Ho come la sensazione che con questo post chiuderò il cerchio del viaggio a Cuba ma non si esaurirà di certo la voglia di ripensare a una terra che, a oggi, rappresenta il mio posto nel mondo o almeno il dolce ricordo di un momento perfetto cristallizzato nella memoria.
Siamo arrivati a Remedios da Santa Clara facendo un po’ di domande in giro per trovare la casa particular che ci avrebbe accolto per i due giorni successivi. Nonostante sia uno dei più antichi insediamenti di Cuba, nessuno sceglie Remedios per la cittadina in sé, ma di solito è una base perfetta per visitare le Cayerias del Norte senza dover stare per forza nei resort di lusso.
Anche noi, devo ammetterlo, siamo giunti a Remedios per lasciarci due giorni di relax e capire se la fama di Cayo Santa Maria e del suo mare caraibico fosse meritata. Peccato però che ce ne siamo andati col dubbio, perché nei due giorni di gennaio in cui abbiamo fatto tappa qui il tempo non è stato clemente e il mare, invece delle mille sfumature di blu, aveva un che di minaccioso, di plumbeo.
Poco male, vi dico col senno di poi: Remedios non è memorabile, ma l’aria che vi si respira è la più autentica di tutto il giro che abbiamo fatto a Cuba e viverla per due giorni ci ha dato la possibilità di assaporarne lo spirito sonnacchioso e genuino. La nostra camera non era speciale, ma lo è stata sicuramente l’accoglienza: Anita è stata presa subito come una nipote da coccolare e noi siamo stati indirizzati nel paladar più vicino per consumare il nostro primo pranzo in pesos cubani.
Abbiamo mangiato riso, fagioli e aragosta per una cifra ridicola e abbiamo spartito la mesa con operai in pausa pranzo e mosche, oltre che all’immancabile musica inascoltabile che narra le gesta di amori non corrisposti. Ci è piaciuta così tanto l’atmosfera che ogni pasto successivo l’abbiamo consumato lì, tradito solo una volta per un’altra bettola di cui ci siamo amaramente pentiti. Al secondo giorno ormai eravamo di casa e facevamo la fila per sederci su uno dei quattro tavoli a disposizione insieme a famiglie armate di pentolone in cui si facevano riporre la cena da consumare a casa.
Oltre al paladar coi prezzi in pesos, di Remedios ho apprezzato le strade sgombre e l’aria del giorno dopo il dì di festa: quando siamo arrivati, infatti, si erano appena concluse Las Parrandas di dicembre, le feste popolari che animano questo posto altrimenti sonnacchioso nel resto dell’anno. La scena del nostro arrivo nella piazza principale Martì è stata abbastanza surreale: ad accoglierci dei carri tipo carnevale di Viareggio parcheggiati nel mezzo alla strada e una delle due chiese della piazza (Remedios è l’unica cittadina cubana con due edifici religiosi sulla stessa piazza) con la facciata totalmente imbrattata dai fuochi d’artificio esplosi male.
Il fatto che Remedios sia un luogo così rilassato ha fatto sì che anche noi assumessimo lo stesso atteggiamento: un giro in centro, quattro passi per le vie laterali a contenderci la via coi cani sciolti e con qualche ragazzino in bici, una fermata su una panchina per una bibita e la lenta osservazione della vita normale, che poi è una delle attività che preferisco in viaggio.
A Remedios è dove si apprezzano le piccole cose: un gelato su un gradino, quattro chiacchiere con uno sconosciuto, una vecchia sedia a dondolo, un seggiolino per bambini fatto di legno, i negozi che aprono quando ne hanno voglia, sempre che aprano.
Per non farci prendere dall’apatia che tanto ben descrive Marquez nei suoi libri – pur sempre di Caraibi si tratta – abbiamo deciso di fare un giro a Cayo Santa Maria nonostante il tempo non fosse dei migliori. Abbiamo condiviso un taxi con una coppia di ragazzi argentini e con 50CUC totali abbiamo percorso quella strada che sembra sospesa sul mare. Dopo parecchi chilometri ecco che si intravedono i primi resort, al mio occhio dei mostri da evitare come la peste, ma non stento a credere che chi li sceglie se la gode al massimo tra cocktail e biancheria immacolata.
Il giro è stato un po’ una delusione: come si può impiegare il tempo ai Caraibi quando piove? Noi ci siamo seduti a un bar a osservare le onde: il mare sembrava proprio incavolato quel giorno e non c’è stata che una breve tregua per una passeggiata sulla spiaggia. Ci ha detto il tassista che anche l’accesso alle spiagge che non appartengono ai resort hanno un biglietto d’ingresso: mi rifiuto di pensare che qualcuno viene fino a Cuba per rinchiudersi in questi spazi ormai sopraffatti dal turismo. Preferisco il ricordo che ho di Remedios: la celebrazione della lentezza, un gatto acciambellato che fa le fusa, una promessa di ritornare, chissà, un giorno.
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