“Esplorai i recessi più remoti della mia mente,come un polipo che allunga i tentacoli,per cercare le ragioni del mio disagio, senza trovarle.Ma a un tratto esse mi si rivelarono con la forza dirompente
di un’esplosione, con l’ineluttabilità di una catastrofe.Mi alzai dallo sgabello e mi allontanai impaurito,camminando in fretta e superando i passanti,che mi parvero spettri venuti da un altro pianeta.”“Chiedi alla polvere” di John Fante
L’alba di un nuovo mercoledì mi ricorda che ho un blog con questo nome. Non che non ci pensi, anzi, sto lavorando nei ritagli di tempo affinché assomigli sempre di più a quello che sono, cerco gli strumenti che lo rendano sempre più malleabile e funzionale. Quando avrò finito la cernita di ciò che è da tenere e ciò che è da buttare sarà pronto e finalmente potrò mandare gli inviti per la nuova casa.
Sono sul filo del rasoio, vorrei scrivere ma poi penso che c’è da sistemare il vecchio prima dare alla luce il nuovo. L’attesa fa crescere le aspettative su ciò che sarà prodotto incatenandomi a un circolo vizioso.
Questo lavoro di cesello mi logora: non sono una che butta via facilmente le cose, che lascia che il passato sia meno presente. Quando la passione coincide col lavoro è come faticare il doppio: non credo a quelli che dicono che se fai una cosa che ami non lavori nemmeno un giorno della tua vita.
Le parole accompagnano la mia vita: leggo tantissimo per lavoro, leggo tantissimo perché non posso fare altrimenti. Sono sempre più critica, più pignola, più intollerante: non ammetto errori grammaticali, superficialità invece di leggerezza, banalità che mi fanno perdere tempo. Ho paura di non sapere più cosa sia la spensieratezza, sempre più spesso ho bisogno di staccare, di non socializzare, di non far sapere a tutti dove mi trovi esattamente, dove vado, cosa faccio, a che velocità respiro. Forse è solo bisogno di ferie.
Ad ogni modo tutto insegna qualcosa e ho capito che mi servono delle ancore di sicurezza per guardare il giorno che nasce con serenità, solide certezze che mi fanno credere nel mondo: buone nuove dalle persone a cui voglio bene, una spalla che combacia perfettamente con la mia fronte, una tasca piena di baci, una scatola di sorrisi da lanciare tra le nuvole.
Foto di copertina: Jordan Cormack su Unsplash]