Tre carrarini a Lisboa

Pubblicato il 4 Giugno 2008

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Erasmus

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Questa è la storia del Barone, di mother e di father nella capitale lusitana. Ha inizio in un nuvoloso sabato pomeriggio di fine maggio… lascio la parola al Barone di Alfama.

La giornata non è delle migliori, sono al lavoro (al terrazzo ai piedi del Castello di San Giorgio, n.d.r.) e quando mi volto per portare la mia milionesima bevuta a colui che l’ha ordinata, ecco spuntare due personaggi con le valigie ancora incellofanate.

Adesso fermatevi a ragionare un attimo -chi mi vede, non potrebbe fare il collegamento a due personaggi che vanno in giro con le valigie incelofanate. Ebbene si, erano i miei genitori! Io purtroppo non ho potuto essere espansivo come mio solito perché ero sul lavoro, e come già detto, non era una delle giornate migliori. La sera non è stata un granché perché i miei genitori erano stanchissimi. Il giorno dopo mi presento all’appuntamento con mezzora di ritardo (strano… perché non è da me) e si inizia a girare per Lisbona. Ci tengo a sottolineare che i due cinquantenni, uno con l’ernia al disco, l’altra con le mestruazioni, hanno retto più di un ventenne in piena salute.

Così inizia il tour de force ecc. ma quello che ci tengo a sottolineare non è tanto i miei tre giorni a Lisbona con i miei genitori, ma…la loro simpatia e la loro semplicità. Mia mamma ha fatto tutti i tre giorni almeno 5 metri dietro a me e a mio babbo perché non riusciva a tenere il nostro ritmo (io sono un cadavere e mio babbo ha l’ernia al disco).

Ma la perla di saggezza qual è stata? La vena carrarina di mio babbo che si porterà, o meglio, ci porteremo dietro per sempre. Dovete sapere che nelle strade più praticate di Lisbona, ci sono molte bancarelle che vendono quadri con immagini e paesaggi di Lisbona, in particolar modo il tram num 28. Mio babbo come al solito vuol comprare qualcosa per ricordo e parte con una decisione neppure i marines hanno. Va… e dopo due ore di discussione riesce ad espugnare il quadretto che rappresenta l’elettrico. Paga, prende la borsina con all’interno la merce e quando l’indiano lo ringrazia dicendo “Thank you” (notare la forte assonanza con la tipica espressione carrarina TE L’A’ IN CUL, n.d.r.), lui lo guarda e gli dice “NEL CUL TI LAVRA’ TE! NON ME!”. Io in quel preciso istante ero l’uomo più felice del mondo (con il sottofondo di mamma che gli faceva la solita ramanzina).

Aspettate! La storia non finisce qua! Nel tardo pomeriggio di lunedì li porto nel luogo dove lavoro, e ci dicono che nella notte avevano rubato l’incasso e tantissimi bicchieri. E mio babbo cosa fa… da buon carrarino insulta, sempre con stile, sia chiaro, i due ragazzi che stavano lavorando perché secondo lui stavano lavorando ALA ROVESCIA! (la doppia L non ci vuole perché i carrarini non usano le doppie, n.d.r.) Cosi inizia a spiegare alla mia datrice di lavoro come si deve fare per aggiustare la porta e fare in modo che nessuno riesca più a scassinarla. Tutto questo sempre con commenti e ramanzine di mia mamma di sottofondo.

Ragazzi..adesso arriva il delirio.
Dopo averli accompagnati all’aeroporto (e con loro una parte di me), arrivo a casa e mi accorgo di non avere più le chiavi per entrare. Inizio ad arrabbiarmi, però ancora contenuto. Suono, mi faccio aprire, e cerco in ogni angolo. Delle chiavi nemmeno l’ombra. Chiamo la mia collega di lavoro e delle chiavi nemmeno l’ombra. Chiamo la centrale dei taxi e delle chiavi nemmeno l’ombra, rifaccio tutto il tragitto del pomeriggio, rivado alla pensione dove alloggiavano i miei genitori, e delle chiavi nemmeno l’ombra. Arrivo a casa super imbestialito perché sarebbe stata la seconda volta in due mesi che perdevo le chiavi e non mi andava di passare da farfallone con la proprietaria di casa, e penso: Le ho perse! Immaginate un po’ chi le aveva? La donna più incredibile sulla faccia della terra, la donna che ha fatto 3000 Km per prendermi le chiavi e lasciarmi fuori di casa e farmi dannare per una serata intera: MIA MAMMA! Il giorno dopo mi chiama e mi avvisa di averle nella valigia.

Dopo tutto questo, avete ancora voglia di chiedervi perché sono così? Tre giorni meravigliosi. Grazie Parents e grazie ai miei amici che mi hanno aiutato tantissimo.

THE END

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