Ieri è successa una cosa degna di nota, definiamola bizzarra. Dovevo vedere la padrona della casa che mi interessava affittare, avevo già soldi del mese e caparra in tasca. Solo che gli eventi sono precipitati. Ma partiamo dall’inizio.
Questa fase potrebbe essere intitolata “Se è peora ‘un coce”, tanto per non perdere le radici massarosesi e per dire che se una cosa va storta dall’inizio meglio lasciar perdere. Questa fase ha inizio nel momento in cui Helena, simpatica ragazza parigina, mi dice ad una festa che sa che sto cercando casa e mi dice che da lei c’è una stanza libera. Vado a vedere la casa, mi piace da morire, telefono alla padrona di casa ma questa ha sempre la segreteria telefonica. Allora lascio un messaggio, e comincio a ricevere una raffica di messaggi in portoghese della serie “Il numero chiamato vuole che tu lo richiami”. A fatica concordo una data e un’ora per incontrarci. Il giorno prestabilito ricevo un sms da un altro numero con scritto “Please bring 210+210+60+ID card. If you don’t have, don’t come”. Simpatici e cordiali, questi portoghesi. L’appuntamento è per le 19.30, vado davanti alla porta con Sara e Ramon ma prima ricevo un’altra telefonata dal numero della padrona.
Questa volta è un uomo che parla. Mi parla un po’ in portoghese e ad un certo punto, con voce incerta: “Ma io parlo italiano!” e mi domanda se so quanti soldi dovevo portare. A me la faccenda puzzava non poco, perché questa pressione per i soldi, questi svariati numeri di telefono e questo sconosciuto facevano presagire una truffa con la T maiuscola. Insomma, io mi sono spaventata e ho detto che avevo dietro 210 euro. L’avessi mai detto! Questo tizio ha cominciato ad insultarmi, dicendo che tutti gli italiani sono stupidi e che pensano di venire in Portogallo e fare quello che vogliono! A quel punto ho riattaccato.
Il giorno dopo, in seguito ad un messaggio in portoghese lasciato da Sara nella segreteria della padrona di casa nel quale si chiedevano spiegazioni dell’accaduto, ricevo un sms di Luisa, questa fantomatica padrona di casa, nel quale si diceva di ripresentarmi a casa ieri.
A questo punto la curiosità era troppo forte, ma soprattutto la casa era davvero bella e grande e sono andata all’appuntamento. È qui che la storia assume contorni tragicomici. Finalmente vedo la padrona, questa donna avvolta in un aura di mistero, con 10 numeri di telefono e un’identità nascosta. Avete presente Maga Magò?! Uguale ma più magra! Aveva i capelli bianchi sparati e occhi inviperiti. Mi dice in un perfetto francese: “Ah tu sei Serena! Serena è un nome… magico! Hai i soldi?” Nel frattempo, la inquilina francese mi faceva di no con le mani e mi fissava scuotendo la testa. Bella situazione, ho pensato. Visto che la pazza Maga Magò senza preamboli mi ha chiesto i soldi, io ho subito chiesto le chiavi di casa. Lei mi ha risposto che me le avrebbe date in settimana perché non le aveva lei ma Ruiz, il ragazzo del piano di sotto.
A questo punto è intervenuta la ragazza francese dicendo: “Je pense que…” interrotta da un glaciale: “Tu ne pense rien, c’est moi qui pense” della folle alcolizzata che mi trovavo di fronte. A questo punto, capendo che non le avrei dato un centesimo senza chiavi, è uscita di casa sbraitando che se Ruiz non le avesse dato immediatamente le chiavi di casa per me l’avrebbe messo fuori dalla porta. Immaginatevi una vecchia allucinata con i capelli a pazza che urla per tre piani in francese. C’est tout. Questa storia ha dell’incredibile, ma fatti e persone sono realmente esistite.
Il seguito della storia vede me e la francese a commentare l’accaduto per le vie di Lisbona, scegliendo una meta più sicura di Rua da Palma 55!
No Comments