10 lezioni che porto a casa dal Sudafrica

Scritto da Serena Puosi

Categorie: Sudafrica

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Vi confesso un segreto: ogni volta che torno da un viaggio ho una paura bestiale del primo foglio bianco che apro. A fare capolino sulla punta delle dita sono le fisime più sofisticate: temo di dimenticare dettagli fondamentali del viaggio, di non raccontare abbastanza chiaramente quello che ho provato, di non rendere giustizia all’esperienza che, per forza di cose, è articolata, mutevole e sottoposta ai rimaneggiamenti dei ricordi che modelliamo col tempo.

Queste elucubrazioni ex post sono in genere precedute da una colpa ex ante: i buoni propositi di tenere un diario di viaggio si riducono a una lista di posti in cui abbiamo mangiato e relativi prezzi riguardanti i primi tre giorni di viaggio. Sono un’inguaribile pigrona e mi merito di fare una fatica estrema per riprendere il filo del racconto nei mesi successivi al viaggio.

Veniamo al dunque: se siete fedeli lettori di Mercoledì tutta la settimana probabilmente state aspettando che io mantenga le tradizioni e scriva il classico post del rientro “10 cose che non dimenticherò mai del Sudafrica” (in effetti vi ci vedo tutti lì di fronte al pc in trepidante attesa…). L’ho scritto per il Perù, per il Vietnam, per la Giordania, per l’India e per la Cambogia.

Johannesburg

Stavolta ho deciso di cambiare un po’ il format e parlarvi non tanto di quello che credo non dimenticherò mai, ma delle lezioni di vita che ho imparato in Sudafrica. Sotto certi aspetti, infatti, è stato un viaggio diverso dai precedenti e trovo giusto marcare questa differenza. Sono tutti fattori molto personali, ma magari qualcuno potrà ritrovarsi comunque nelle mie parole. Mi sono dilungata già abbastanza, andiamo al sodo!

1. Il viaggio è, prima di tutto, uno stato mentale

Si possono fare tanti chilometri e non riuscire a staccarsi dai problemi che avevamo provato a lasciare a casa, così come si può rimanere chiusi in casa e riuscire a fantasticare su mete lontane e, talvolta, inaccessibili. L’importante è rimanere focalizzati sul presente, sul qui e ora. E io, durante questo viaggio, ero sempre da un’altra parte con la testa. Dovessi dire dove non saprei specificare, ma so che ho fatto fatica a godere del momento. Sono tante le cose che entrano in gioco, a volte non sappiamo nemmeno come gestire questa situazione, ma il fatto è che non stiamo vivendo a pieno l’unico momento della vita che ci riguarda, cioè il presente. Un viaggio in Sudafrica è di quelli che ti mette di fronte a paesaggi infiniti senza incontrare anima viva per chilometri: forse non ero pronta a tanta introspezione.

Soweto

2. Gli spazi aperti mi spaventano più di rimanere chiusa in un ascensore

Dovete sapere che prima di decidere di andare in Sudafrica, le alternative erano mete totalmente diverse tra loro e poste agli antipodi una dall’altra. Una era Cuba, ed è ancora la mia meta prediletta che prima o poi acciufferò (mannaggia questi voli aerei carissimi nei periodi in cui posso viaggiare io); l’altra era l’Islanda, meta agognata da Tommaso ma che io non riesco a farmi interessare. E il motivo è lo stesso che mi ha fatto annaspare in Sudafrica: non so gestire la solitudine e gli spazi aperti mi tolgono il fiato. Questa è una faccenda sulla quale devo lavorare parecchio, perché so bene che chi non sta bene solo con se stesso difficilmente starà bene con gli altri. A me tutti quegli spazi aperti scarsamente popolati, quelle strade lunghissime in cui incroci sì e no tre macchine, hanno dato più l’idea di oppressione che di libertà. Sono strana, lo so.

Kruger Park

3. L’Africa ha bisogno di tempi più lunghi

Il concetto di tempo in Africa è qualcosa che non ha niente a che fare con l’accezione occidentale del termine. Noi siamo abituati a correre per rispettare appuntamenti e scadenze, abbiamo orari fissi e siamo condizionati in tutto e per tutto dalle lancette che scorrono inesorabili. Il tempo ci governa e ci sta col fiato sul collo, cerchiamo di cancellare il tempo quando si rende visibile sulla nostra persona (ci tingiamo i capelli quando diventano bianchi, usiamo creme e altri rimedi più drastici per spianare le rughe), ci scocciamo subito se qualcuno è in ritardo a un appuntamento. In Africa non è così.

In Africa le distanze si misurano in tempi di percorrenza e non in chilometri. Frequentemente sul ciglio delle strade percorse abbiamo incontrato torme di ragazzi in divisa scolastica che si incamminavano con lentezza e rigorosamente a piedi verso le loro abitazioni poste a chissà quanti chilometri di distanza. Nessuno correva, spesso anzi si fermavano a chiacchierare con i compagni lungo la strada. Non sembravano avere nessuna pressione, nessuna “pasta che scuoce” ad aspettarli a casa. Così come sono dilatati i tempi della vita quotidiana, anche un viaggio in Africa ha bisogno di tempi più lunghi: bisogna sempre mettere in conto l’imprevisto, la non disponibilità, l’evento meteorologico avverso. In due settimane non ho fatto in tempo a innamorarmi del Sudafrica, molla interna che è scattata, invece, ogni volta che sono stata in Asia.

Drakensberg

4. Dare il giusto peso agli eventi non è affatto semplice, ma quando s’impara ci sentiamo terribilmente ridicoli

Dopo una prima giornata a Johannesburg durante la quale abbiamo visitato Soweto, la più grande township del Sudafrica ricca di storia collegata alle tristi vicende dell’apartheid, ci siamo avvicinati al Kruger Park passando per la Panorama Route. Leggendo la guida, che descriveva questi luoghi come tra i più belli del Sudafrica, avevamo caricato il momento di grandi aspettative e avevamo già il dito pronto a immortalare tali paradisi. Peccato che quando siamo arrivati alla God’s Window e al Blyde River Canyon c’era una nebbia che si tagliava col coltello e non abbiamo visto assolutamente niente. In pratica un viaggio a vuoto.

Le sorprese della giornata, comunque, non erano ancora terminate. Arrivati al lodge vicino al Kruger Park abbiamo infatti scoperto che il safari notturno per il quale avevamo già pagato la nostra quota era stato cancellato. Il sangue mi è schizzato al cervello e dopo circa 10 secondi ero alla reception dell’hotel che sbraitavo all’altro capo della cornetta brutte parole contro sconosciuti. Quel povero cristo al telefono mi ha detto di aspettarlo alla reception visto che voleva chiarire la situazione di persona. Aspettiamo dieci minuti, mezz’ora… lo richiamo. Mi dice che arriverà tra un’altra mezz’ora. Do in escandescenza (ricordate il punto di cui vi parlavo prima riguardante il tempo?). Quando arriva per spiegarci l’accaduto lo fulmino, Tommaso comincia una frase in inglese e poi la finisce con insulti in italiano. Il tipo è molto contrito e ci dice che ha fatto molti chilometri per venirsi a scusare di persona. Da fuori dobbiamo fare molto ridere, io però non riesco a invertire la direzione degli angoli della bocca. Due giorni dopo, dopo svariate ore di safari e infiniti avvistamenti degli animali più disparati, è il suo turno per accompagnarci nel giro mattutino. Ci vede più rilassati, felici, mi chiede se può abbracciarmi: io mi volevo sotterrare dalla vergogna per averlo trattato così male due sere prima. Scoppiamo in una fragorosa risata: è tutto passato… in fondo sono cose di poco conto.

Kruger Park

5. Non sottovalutare l’importanza dell’ospitalità

Finora non mi ero soffermata più di tanto su questo punto, non me ne vogliano tutti i cari amici albergatori che ho. Mai come in questo viaggio ho percepito sulla mia pelle la differenza che fa dormire in un posto rispetto a un altro. E non è solo questione di luoghi fisici, di strutture, di spazi: è più che altro l’incontro con l’altro, l’accoglienza, l’ospitalità, il sentirsi benvoluti. Una giornata a Durban si è rivelata un disastro per essere capitati in un albergo a ore dall’aspetto inquietante e sinistro, mentre il soggiorno a Cape Town è stato fenomenale grazie e soprattutto alla calorosa accoglienza dei proprietari del lodge che si sono presi cura di noi fin dal primo istante. Contano tantissimo i sorrisi veri, la disponibilità all’ascolto, il fornire risposte pratiche e idee sull’organizzazione che solo chi vive in un posto può fornirti.

Swaziland

6. Se senti che un peso grava sul tuo cuore, scrivi tutto su un pezzo di carta e gettalo nel fuoco

A Cape Town, come accennavo, siamo rimasti qualche giorno al Verona Lodge, una residenza d’epoca ristrutturata con poche camere e un’atmosfera da casa. Credevo che viaggiando mi sarei scocciata a sentirmi come a casa nel posto di villeggiatura (sapete quella classica frase “qui ti sentirai come a casa”), altrimenti cosa li faccio a fare tutti questi chilometri? Invece mi sono dovuta ricredere e, come sempre, a fare la differenza sono state le persone. Al Verona Lodge la colazione consiste nel sedersi a tavola con gli altri ospiti e con i proprietari di casa (la sala delle colazioni è, in effetti, il loro salotto) e abbiamo sempre fatto grandi chiacchierate toccando i più svariati temi. Una mattina la signora ha detto che amava il suo lavoro (e si vedeva eccome) e che sperava che anche noi facessimo dei lavori che ci rendessero felici. Io ho detto di sì, ma che tendevo sempre a preoccuparmi per il mio futuro. A quel punto lei ha gridato “No worries Serena! Se un problema ti grava sul cuore, scrivilo su un pezzo di carta e gettalo sul fuoco! Liberati dalle tue paure!”. A me è venuta subito la lacrimuccia e le sono stata grata per queste parole. Lo farò. Ah! Per chi non ha un fuoco a disposizione vale anche gettando un sasso il più lontano possibile, me l’ha detto lei.

Drakensberg

7. Sono poche le cose che contano veramente, tienile ben strette

L’incontro con Lea – questo il nome della signora del Verona Lodge – è stato illuminante e devo ancora a lei questa scoperta. Che poi scoperta è un parolone, questa è una verità lapalissiana ma quanti di noi se ne rendono veramente conto? Sempre a margine delle mie paure c’è la consapevolezza che la maggior parte di esse sono insensate. Che senso ha aver paura del futuro, della propria salute, della propria fortuna? Tutto è il risultato sì dei nostri sforzi e della direzione che vogliamo dare alla nostra vita, ma spesso il caso lavora al posto nostro e molti fatti sfuggono al nostro raziocinio. Non basta vivere appieno il momento, bisogna anche circondarci solo di persone che ci fanno stare bene, quindi i nostri affetti sono quanto di più prezioso possiamo coltivare. Tutto il resto è noia. Amate di più, lamentatevi meno, preoccupatevi ancora meno.

Drakensberg

8. A volte voler fare gli alternativi a tutti i costi porta solo rogne

Perché al posto di disegnare l’itinerario includendo le Cascate Victoria abbiamo messo il Swaziland e paesini remoti del Drakensberg? Sono ancora qui che me lo domando e sinceramente mi girano anche un po’ le scatole. Il motivo principale è che questo viaggio è stato organizzato in un paio di settimane col metodo ACDC (a cazzo di cane, voglio il copywrite) e fino all’ultimo eravano così presi dal lavoro e dalla quotidianità che ci siamo ritrovati a fare tutto in fretta e furia nonostante avessi letto la guida da tempo. Ma c’è un altro, sordido motivo, che ha fatto capolino nell’organizzazione, ed è il voler fare qualcosa di alternativo a tutti i costi, non piegarsi all’ovvio, cercare mete alternative. E sapete cosa ho capito? Che non sempre fare gli alternativi a ogni costo è una buona idea. A volte il dolce sapore delle cose comuni, il cullarsi in alcune certezze, aiuta ad apprezzare un viaggio. A volte i posti sono sconosciuti per un motivo ben preciso: fanno cacare. Punto.

Panorama Route

9. Ogni posto è lontano solo prima di arrivare (e ogni abitudine può essere cambiata nell’arco di un giorno)

Prima di partire fissavo la mappa politica del mondo che ho appeso in salotto e dicevo tra me e me “quanto è lontano il Sudafrica!”. Se lo guardi è proprio in fondo la mondo, oltre c’è solo l’Antartide immerso in acque gelate. Pensavo a tutte le ore d’aereo che bisogna fare per raggiungerlo e a tutti i sacrifici che ho dovuto fare per mettere da parte i soldi del biglietto: tutte le ore passate a scrivere non per il mio blog, tutti i vestiti che ho lasciato appesi ai manichini dei negozi, tutte le cene cui ho rinunciato per risparmiare anche 30€. Del resto per me sono i soldi spesi in maniera migliore, e quindi non rimpiango neanche un centesimo. I posti sono lontani solo nella nostra testa, appena metti piede su una superficie mai toccata la magia si rinnova e ogni singola azione che ha contribuito a portarti lì assume un senso. Nemmeno il Sudafrica è lontano. Le distanze sono solo nella nostra mente. Allo stesso modo, mi sono accorta di quanto sia facile cambiare le nostre abitudini più consolidate, e l’ho capito quando abbiamo noleggiato una macchina e abbiamo cominciato a percorrere le strade guidando a sinistra. È bastato poco per orientarsi e, una volta tornati in Italia dopo aver percorso circa 3000 km, ci sembrava che lo stato normale delle cose fosse guidare come in Sudafrica e non come da noi. Sembrava uno scoglio insormontabile, invece ci si abitua a tutto.

Muizemberg

10. Amo viaggiare ma il rientro mi scuote dentro e mi rallegra quanto la partenza

Da quando ho iniziato a viaggiare seria(l)mente, non sono passati che pochi mesi tra un viaggio e l’altro. Viaggiare è il mio modo prediletto per imparare cose nuove (insieme alla lettura), è il mio avvicinarmi al diverso, la mia chiave di lettura. Quando mi fermo per troppo tempo mi sembra di annaspare, mi mancano gli stimoli, mi sembra di non progredire culturalmente. Ma allo stesso modo in cui mi piace girare ed esplorare il mondo, così mi piace tornare, perché nessun posto è come casa. Adoro quell’istante in cui incrocio lo sguardo dei miei genitori, l’odore di casa, Boris che ci salta addosso, ci annusa e ci fa le feste. Le chiacchiere con mia sorella, la consegna dei regali. Amo lasciar cadere lo zaino per terra e sprofondare nel divano di casa, bere il primo bicchiere d’acqua dal sapore conosciuto, raccontare il viaggio e capire dalle parole che vengono fuori quali sono gli aspetti che più mi hanno colpito. Confrontare i racconti con quelli di Tommaso, sorridere capendo di aver avuto le sue stesse sensazioni. Arrivati allo svincolo dell’autostrada mi sono commossa pensando al rientro e ai primi abbracci. Anche tornare, in fondo, ha il suo perché.

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Tag: viaggi

36 commenti

  • Ciao Serena,
    vorrei evitare di cadere nello stucchevole, dicendo solamente che è sempre piacevole leggere qualcosa di tuo. Come ho scritto commentando nel post dove parlavi della tua mostra fotografica: se si fa qualcosa con passione questa emerge inevitabilmente.
    Davvero complimenti per come e cosa scrivi. Anche essere onesti è una scelta non facile, a volte.

    A presto
    Ilaria

    • A
      Mercoledì

      Ciao Ilaria,
      piacere di ritrovarti qui!
      Il tuo commento non è stucchevole: è intenso, piacevole, gratificante, ma non stucchevole! Grazie davvero.
      In effetti scrivo poco perché preferisco avere dei contenuti sentiti piuttosto che fiumi di parole di poco valore, quindi sono proprio contenta che il messaggio sia arrivato. Grazie ancora!

  • E’ bellissimo questo post…lo avevo letto quando l’hai pubblicato e pensavo di aver già commentato!
    La cosa del bigliettino di carta da gettare nel fuoco è bellissima <3

    • A
      Mercoledì

      Ciao Elisa,
      grazie, i commenti fanno sempre piacere anche a distanza di tempo!
      La cosa del bigliettino la voglio provare assolutamente!
      A presto!

  • Bellissimo post anche questa volta, Serena. Non ti seguo da molto ma da quando ho cominciato a farlo aspetto con trepidazione i tuoi post e ogni volta ci ritrovo una parte di me e dei miei pensieri. Scrivi davvero molto bene, in una maniera dettagliata ma concisa e molto coinvolgente. Io, neofita blogger, non ho che da assurgerti a mentore! 😉

    • A
      Mercoledì

      Ciao Arianna,
      molto gratificante il tuo commento, mi spinge a fare sempre meglio!
      Ho un sacco da raccontare su questo viaggio ma temo che ci vorrà del tempo a far decantare le sensazioni. Se non hai fretta qualcos’altro arriverà! Grazie ancora! In bocca al lupo per il tuo blog!

  • Finalmente.
    Lo aspettavo questo post! Il Sudafrica mi attrae tantissimo ma sono felice di non essere finita a leggere il solito post tuttobello. Ora ho ancora più voglia di andare 🙂 Gli alternativi per forza, mannaggia ci casco sempre!

    • A
      Mercoledì

      Ciao Ste! Dillo a me! Anche io vorrei uscire sempre dalle rotte tracciate, ma vuoi mettere a volte vedere un posto veramente bello seppur inflazionato? Se ci va tanta gente ci sarà un perché! Devo fare meno l’alternativa dai!

      Quanto alla curiosità di fartici andare… felice di averti stuzzicato! 😉

      • Mi è successo sai?! E più volte. Capita di chiedere consiglio a persone che con il senno di poi non andrebbero più in un posto a favore di un altro. Però intanto loro quel posto l’hanno visto. Preferisco fare di testa mia e poi finire in mezzo alle bancarelle di souvenir. Che poi a pensarci bene, di un viaggio lungo ad esempio due settimane, si può fare di tutto un po’ no?!

        • In effetti facendo di testa propria si rischia di sbagliare… ma con la propria testa! Che è sempre meglio di seguire consigli sbagliati da altri!

  • Mi ci sono ritrovata in tante delle cose che scrivi,sono sensazioni che abbiamo provato anche noi in etiopia. Il tempo che noi non abbiamo mai e questi enormi spazi aperti.anche a noi l africa non ci e’ entrata dentro come l asia, anzi,le prime settimane dopo il rientro sono state mooolro particolari, i “suoi frutti”a noi l africa l ha dato con il tempo,a piccole dosi e nelle piccole cose …l africa ci ha sconvolto,nel bene e nel male. Grazie per avermi “riesumato” queste sensazioni.

    • A
      Mercoledì

      Ciao ragazzi,

      l’Etiopia è un altro mio sogno nel cassetto, ho letto i vostri diari e ho percepito questa difficoltà comune. Sono felice di avervi ricordato quei momenti perché sono stati senz’altro istruttivi!

      Quello che scrivete sui frutti che si vedono col tempo è quello che spero anche per questo viaggio! Grazie!

  • Ciao Serena,
    credo sia la prima volta che commento, ma ti seguo spesso. Leggo con grande piacere questo post, di cui condivido molto. Io in Africa ci vivo ormai da un anno e ho visitato vari stati, tra cui anche il Sudafrica. Come giustamente dici, questo è il continente che più richiede una certa ‘predisposizione’: non ha gli spazi degli USA di cui innamorarsi a prima vista e i suoi abitanti non ti accolgono con il proverbiale sorriso di alcuni popoli asiatici. E’ un continente difficile da penetrare anche se, con questo post, mi sembra proprio tu abbia già colto molto. Mi hai fatto un po’ rivere le sensazioni della prima volta che ho messo piede in Africa.
    Ti auguro presto un viaggio alle Cascate Vittoria – sono sensazionali – e magari abbinaci un soggiorno in Botswana, una terra meravigliosa.
    Ciao,
    cris

    • A
      Mercoledì

      Ciao Cris,
      grazie per esserti fermata a commentare e grazie per tutte le letture che hai fatto di passaggio, mi fa piacere sapere che ci sei! Conosco di nome il tuo blog e questa sarà un’occasione per leggerlo più approfonditamente.

      Chissà che esperienza vivere in Africa… viverci è tutta un’altra cosa rispetto a visitarla per un paio di settimane. Auguri per tutto!

      Sono contenta che tu scriva che ho già colto alcune cose di questo continente, ho riscontrato quello che scrivi te confrontandolo con altri continenti.

      Quanto al tuo augurio per le Cascate Vittoria e Botswana non posso che sperare che si avveri!
      Grazie ancora Cris!

  • Bellissimo post, Serena… profondo e reale, introspettivo ma universale. Da stampare e appendere nella bacheca di fianco al computer! Dani 🙂

    • A
      Mercoledì

      Mi sento come gli autori citati negli aforismi! Grazie Dani!
      Sono proprio felice che ti sia piaciuto!

  • Che belle cose che hai scritto!
    L’Islanda secondo me è bellissima, è uno dei viaggi più belli che io abbia fatto. Però è vero, bisogna avere un buon rapporto con la solitudine.
    Io ci sono stata poco tempo dopo esser stata in India ed è stato uno choc tutto quello spazio, così poca gente…

    E poi verissimo “A volte i posti sono sconosciuti per un motivo ben preciso: fanno cacare.” C’è una nota guida francese di cui non dir il nome, specializzata nel mandarti in “piccoli paesini sconosciuti ai turisti”, che un paio di volte, mi ha fatto perdere un sacco di tempo per arrivare in paesini completamenti ignorati dai turisti proprio per quel motivo.

    Ma quindi… Swaziland…non è proprio il caso di dedicarci del tempo?

    Ciao
    Vale

    • A
      Mercoledì

      Ciao Vale,
      grazie per il tuo commento così gratificante!

      Solo a leggere l’accostamento Islanda-India ho pensato che non sono la sola a fare “world-zapping”! 😀 C’è chi ha i filoni e chi vuole vedere tutto qua e là!

      Certo ora mi hai messo la curiosità di sapere di questa guida francese! Posso immaginare la desolazione: a me perfino alcuni paesini più blasonati della Francia hanno lasciato un “meh” a metà bocca.

      Swaziland… ni, sicuramente qualcosa in più di quello che abbiamo visto noi, soprattutto parchi. Solo che appena usciti dal Kruger park non avevamo voglia di altri parchi e ci siamo forse persi il meglio.

      Grazie ancora Vale!

      • La guida turistica è francese, e molto diffusa tra i viaggiatori francesi, esiste anche in italiano, ma non è così diffusa. Ci sono volumi per tutto il mondo, non solo per la Francia. Una volta, 10 anni fa, ho seguito le sue indicazioni in Messico, andando a finire in un paesino “con una dorata spiaggia caraibica, ancora ignorata dai turisti”. Verissimo che c’era la spiaggia, ancora più vero che era ignorata dai turisti. Forse perchè era completamente coperta da alghe in putrefazione. Una puzza…uno schifo…e il paese era desolatissimo. Siamo saliti sul primo bus e ce ne siamo andati. Un paio di scherzi simili me li ha fatti in Grecia e a Barcellona. La leggo sempre, quando esiste, per curiosità, ma adesso mi guardo bene dal prendere le sue indicazioni sul serio.

        • A
          Mercoledì

          Ti confesso che quando hai parlato di guida pensavo a una guida in carne e ossa! Sono fulminata… ma adesso ho capito e, indovina un po’?! È la solita maledettissima guida che avevo in Sudafrica: pessima. Al prossimo viaggio tornerò ai vecchi santi. 😉

          • Sono anch’io che non mi sono spiegata tanto bene.
            Quindi mi confermi che è pessima (la prima volta pensavo di aver avuto sfortuna io, poi ci sono ricascata!).
            Ogni volta che organizzo un viaggio mi piace documentarmi il più possibile, leggere libri e guide. Ma questa di sicuro non mi becca più!
            In genere preferisco la Rough Guide (anche se, per alcuni paesi è fatta molto bene, per alcuni è mediocre), oppure la LP (che secondo me è un filo meno completa della Rough, ma esiste per quasi tutte le destinazioni).

  • Lo sapevo che avresti “tirato” fuori un post pazzesco dal viaggio ed eccolo qui!
    Hai letto Ebano? Perché lì c’è la descrizione perfetta del tempo africano che è così lontano dal nostro tempo occidentale ed è proprio quello di cui parli tu.
    Per me l’Africa è il più spiazzante dei continenti ed è quello da cui ho imparato di più.
    Ma le vere lezioni in Africa, secondo me, si imparano dalla gente, è quello che fa veramente la differenza e il tuo incontro con Lea ne è l’esempio 🙂
    Ed infine quanto è bello tornare a casa per i viaggiatori seriali?
    elisa

    • A
      Mercoledì

      Eli, mi leggi nel pensiero! Ho formato nella mia mente questo concetto del tempo proprio a partire dal libro che hai citato! Grandissima!

      Per quanto riguarda le lezioni e le persone incontrate sono sempre la chiave di lettura più ricca del viaggio, e credo che qui, tranne Lea, mi sia mancato proprio il contatto diretto con le persone. Tutte gentili e ospitali eh, solo che non c’è mai stata occasione di approfondire. Sarà per la prossima volta!

      W le partenze… e i ritorni nel proprio letto/divano/zona di comfort!
      Un abbraccio!

  • forse è il tuo post che mi è piaciuto di più,
    mi sorprendi sempre,
    brava Sere,
    spero di rivedere presto te e il motociclista affamato per parlare dei vostri viaggi!

    • A
      Mercoledì

      Ciao Ale,
      grazie per questo grande complimento, è uno stimolo a fare sempre e sempre meglio!
      Anche io spero di beccarvi presto in giro, del resto non stiamo lontanissimi ma è più facile che ci si trovi a più km da casa! 🙂

      Un abbraccio!

  • Innanzitutto grazie e poi complimenti.
    Grazie per la condivisione e complimenti per la narrazione.
    Importante e profonda la riflessione sul tempo, davvero preziosa.
    Stupenda in modo indicibile la foto degli elefanti.
    Preziosi gli incontri e i sorrisi, gli attimi di cui ci parli.
    E poi il sacrificio (lo condivido) per raggiungere qualcosa che senti di volere, rinunciando a volte a un po’ di quotidiani vizi.
    Viaggiare (e leggere) come dici tu, sono modi stupendi di imparare. E’ vero anche che scrivere e condividere come fai tu, per chi ti legge, diventa davvero un bel modo di viaggiare, leggere e imparare.

    • A
      Mercoledì

      Sapere che dall’altra parte dello schermo ci sono lettori attenti a ogni dettaglio come te Michela danno un senso a tutto questo scrivere e condividere! Grazie per esserti soffermata anche sulle piccole cose che spesso sono di grande importanza!

  • Grazie per questo post così sincero, odio i testi “tutto figo, tutto perfetto” preferisco chi sa riconoscere le proprie debolezze. Ho sempre pensato che l’alloggio facesse la differenza ovunque. Foto stupende ma quella dell’elefantino ohhhh tenerezza infinita.

    • A
      Mercoledì

      Ciao Sandra,

      grazie per aver apprezzato la sincerità di questo post. Ho come l’impressione che in molti abbiano paura a riconoscere i propri errori, ma io lo trovo più onesto nei confronti dei lettori. Magari i miei errori aiutano qualcuno a non commetterli!

      Grazie anche per la foto, ho iniziato a sistemarle e qualcosa di buono sembra esserci! 😉

  • Grande Sere!
    A me aiuta un sacco fare un piccolo riassunto per punti quando torno da un viaggio, così… finché tutto decanta e aspettando che le parole arrivino da sole.
    Non sono mai stata in SudAfrica ma mi ritrovo molto in quel che scrivi se ripenso ai miei giorni tra Senegal, Mali e Mauritania.
    E poi… ogni viaggio ha bisogno di un ritorno, altrimenti non sarebbe tale! 🙂

    • A
      Mercoledì

      Grazie Giovy!
      E io che pensavo che la realtà nell’Africa nera fosse completamente differente dal Sudafrica… però se te l’ha fatto ricordare qualcosa di simile ci sarà.

      Questo della lista è un buon metodo per dare ordine ai pensieri, arriveranno anche altri post, ma con calma! 😉

      W i ritorni! Ti abbraccio!

  • Ogni volta penso di aver letto il tuo post migliore e poi mi ricredo sempre.

    Ho sorriso malinconicamente su alcuni punti, mi sono fermata a pensare su altri. E’ incredibile come ogni posticino nel mondo ci ricordi cose, in fondo, così banali eppure così esistenziali. E’ meraviglioso incontrare qualcuno che ci faccia sentire “a casa”, che è un concetto ben distante dal semplice “stare comodi”.

    In realtà il punto 9 è quello che mi ha fatto emozionare. Ho scritto sul mio diario -e qualche cosa qui e lì sul sito- esattamente la stessa cosa. Il mondo è grande solo nella nostra testa.

    Ti abbraccio forte.

    ps. Sto leggendo il libro di Pasolini sull’India e sì, ogni volta che lo apro, ti penso. 🙂

    • A
      Mercoledì

      Questo è un complimento immenso Lucia! La pagina bianca continua a spaventarmi proprio perché ho paura di fossilizzarmi o di ripetermi senza progredire, invece te mi fai capire che forse qualche seme posso ancora gettarlo! 😉

      Sono felice di trovarti vicina a molti concetti che ho espresso, in realtà per ogni punto poteva venire un post a parte ma mi piaceva condensare tutte le “lezioni” in un solo contenitore.

      Grazie ancora,
      ti abbraccio stretta,
      Sere

      P.s. Quello di Pasolini è IL libro sull’India, uno dei miei preferiti!

  • Letto tutto d’un fiato, questo post! Mi piace il tuo modo di raccontare perché condividi gli effetti che un’esperienza, in questo caso un viaggio, ha prodotto in te. Neanch’io amo gli spazi all’aperto e isolati ma solo per viverci; come meta di un viaggio invece mi piacciono molto. Mi piace quello che hai scritto sull’ospitalità.. È il mio ‘goal’ (lavoro in albergo) e ne ho la riprova quando anch’io soggiorno in albergo. Le mete alternative? ahahah Penso che non tutti gli ‘stereotipi’ siamo negativi; mi spiego. Il Colosseo, la Torre di Pisa, Piazza del Campo etc credo che riescano benissimo ancora oggi con il solo loro esserci la loro bellezza, il loro spessore storico. Per cui io almeno metto sempre in lista i ‘luoghi comuni’ e mi lascio del tempo per altro. Certo, in Africa immagino che occorra pianificare un po’ di più in anticipo :-)mHo,acquistato il tuo libro. Attendo il momento giusto per leggerlo.

    • Dopo ”con il solo loro esserci’ va aggiunto ‘a testimoniare’…
      Credo che si capisca lo stesso ma meglio correggere 😉

      • A
        Mercoledì

        Ciao Amina,
        grazie per il tuo commento molto ricco, aggiunge un senso a quello che ho scritto.

        Mi piace scrivere questi post faticosi in cui mi metto a nudo perché è l’unico modo per avere un riscontro sincero anche da parte di chi legge e dal tuo commento con le tue esperienze capisco che ha funzionato!

        Grazie per i tuoi complimenti, mi fa davvero piacere sapere che le mie parole siano arrivate in buone mani!

        P.s. grazie per il libro! Fammi sapere quando hai letto se ti va!

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