese, pesto DOC venduto a ogni angolo, accento ligure stretto e incomprensibile.


Bocca di Magra sembra reggersi in piedi grazie alle barche che, copiose, lambiscono i moli della darsena. Sembra che le imbarcazioni puntellino la terra per non farla tracimare in acqua, come se, nel caso in cui quelle barche salpassero tutte insieme, quella mezzaluna di arenile crollasse nel più profondo dei mari.
Invece Bocca di Magra si regge su solide tradizioni e su un passato di letteratura e poesia, conquistandomi non appena vengo a sapere che Einaudi, Sereni, Montale e tanti altri si riunivano lì, gambe sotto un tavolo e pensieri chissà dove.

Pare impossibile che prima d’ora non solo non fossi mai stata a Bocca di Magra, ma nemmeno sapessi niente di un borgo come Ameglia, che ti avvolge nella ragnatela dei suoi vicoli irti, non sapevo dell’esistenza di un Monastero vista mare dove le onde che si infrangono con violenza farebbero pregare anche il più ateo per preservare tutta quella surreale, imperitura bellezza.
Bastano pochi minuti per osservare quello stesso mare che hai sfiorato a una manciata di centimetri dai tuoi piedi da un punto di vista diverso. Basta inerpicarsi sulla salita che porta a Montemarcello per vedere il Magra che sfocia nel Mar Ligure e confondere le gru di Marina di Carrara con modellini che sembrano LEGO, la Lunigiana schierata di fronte e case colorare grandi come formiche.
Lo stesso mare accarezza la spiaggia nera di Punta Corvo, ne definisce le sfumature coi flutti che si schiantano a riva. La discesa alla spiaggia è una conquista degna dei primi esploratori: 700 gradini scoscesi che si fanno sentire tutti nelle ginocchia e nei fianchi. Il lido corvino ripaga della fatica, il posto è divino e la cascata di acqua dolce che sgorga tra le rocce completa un quadro già magnifico, con Tino e la Palmaria sullo sfondo.

Montemarcello, che insieme a Bocca di Magra e Fiumaretta completa le frazioni di Ameglia, mi dà l’impressione di un paese rimasto congelato nel tempo, immobile mentre intorno la vita continua a fluire. Come in una scena di un film, il silenzio è scosso solo da due gemelle di otto anni che giocano a racchette in una piazza deserta, il vento incessante passa tra le loro risa di bambine. Il dedalo di vie colorate si apre a una vertigine che toglie il fiato: di fronte a noi una vista sulle Alpi Apuane che si fa fatica a dimenticare.
—————
Lo sapete che io non sono brava a fare ringraziamenti e scambi di link, però un paio di posti ve li consiglio volentieri perché li ho provati in prima persona e mi sono trovata bene.
Dormire a Bocca di Magra
Ca’ da Tirde
Via Fabbricotti 250 – Ameglia – SP
Ad accogliervi c’è Giorgio, proprietario di questi deliziosi appartamenti e nostra guida speciale in questi due giorni.
Hotel Sette Archi
Non ho soggiornato in questo albergo ma ho sperimentato colazione e aperitivo: ottimi. Inoltre la gentilezza dei proprietari mi spinge a consigliarvi questo albergo (people first, sempre!).
Mangiare a Bocca di Magra
Seguite le indicazioni date da Silvia di Viaggiolibera! 😉